Migranti a Ventimiglia, centro di transito: spunta di nuovo l’ipotesi Parco Roja
In un anno netto calo dei respingimenti, ma la Francia continua a sospendere Schengen
Imperia. «Sono d’accordo sul fatto che è necessario un luogo. Abbiamo cercato nei mesi scorsi, come sapete, di non avere un unico centro, cercando una soluzione che risiedeva nel fatto che i singoli comuni stabilivano delle aree. Ad oggi, devo dire che questa iniziativa procede con lentezza. L’ipotesi di un centro è reale, bisogna ragionarci rispetto alla necessità di garantire sicurezza ed evitare assembramento, ed evitare che si creino delle bolle in città per cui i cittadini, giustamente, sono preoccupati anche rispetto a quello che si vede esternamente. L’ipotesi di un centro è quella che secondo me va ricercata soprattutto nell’immediato e su questo posso assicurarvi che già abbiamo delle idee e su queste idee stiamo lavorando per arrivare molto presto all’individuazione di un luogo dove in sicurezza, coniugando insieme le regole umanitarie e quelle di ordine pubblico, ci arriveremo». Lo ha detto il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè, giunto a Imperia per la presentazione del progetto di riqualificazione delle ex Caserme Crespi.
A microfoni spenti, l’onorevole ha dichiarato che l’ipotesi più probabile per la creazione di un centro è quella di riaprire il Parco Roja, dove nel 2016 venne creato dalla Prefettura un centro di accoglienza, poi chiuso nel luglio del 2020. L’idea è quella di creare una struttura che possa ospitare un massimo di 90 migranti, ciascuno per il tempo necessario a capire se si tratta di stranieri da espellere dall’Italia o persone a cui garantire accoglienza nel nostro Paese (o altrove).
Riguardo alla morte dei due migranti sull’A1o, Mulè ha dichiarato: «La notizia dell’investimento e della morte (dei migranti in autostrada a Bordighera, ndr) successa sabato in provincia di Imperia è ovviamente qualcosa che colpisce tutti, di fronte alla quale non c’è soltanto dell’umana pietà, ma c’è davvero una comprensione rispetto a quello che è accaduto».
Per quanto concerne la sicurezza legata alla presenza di migranti a Ventimiglia, il sottosegretario ha aggiunto: «E’ stato un pallino ed è un pallino da quando ho una responsabilità istituzionale: questa legislatura è cominciata con l’invio di 35 carabinieri in più al nostro comando provinciale ed è proseguita con l’emergenza immigrati. Stamani ancora una volta con il prefetto e con tutti i comandanti di carabinieri, esercito, finanza, e con il questore, ovviamente, ci siamo ritrovati per confrontarci sui prossimi passi. Innanzitutto l’aliquota di Imperia dei militari è una delle poche, forse l’unica, che non ha subito alcun decremento rispetto al contingente di Strade Sicure: abbiamo confermato tutti i militari, addirittura l’abbiamo rinforzato nel tempo. Adesso ragioniamo, di qui a un immediato futuro, di ulteriormente incrementare la presenza dei militari per presidiare meglio e bene il valico di frontiera di ponte San Ludovico, ponte San Luigi e la stazione di Ventimiglia».
Mulè ha sottolineato «con grande soddisfazione che il numero di respingimenti, in un percorso virtuoso che si è avviato, anno su anno, è in assoluta contrazione, addirittura del 50 per cento. Sono circa 2280 in meno rispetto allo scorso anno. Questo ci fa dire che l’azione di prevenzione è assolutamente eccellente soprattutto in come si parlano ed agiscono i vari corpi dello Stato». E’ necessario, però, non diminuire l’attenzione sul fenomeno migratorio: «C’è un problema, che sappiamo, e che riguarda la progressione nel tempo dell’immigrazione – ha spiegato Mulè – Sappiamo che con l’avvicinarsi della bella stagione non dobbiamo farci trovare impreparati. Su questo c’è certamente un’ottima interlocuzione tra la prefettura, il sindaco di Ventimiglia e le istituzioni per fare in modo di arrivare non impreparati per affrontare quella che non deve essere un’emergenza, ma deve essere una gestione ordinata del flusso migratorio».
Ma il problema principale di Ventimiglia, di fatto, è la continua deroga, da parte dei francesi, al trattato di Schengen: deroga che trasforma la città di confine in un imbuto, costringendo i migranti a tentare di attraversare la frontiera illegalmente, anche rischiando la propria vita. «Sulla Francia siamo già intervenuti, anche con decisione – ha detto il sottosegretario alla Difesa -. Dopo di ché, capisco che quando si guarda dall’altro lato si vedono soltanto muri o si vede un atteggiamento che non è quello che ci si aspetterebbe. Continueremo caparbiamente a lavorare in modo tale da far ragionare di più e meglio gli amici francesi, nel dover prendere atto che questa emergenza si affronta insieme, non si affronta soltanto da una parte con il pugno duro, ma si affronta soltanto con una virtuosa collaborazione che tutti ricerchiamo e che deve essere raggiunta».