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Tra i sepolcri di Santo Stefano al mare il “crocifisso della tempesta” dono di Papa Adriano VI

18 aprile 2022 | 07:20
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Tra i sepolcri di Santo Stefano al mare il “crocifisso della tempesta” dono di Papa Adriano VI
Tra i sepolcri di Santo Stefano al mare il “crocifisso della tempesta” dono di Papa Adriano VI
Tra i sepolcri di Santo Stefano al mare il “crocifisso della tempesta” dono di Papa Adriano VI

La sua storia anche tra le pagine di Pasolini

Santo Stefano al Mare. La tradizione dei Sepolcri ha accompagnato la settimana Santa e oggi, lunedì dell’Angelo, è un’ulteriore occasione di conoscere le tradizioni e la storia locale. Gli infioratori di Santo Stefano al Mare e la Pro Loco hanno creato composizioni per i sepolcri sia nella chiesa principale, sia nell’oratorio, ognuna ispirata ad un tema e a colori diversi. Tra queste vi è la vicenda legata ad uno dei due simboli secolari che si trovano nel paese. Esattamente sopra l’altare della chiesa è collocato il “Crocifisso della tempesta” del 1522, dono di Papa Adriano VI.

Perché l’unico Papa olandese, rimasto al soglio pontificio per poco più di un anno, precettore dell’Imperatore Carlo V è legato a Santo Stefano? Secondo la storia nel luglio del 1522 Adriano Florenz da Utrecht in viaggio per mare verso Roma naufragò con la sua nave e trovò riparo proprio nel piccolo borgo. Il Papa avrebbe donato ai sanstevesi in segno di riconoscenza il grande crocifisso ligneo.

Un Papa dalla storia particolare Adriano VI, su cui in tanti, nonostante la brevità del suo pontificato, hanno scritto e che la comunità di Santo Stefano va fiera di aver ospitato: il parroco, Monsignor Umberto Toffani, sta ricostruendo una memoria storica dell’evento raccogliendo libri e testimonianze, che arrivano direttamente da Roma, con scritti antichi e storici tra cui anche quello di Guido Pasolini.

Papa Adriano fu l’unico pontefice non italiano prima di Giovanni Palo II ma non ebbe certo la stessa popolarità, tanto che alla morte venne “estumulato” e riposa oggi nella cappella della Camera dei deputati a Roma. Le sue origini fiamminghe lo portarono ad essere definito “barbaro” e ad essere accostato a Martin Lutero, ma con gli anni gli storici lo riabilitarono sia per la riforma disciplinare della chiesa sia proprio per la lotta contro l’eresia luterana. Nello stemma di Santo Stefano compare ancora oggi un veliero, in ricordo del naufragio che portò il pontefice nel riparo sicuro del piccolo paese.