Da medico e poeta a sindaco di Sanremo, lo storico Gandolfo ricostruisce la vita di Domenico Cotta

In soli sei mesi riuscì, con la sua amministrazione, ad effettuare importanti interventi
Sanremo. Medico, poeta, e per sei mesi, dal novembre 1920 all’aprile del 1921, anche sindaco di Sanremo: a ricostruire la vita di Domenico Cotta, di Carpasio, è lo storico matuziano Andrea Gandolfo che torna con il consueto appuntamento di storia locale nello spazio a lui riservato settimanalmente da Riviera24.it.
Nato a Carpasio, in Valle Argentina, il 23 febbraio 1866 da Angelo e da Eugenia Giauni, originaria di Triora, Domenico Cotta, dopo aver compiuto gli studi medi e superiori a Oneglia, si laureò in Medicina a Genova il 27 luglio 1892. Nel 1895 divenne medico condotto a Baiardo, dove rimase fino al 1906, per trasferirsi quindi a Sanremo per svolgervi la professione medica nel quartiere della Pigna, facendosi benvolere dalla popolazione. Le sue qualità e il suo senso civico lo portarono a candidarsi alle elezioni amministrative del 1915 nelle liste del Partito Socialista, consentendogli di entrare in Consiglio comunale. Nelle successive consultazioni municipali del 24 ottobre 1920, la lista del PSI ottenne la maggioranza relativa ed egli stesso risultò il candidato più votato, tanto che, nella prima seduta del Consiglio comunale del 5 novembre, fu eletto alla carica di sindaco.
Durante il suo mandato furono assunte numerose iniziative riguardanti soprattutto il settore turistico, allo scopo di rilanciare Sanremo come centro climatico internazionale in grado di accogliere una vasta e selezionata clientela. In questo contesto assunse un particolare rilievo l’attività svolta dal Casinò, per cui la Giunta Cotta chiese al governo di emanare un provvedimento che regolasse i giochi d’azzardo al suo interno, anticipando al Comune l’autorizzazione di poter aprire alcune sale da gioco nel Casinò, almeno per la successiva stagione invernale.
Un’altra importante misura adottata dalla Giunta Cotta nel comparto turistico fu l’introduzione del nuovo regolamento per l’applicazione della tassa di soggiorno, che fu approvato il 2 gennaio 1921. La Giunta Cotta affrontò anche la questione del trasferimento della linea ferroviaria a monte per poter dare spazio allo sviluppo urbanistico della città. Per studiare il problema, l’amministrazione comunale nominò un’apposita commissione tecnica e legale, che predispose poi un progetto, ratificato dal Consiglio comunale il 13 gennaio 1921. La sua giunta si occupò anche della localizzazione dell’area più adatta per la sistemazione del nuovo cimitero urbano, che fu oggetto di un referendum il 20 marzo 1921 tra la zona Tinasso e la Valle Armea.
Tra gli altri provvedimenti adottati dalla Giunta Cotta si possono inoltre menzionare la realizzazione dell’illuminazione elettrica di corso Mazzini fino ai Tre Ponti; la liquidazione dell’indennità caroviveri per i dipendenti comunali; la concessione di speciali contributi a favore delle casse scolastichedestinati agli alunni più poveri delle scuole tecniche; l’invio di un’istanza al ministero dei Lavori Pubblici per l’attivazione di un regolare servizio automobilistico da Sanremo a Ceriana e la ricostruzione del lavatoio di via Morardo. L’esperienza di Cotta alla guida dell’amministrazione comunale si interruppe però nella primavera del 1921 per un fatto esterno alla politica matuziana. In seguito, infatti, al congresso socialista di Livorno e alla nascita del Partito Comunista d’Italia, la maggioranza dei consiglieri socialisti della sua giunta passarono alla nuova formazione politica, e il loro rappresentante Enrico Fornari gli chiese di dimettersi nella seduta del consiglio del 21 aprile 1921, sostituendolo quindi egli stesso nella carica di sindaco.
Dopo essere stato rieletto consigliere comunale nelle elezioni amministrative del giugno 1922, rimase in consiglio fino al 1924, quando l’Amministrazione municipale fu sciolta d’autorità. Durante il regime fascista, per la sua posizione politica antifascista, venne perseguitato e rinchiuso più volte nel carcere di Santa Tecla. Dopo la guerra riprese l’attività professionale come medico del Casinò, entrò nella prima amministrazione comunale democratica eletta nel marzo 1946 e fu anche consigliere provinciale. Morì a Sanremo il 15 febbraio 1950. Di lui si ricorda infine un’intensa e appassionata attività come poeta, autore di numerosi sonetti pubblicati su riviste locali.