Arma di Taggia, presunta circonvenzione di incapace: procura chiede quattro giudizi immediati

5 aprile 2022 | 09:22
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Arma di Taggia, presunta circonvenzione di incapace: procura chiede quattro giudizi immediati

A processo Daniele Riviera, la moglie Sonia Magaton e i due figli della coppia

Arma di Taggia. Avrebbero truffato un anziano commerciante, approfittandosi delle sue difficoltà, per portargli via tutto il patrimonio. Nei confronti della famiglia Riviera, residente ad Arma di Taggia, la Procura di Imperia ha chiesto, alla conclusione delle indagini, quattro giudizi immediati. L’accusa è di circonvenzione di incapace.

Parte offesa è un commerciante settantenne di origine pugliese, ma abitante a Riva Ligure, al quale sarebbero stati sottratti 110mila euro. Quattro gli imputati: Daniele Riviera, 44 anni; la moglie di Sonia Magaton, di 43 anni, considerata la mente dell’operazione, e i due figli della coppia, Davide e Giada Riviera, abitanti ad Arma di Taggia, dove nel giugno del 2021 è scattato il blitz dei carabinieri.

L’indagine. L’attività investigativa, svolta dai militari del tenente dei carabinieri Sebastiano Meloni, ha permesso di appurare che da cinque anni la famiglia aveva indotto la vittima degli abusi a versare periodicamente somme tra i 500 e i 2.000 euro, convincendo l’ex commerciante di poter ottenere un risarcimento milionario per il mancato perfezionamento della compravendita di una partita di merce. Nei dettagli, i tre avevano convinto l’anziano di poter ottenere un risarcimento milionario per una compravendita di generi alimentari in realtà mai avvenuta. Per sottolineare il loro impegno, hanno fatto credere all’uomo di aver intentato una (inesistente) causa risarcitoria presso un tribunale francese tramite un avvocato associato a uno studio legale, realmente esistente ma estraneo ai fatti, situato in Bulgaria e di aver ottenuto un risarcimento superiore a 500mila euro che sarebbe stato versato una volta pagate le spese di istruttoria e previo sblocco di un altrettanto fantomatico server. A confermare il raggiro ci sono alcuni documenti in lingua straniera contraffatti; unitamente alle insistenti pressioni sul commerciante e alle telefonate di un soggetto arrestato che nel tempo aveva assunto il ruolo fittizio di avvocato.

La mente. Ad escogitare il piano e a portarlo a compimento, secondo gli investigatori, è stata Sonia Magaton che, anche grazie a non comuni doti di attrice riusciva a impersonificare sia il ruolo di una vittima dello stesso rivenditore di merce, anche lei decisa a ottenere un risarcimento, che quello di avvocato, facendo credere di essere riuscita a ottenere un risarcimento milionario esigibile attraverso le continue richieste di denaro per aprire il fantomatico server. Nella convinzione che ogni versamento fosse l’ultimo per poter ottenere finalmente il tanto atteso risarcimento a “sei zeri”, negli anni la vittima, in uno stato di totale soggezione e prostrazione psicologica, ha dilapidato il patrimonio familiare, giungendo anche alla vendita di beni immobili.