25 aprile 1945, la Liberazione a Sanremo raccontata dallo storico Andrea Gandolfo

24 aprile 2022 | 08:05
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25 aprile 1945, la Liberazione a Sanremo raccontata dallo storico Andrea Gandolfo

L’avvincente ricostruzione degli eventi che 77 anni fa segnarono la storia della città

Sanremo. In occasione del 77° anniversario della Liberazione, lo storico matuziano Andrea Gandolfo ha inviato alla redazione di Riviera24.it un suo scritto sulla giornata del 25 aprile 1945 a Sanremo, tratto dalla sua opera “Storia di Sanremo. Dall’entrata in guerra dell’Italia alla Liberazione 1940-1945“.

Di seguito il resoconto di una giornata “storica” per Sanremo.

Nella notte tra il 23 e il 24 aprile 1945, i movimenti delle truppe tedesche di stanza a Sanremo si erano andati progressivamente intensificando, tanto che alle sei di mattina del 24 tre autocarri germanici partirono dalla Madonna della Costa portando via il personale e l’attrezzatura contraerea composta di due pezzi da 75 e da una mitragliatrice da 20. La sera del 23 aprile era stata anche sgomberata la caserma di San Martino, occupata fino a quel momento da marinai tedeschi, mentre, nelle stesse ore, lasciava la città, in direzione di Imperia, il treno blindato tedesco che si trovava fermo lungo i binari nei pressi di Villa Helios. Alle sette sembrava che la città fosse quasi completamente sgomberata dai nazifascisti, ma in realtà rimanevano negli alberghi Mediterraneo e Bellavista duecento tedeschi e venticinque bersaglieri, oltre a un numero imprecisato di fascisti asserragliati nelle strette vie della Pigna. Al momento di lasciare la città, i tedeschi fecero saltare in alcuni punti la strada di San Romolo e quella per Coldirodi e ostruirono l’ingresso del porto, che dopo l’8 settembre 1943 era diventato una zona off limits utilizzata dai reparti tedeschi e dalla Decima Mas per ormeggiarvi una flottiglia di mezzi d’assalto. Nell’area portuale matuziana, tra l’altro, i tedeschi avevano affondato alcuni piroscafi, tra i quali uno da dodicimila tonnellate. Nella giornata del 24 aprile guastatori tedeschi fecero saltare dei grossi depositi di munizioni.

Contemporaneamente il Cln aveva diviso il territorio urbano di Sanremo in dieci settori, affidati ciascuno alla competenza operativa di una Sap cittadina durante le giornate insurrezionali. Il 1° settore era situato a levante del torrente San Martino e comprendeva via Lamarmora, al limite della quale si trovava la caserma che, dopo la partenza dei militari tedeschi, ospitava un reparto di bersaglieri, alloggiati pure nel campo polisportivo; il 2° settore era situato a ponente del torrente San Martino fino al torrente San Lazzaro, e cioè fino a rondò Garibaldi, e inglobava Villa Ormond, di fronte alla quale vi era la Casa del Balilla, sede di truppe, l’albergo Mediterraneo, sede di un comando tedesco, una stazione radio presso il torrente San Martino e via Duca degli Abruzzi, ove era ubicato il circolo rionale fascista. Il 3° settore includeva rondò Garibaldi e la zona a nord di corso Garibaldi, tranne però quest’ultima arteria che rientrava nel 4° settore. In questo settore era anche compresa l’officina del gas di via Goethe, che si doveva proteggere da eventuali atti di sabotaggio da parte dei tedeschi e dei fascisti in ritirata, oltre al palazzo delle scuole di via Volta, la caserma dei Vigili del fuoco e quella del presidio militare in via Marsaglia e infine l’ospedale civile di via Borea. Il settore successivo andava da rondò Garibaldi (escluso) a piazza Colombo (compresa) includendo la zona fino al mare (corso Trento e Trieste), che era tuttavia minata soprattutto nei pressi della linea ferroviaria e dei Bagni Morgana.

Il 5° settore comprendeva il tratto di corso Carlo Alberto (l’attuale via Nino Bixio) da piazza Sardi, che rimaneva esclusa, fino a corso Nicola Bonservizi (l’odierno corso Mombello). Tale settore includeva pure il tratto della ferrovia lungo corso Carlo Alberto, il molo di ponente con tutte le sue installazioni e opere difensive, la fortezza di Santa Tecla sulla quale erano collocate artiglierie antiaeree e che serviva da alloggiamento per le truppe tedesche, oltre al molo di levante con la capitaneria di porto.

Il 6° settore riguardava un quadrilatero posto al centro della città compreso tra piazza Colombo (esclusa), piazza Sardi (compresa), angolo corso Bonservizi, corso Carlo Alberto, angolo via Feraldi e via Palazzo. Le strade costituenti i lati del quadrilatero, e cioè via Manzoni, corso Carlo Alberto, corso Bonservizi e via Feraldi erano escluse dal settore tranne via Palazzo, che vi era inclusa. Nel settore era compresa la sede centrale amministrativa della Teti, situata in via Roma all’angolo con corso Bonservizi, mentre la zona a sud del settore era probabilmente minata.

Il settimo settore era occupato dalla città vecchia a nord di via Palazzo fino al Santuario della Madonna della Costa, includendo piazza Eroi Sanremesi, via Roglio, via Dante Alighieri fino al ponte di Baragallo e via Galileo Galilei fino al ponte del Borgo. Nel settore era inglobato anche il palazzo comunale e la sede della Polizia municipale in piazza Nota insieme al Palazzo scolastico di piazza Eroi con ingresso laterale da piazza Corridoni. Nei giardini Regina Elena era appostata una batteria contraerea tedesca. Il settore successivo comprendeva tutto corso Bonservizi, via Ettore Muti da corso Bonservizi a corso Imperatrice, quest’ultima via fino al bivio per la stazione ferroviaria e corso Carlo Alberto da piazza della stazione a corso Bonservizi. In questo settore era inclusa la centrale telefonica di via Carli e l’officina elettrica di corso Carlo Alberto, oltre alla stazione ferroviaria, la nuova sede del Fascio presso l’albergo Eletto di via Ettore Muti e gli uffici dell’”Eco della Riviera”.

Il 9° settore era costituito dalla zona compresa tra via Feraldi (compresa), piazza Eroi (esclusa), la strada nuova che fiancheggiava il torrente San Romolo, via Galileo Galilei, piazza San Bernardo, corso Impero (l’attuale corso degli Inglesi), corso Regina Margherita (l’odierna via Nuvoloni), via Ettore Muti e corso Imperatrice; nel settore era inclusa la stazione di partenza della funivia Sanremo-Monte Bignone, il Commissariato di pubblica sicurezza in via Privata, le carceri tedesche di Villa Oberg, la nuova sede della Decima Mas presso l’albergo Corso e la sede della Guardia nazionale repubblicana in corso Regina Margherita. L’ultimo settore comprendeva infine tutta la zona occidentale della città ad ovest di corso Regina Margherita, dove si trovavano il deposito principale delle Tranvie e Filovie, il Castello Devachan, sede del comando cittadino delle Ss, Villa Fiorentina e Villa Il Verone, sedi anch’esse di comandi germanici e il campo ippico del Solaro, nel quale erano pure acquartierati alcuni reparti delle forze armate tedesche.

Il 24 aprile venne insediato il comando operativo delle brigate cittadine Gap e Sap in un appartamento al primo piano di via Zeffiro Massa, abitato dalla famiglia del partigiano Umberto Farina, da dove sarebbero state emanate le disposizioni per la mobilitazione generale di tutte le forze del circondario. I distaccamenti di Sanremo, dopo essere stati armati nel deposito di via Roglio, ricevettero l’ordine di raggiungere le colline circostanti la città e tenersi pronti a sferrare l’attacco concentrico non appena il Cln ne avesse dato l’ordine. Nello stesso tempo il comandante del distaccamento di punta del comando Sap, Ferruccio Corte, veniva incaricato di attaccare il nemico in centro, partendo da piazza Cassini, via Palazzo e piazza Eroi Sanremesi, in simultanea con le formazioni dislocate nei pressi di San Giacomo, che, scendendo dalla Pigna e da via Zeffiro Massa, avevano il compito di chiudere il nemico tra due fuochi. La lotta si accese particolarmente aspra, soprattutto nelle vie del centro, dove i bersaglieri si difesero in modo accanito, appoggiati dal loro distaccamento acquartierato nell’Hotel Mediterraneo, da dove i fascisti colpivano la città con alcuni mortai da 81 millimetri con il solo scopo di creare confusione e panico tra la popolazione. Per tutta la giornata del 24 si susseguirono gli scontri tra le opposte fazioni, che si contesero con aspri combattimenti il possesso delle strade. Nella Pigna, in particolare, si verificarono gli scontri più duri tra partigiani e nazifascisti, che, nascosti tra le viuzze insidiose e nelle case meglio difendibili della città vecchia, resistevano ancora sparando senza interruzione con armi automatiche e mortai di vario calibro. Tra l’altro un folto gruppo di bersaglieri giunse a passo di corsa, rasentando i muri, da via Volta, capeggiati da un tenente, che, urlando, invitò i suoi a sparare su tutto ciò che si muoveva, senza nemmeno guardare se si trattasse di donne o bambini. Il partigiano Alpinolo Rossi fece entrare una decina di persone, in gran parte donne, nel negozio di Umberto Farina, dove le fece stendere a terra dietro il bancone in modo da non risultare troppo esposte alle continue raffiche di mitra e alle schegge dei mortai che, nel frattempo, erano aumentate di intensità, raccomandando loro di non fare il minimo rumore per non attirare l’attenzione dei bersaglieri inferociti.

Dopouna durissima battaglia combattuta porta a porta e corpo a corpo, all’alba del 25 aprile le forze nazifasciste si videro costrette alla capitolazione, lasciando sul terreno sei tedeschi e dieci bersaglieri, mentre una cinquantina tra italiani e tedeschi si arrendeva e gli altri cercavano di salvarsi dandosi alla fuga. Gli uomini di Corte si impadronivano intanto del palazzo comunale, dove innalzarono le bandiere del Cln e garibaldina, mentre altre formazioni occupavano il porto, impendendo così ai nazifascisti di far saltare in aria le sue attrezzature. Altre squadre di patrioti, minacciati di accerchiamento, costringevano i bersaglieri ad abbandonare precipitosamente l’albergo Mediterraneo, mettendo le mani su armi, munizioni e viveri, nonché su diversi autoveicoli. Anche piazza Colombo veniva liberata dai partigiani. Nelle stesse ore alcuni sappisti cominciavano ad occuparsi della tutela dell’ordine pubblico presidiando gli edifici istituzionali, le banche, le centrali elettriche, telefoniche e idriche senza che nessun incidente di rilievo turbasse la quiete cittadina. Soltanto qualche isolato elemento fascista sparò ancora alcuni colpi di fucile contro i partigiani, che ridussero però al silenzio gli ultimi sparuti gruppi di repubblichini ancora presenti in città.

Dopo un ultimo tentativo nazifascista di un attacco armato contro il Cln, riunitosi nella notte in un locale della Casa Parigina in rondò Francia, fallito per merito della tempestiva reazione di alcuni componenti dello stesso comitato, la mattina del 25 fecero il loro ingresso trionfale a Sanremo i partigiani della 5ª brigata “Luigi Nuvoloni”, guidati dal comandante della 2ª divisione “Felice Cascione” Giuseppe Vittorio Guglielmo. I partigiani furono accolti con dimostrazioni di esultanza da parte della popolazione, che poteva così ritornare alla vita normale dopo venti durissimi mesi di occupazione da parte delle truppe nazifasciste. Mentre era ancora in corso la sfilata delle formazioni partigiane nelle vie cittadine, improvvisamente, alle 12,10 di mattina, alcune navi alleate, ignorando certamente quello che era avvenuto nelle ultime trentasei ore, iniziarono a bombardare improvvisamente la città. A nulla valsero le ripetute segnalazioni con teli bianchi distesi in corso Imperatrice e un grande bandierone bianco issato sull’antenna dell’Eiar per farle desistere dall’attacco, che cessò comunque alle tredici, mentre una staffetta era già partita verso la frontiera per avvertire i comandi alleati dell’errore. La sera stessa giunse la rassicurante risposta delle autorità alleate e l’equivoco venne chiarito definitivamente.

Così il comandante delle brigate Sap di Sanremo Antonio Gerbolini avrebbe riassunto i fatti accaduti in città nella “storica” giornata del 25 aprile 1945, in una relazione stilata per il Cln circondariale di Sanremo: «Gli edifici pubblici, le banche, le centrali elettriche, telefoniche e idriche vengono presidiate e nessun incidente degno di rilievo turba la quiete cittadina. Soltanto qualche colpo di fucile è diretto contro i patrioti, ma gli sconsigliati perturbatori sono subito ridotti al silenzio. Alle 9 fa il suo ingresso in città, proveniente dalla montagna, il battaglione garibaldino, guidato dal suo comandante Figaro. I patrioti dei monti sono accolti dalla popolazione con entusiastiche manifestazioni di simpatia e di gioia: essi ne sono ben degni! Improvvisamente, erano le 12,10, una formazione navale alleata, certo ignorando quello che era avvenuto in Sanremo nelle ultime 36 ore, prese a bombardare la città. Tutti i mezzi furono messi in opera per far cessare l’azione (bandiere bianche, razzi, segnalazioni, ecc.) ma invano. Il bombardamento cessò alle 13 mentre già una staffetta era partita verso la frontiera per avvertire gli alleati dell’errore. La staffetta ritornò alla sera con la risposta rassicurante… Con la cooperazione di tutta la cittadinanza vengono arrestate numerose spie e responsabili del regime fascista. Molti di essi hanno già pagato con la vita i loro misfatti, ed altri pagheranno. Si inizia ora un periodo di rimaneggiamento nei quadri e nella composizione delle Sap allo scopo di renderle più idonee al fine cui sono destinate. Esse sono ora alle dirette dipendenze di un vice questore, commissario capo di polizia del quale sono l’organo esecutivo. Presto costituiranno un organismo tale da poter assolvere in pieno i compiti che ad esse verranno affidate dagli organi politici della nuova Italia».

Il bilancio dei combattimenti avvenuti a Sanremo il 24 e 25 aprile 1945 fu di dodici bersaglieri e un numero indefinito di tedeschi uccisi, otto bersaglieri e sette tedeschi (di cui tre feriti) catturati, mentre le perdite tra le Sap e i Gap ammontarono a venticinque caduti e otto feriti. Furono inoltre catturate numerose armi e munizioni appartenute a elementi nazifascisti, oltre a indumenti e viveri (specialmente carni) ed alcuni automezzi. Il pronto intervento delle brigate partigiane nella lotta impedì le progettate distruzioni di edifici e vie di comunicazione da parte dei tedeschi in ritirata, che furono costretti a sgomberare la città prima di poter mettere in atto i loro piani distruttivi. Il 25 aprile Giuseppe Vittorio Guglielmo insediò il comando della 2ª divisione “Felice Cascione” a Sanremo, mentre le due brigate Gap “Giacomo Matteotti” e “Giuseppe Anselmi” venivano sciolte e, con tutti i loro effettivi, veniva costituita un’unica brigata cittadina che venne intitolata al primo comandante dei Gap sanremesi Aldo Baggioli, caduto a San Romolo il 15 novembre 1944. La brigata “Aldo Baggioli”, guidata da Antonio Gerbolini, insieme a Mario Chiodo e Dario Rovella in qualità di vicecomandanti e commissari, avrebbe continuato a operare fino al 31 maggio 1945, quando i suoi effettivi sarebbero stati definitivamente smobilitati. Dopo due giorni dalla liberazione della città, il Cln di Sanremo emanò il decreto di assunzione dei poteri di amministrazione e di governo nel territorio del circondario che andava da Ventimiglia a Santo Stefano con il relativo entroterra. Nel decreto, pubblicato il 27 aprile 1945 sul primo numero della “Voce della Democrazia” all’indomani della Liberazione, si stabiliva che, in attesa di una libera consultazione popolare e delle ulteriori disposizioni di legge del governo democratico italiano, i poteri di amministrazione e di governo sarebbero stati esercitati dagli organi e dalle persone all’uopo designate dal Cln circondariale, allargato con la partecipazione dei volontari della libertà, della Camera del Lavoro, delle organizzazioni di massa femminili e giovanili (Gruppo di difesa della donna e Fronte della Gioventù) e dei liberi professionisti che avevano partecipato alla guerra di liberazione.