Sanremo, l’appello di Modesti: «Il mio libro sia di stimolo alla nascita di uno spazio autogestito»

21 aprile 2022 | 09:29
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Sanremo, l’appello di Modesti: «Il mio libro sia di stimolo alla nascita di uno spazio autogestito»

Sabato scorso presentazione bis al Brigantino di “Prima partita insonnia”

Sanremo. Continua a rimanere alta l’attenzione del pubblico sulla prima fatica letteraria dello scrittore sanremese Silvio Modesti, debuttante nel panorama della letteratura locale con il libro intitolato “Prima partita insonnia”. Sabato scorso, sempre presso il bar del Brigantino di via Nino Bixio, Modesti ha regalato il bis, presentando, per la seconda volta nell’arco di pochi giorni, il suo del breve scritto che racconta ansie e speranze personali ma comuni a tanti giovani d’oggi.

«Credo che a Sanremo sia sempre mancato uno stimolo controculturale, e l’assenza di uno spazio autogestito non ha aiutato soprattutto i più giovani a creare un senso di aggregazione, un confronto, un senso di appartenenza, qualcosa che li coinvolgesse in una creatività essenziale per formarsi. L’importanza di uno spazio sociale è fondamentale, per poter organizzare concerti, dibattiti comuni, politici, ambientali, collettivi, per ogni persona che vuole cercare di creare qualcosa di positivo e aggregativo in una comunità di persone», – il commento dell’autore al termine della presentazione.

«Perciò credo che questo libro richiami un po’ tutti questi effetti, evocando a gran voce gli stimoli della controcultura, che questi ragazzi hanno trovato con qualche collega in cantiere nella working class, con la fratellanza nel mondo ultras, nei concerti e nella filosofia punk, in quella skinhead, nella letteratura spesso bistrattata proletaria, pura e sincera, senza la presunzione di insegnare niente a nessuno, ma facendo provare solo delle semplici emozioni, come una poesia, come ascoltare una canzone punk, o di un grande cantautore, o di un poeta come Fabrizio De André, questo è quello che tenta di fare Prima partita insonnia, un sorriso sincero in mezzo a tanta ceca ipocrisia», – conclude Modesti.