Sanremo

Il Casinò torna terreno di scontro, guerra e pandemia dimezzano gli incassi. Biancheri: «Fiducia nel Cda»

Appalto ristorazione, presidente Battistotti in consiglio comunale: «A giorni la firma del contratto»

Sanremo. Discussione accesa questa sera a Palazzo Bellevue dove si è tenuto il consiglio comunale monotematico sulla situazione finanziaria del Casinò Municipale, richiesto dalle minoranze di centrodestra Forza Italia, Lega, FdI e Liguria Popolare. A relazionare in avvio di seduta è stato il presidente del consiglio di amministrazione della casa da gioco, l’avvocato Adriano Battistotti.

Prima l’emergenza pandemica (chiusura forzata per quasi due anni, ristori molto parziali), poi l’emergenza Ucraina (spariti i russi facoltosi) e infine la crisi energetica, hanno creato una sorta di tempesta perfetta sui conti dell’azienda partecipata più importante della Provincia. Stando ai numeri forniti dal presidente Battistotti, il Casinò Municipale incassava nel 2019, pre pandemia, 44 milioni di euro, dimezzati a 23 nel 2020 e scesi a 22 nel 2021. Una contrazione del fatturato vicina al 50%, in risalita per il 2022 a 32 milioni. Non hanno fatto meglio gli altri Casinò Municipali italiani: Venezia, 96 milioni nel 2019, 44 milioni nel 2020, con una ripresa a 57 milioni nel 2021, grazie alla riapertura del casinò americano di Ca’ Nogherà. Saint Vincent incassava 60 milioni nel 2019, 29 milioni nel 2020 e 30 nel 2021.

«Ci siamo insediati ad agosto del 2019 in un periodo favorevole, gli incassi erano a quota 44 milioni, gli utili al netto del pagamento delle imposte erano di 2,1 milioni, 7,5 quelli ridistribuiti al Comune, – ha esordito Battistotti -. Con i sindacati avevamo programmato una riorganizzazione generale del personale, ricorrendo all’incentivazione all’esodo, propedeutico ad un nuovo piano assunzionale. L’8 di marzo la prima battuta d’arresto che ci ha costretti a rivedere i piani per far fronte alla prima ondata dell’emergenza Covid. Poco dopo è arrivata la chiusura forzata dalla pandemia, a cui sono seguiti gli investimenti sulla sicurezza, l’installazione dei termoscanner e dei plexiglass ai tavoli. Contestualmente è entrato in vigore il decreto Dignità che ci ha proibito di sponsorizzare il gioco sul territorio nazionale. La promozione è stata ridirezionata alla vicina Francia con buoni ritorni. Il 26 ottobre secondo stop delle attività, prolungato per diversi mesi. Abbiamo allora deciso di puntare sull’online, incrementando gli incassi relativi alla roulette digitale. Durante il periodo di chiusura sono stati accelerati gli investimenti. Conclusi i lavori sull’antincendio per un importo di 5 milioni di euro. Altri due sono stati spesi per riqualificare i parcheggi e la sala fumatori.

Arrivando al personale, la riorganizzare contestata dai sindacati è stata dettata dal rispetto dei diritti dei lavoratori. Con meno personale a disposizione per via degli esodi avviati, per garantire la presenza sufficiente di dipendenti nel fine settimana si è prima pensato di rivedere l’orario di apertura pomeridiana, salvo poi ritornare sui nostri passi, puntando sulla “francesizzazione” delle fair roulette (a differenza della francese si tiene aperta con meno croupier), strategia che nel Casinò di Saint Vincent sta dando ottimi frutti».

Bar e ristoranti. Ha continuato Battistotti: «Già quando le cose andavano bene non c’era tutto questo afflusso di clienti nei ristoranti del Casinò. Come azienda ci eravamo impegnati con il gestore Elior per un minimo garantito di 1,5 milioni di euro di fatturato annuo. Al termine della pandemia i contatti con Elior hanno fatto emergere la volontà del gruppo di lasciare. Così siamo arrivati alla revisione dell’appalto, andando a cercare di ottimizzare il servizio anche dei bar. Un cambiamento che può essere ritenuto epocale ma allo stesso necessario per tenere in piedi i conti. La gara bandita ha previsto la gestione dei tre bar interni e del bistrot, esclusi i ristoranti, per i quali ci siamo riservati di attivare un servizio catering al bisogno».

Clausola sociale. «La clausola sociale di salvaguardia dei lavoratori dei servizi bar e ristorante, che imponesse al nuovo gestore di assumere in blocco tutti i lavoratori del comparto, non è stata rinnovata. Una decisione meditata e imprescindibile per la sostenibilità finanziaria della casa da gioco. Alla luce dell’attuale fatturato di bar e ristoranti, la clausola sociale imposta avrebbe molto probabilmente allontanato possibili offerenti. Su quattro ditte che si sono presentate, solo due offerte sono state protocollate. Una di queste è stata ritenuta valida e daremo corso nei prossimi giorni alla formalizzazione del contratto di affidamento».

Gli interventi delle opposizioni.

Daniele Ventimiglia (Lega): «Questa pratica del Casinò è più importante di quella di Casa Serena che si è conclusa con il licenziamento di circa trenta operatori delle cooperative sociali. Quasi certamente un terzo del personale dei settori bar e ristorazione rischia il posto di lavoro. Ho sempre detto che la responsabilità di quello che succede in città è del sindaco Alberto Biancheri. I lavoratori del Casinò che perderanno il posto lo perderanno per sua responsabilità. Perché non inserire lo stesso la clausola sociale di salvaguardia? Non sono stati garantiti i lavoratori di Casa Serena, che si salvaguardino almeno quelli del Casinò. Altrimenti il primo cittadino rischia di venire ricordato come un tagliatore di teste».

Luca Lombardi (FdI): «Questa sera ci aspettavamo dal Cda un piano industriale in cui venissero indicate le strategie volte a recuperare quote di mercato. I dati in nostro possesso ci dimostrano che i Casinò di Saint Vincent e Venezia sono in ripresa, Sanremo viaggia verso il profondo rosso. Eliminare la roulette francese dal lunedì al giovedì avrebbe dovuto portare nuova clientela. Il dato incontrovertibile della fair roulette segna nel primo trimestre una perdita rispetto al 2019 di 85 mila euro. La clientela che doveva direzionarsi dalla francese alla fair “francesizzata” non si è vista. Di conseguenza tutti i giochi calano. Comprese le slot machine che hanno sempre sorretto gli incassi: anch’esse in perdita».

Simone Baggioli (Forza Italia): «La situazione è drammatica: al netto della pandemia e delle guerre c’è un perdita di 3 milioni di euro rispetto al 2019. Guardando i dati dell’apertura dei tavoli sembra che ci sia una volontà di non far venire i clienti importanti. La quota di mercato dell’online in Italia intercettata dal Casinò di Sanremo è risibile. Basti pensare che non esiste un’App per giocare da smartphone, strumenti essenziali al giorno d’oggi».

Andrea Artioli (Liguria Popolare): «Innanzitutto un ringraziamento ai lavoratori che pagano sulla propria pelle la crisi del Casinò. Il primo responsabile di questa situazione è proprio il consiglio comunale che troppe volte ha dato la casa da gioco come una risorsa scontata. Poi viene lo Stato, che da una parte esige le imposte e dall’altra non ti permette di lavorare, – spiega il consigliere riferendosi al periodo dei lockdown -. Investimenti e sinergia con la città e le sue manifestazione. Questi elementi sono mancati. E’ facile leggere i numeri di Sanremo non all’altezza di altri casinò italiani e di una situazione di difficoltà che si riflette sulla ristorazione. La richiesta che avanzo all’amministrazione è di investire su manager di esperienza».

La replica del sindaco Biancheri. «Io non ho mai assicurato che gli impiegati delle cooperative di Casa Serena sarebbero stati riassunti, mentre rassicurazioni sono state date al personale comunale in distacco. Un impegno che manterremo. Mi assumo le responsabilità di scelte forti come quelle di Casa Serena, prese per salvaguardare il bilancio del Comune, afflitto da tantissime difficoltà. Alla stessa maniera di Casa Serena, anche il Casinò si trova in estrema emergenza per i suoi conti. Il costo del personale è di 18 milioni di euro per 135 persone. Direi che se non vengono prese delle misure si rischia di ingrandire il problema sostenibilità economica. Nel 2002 il Casinò di Sanremo introitava 89 milioni di euro. Nel 2022 arriveremo intorno ai 32 milioni, con una perdita di bilancio allarmante. In questo momento dobbiamo mettere in sicurezza la nostra azienda. Nel 2002 i dipendenti della ristorazione erano 50, tutti assorbiti nei vari reparti. Il servizio era stato affidato al privato che aveva portato a sua volta altri 40 dipendenti. Questo avveniva con 89 milioni di euro di gettito. Come possiamo pensare di mantenere quel regime con incassi più che dimezzati da allora. Non vuol dire che siamo contenti di questa scelta. Ma andava fatta. In questo momento così delicato non intendo cambiare consiglio di amministrazione. L’attuale Cda rimarrà in carica ancora un anno».

La consigliera dissidente. Dalla maggioranza, a lanciare un appello rivolto alla salvaguardia dei lavoratori della ristorazione del Casinò è stata la consigliera di Sanremo al Centro Ethel Moreno. Da parte sua, che già si era astenuta, insieme al consigliere Mastelli, sull’ordine del giorno presentato nello scorso consiglio comunale da Fratelli d’Italia, rivolto alla tutela del personale, si è levato l’invito a: «Mantenere la piena occupazione, recuperando il rapporto con i sindacati. I motivi della crisi devono essere ricercati nella mancata contrazione delle spese e nelle strategie di rilancio». L’appello di Moreno ha trovato una prima sponda nel successivo intervento del consigliere Umberto Bellini.

(Sotto la mobilitazione dei dipendenti del Casinò e l’intervista alla sindacalista Fisascat-Cisl Marilena Semeria)

 

Protesta casinò

 

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