Ventimiglia, in trecento al presidio per la pace in Ucraina

2 marzo 2022 | 18:15
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Ventimiglia, in trecento al presidio per la pace in Ucraina

Presenti tanti ucraini ma soprattutto italiani, solidali con il paese invaso dalla Russia

Ventimiglia. Trecento persone hanno partecipato nel pomeriggio alla manifestazione organizzata da Scuola di Pace di Ventimiglia dal titolo “No alla follia della guerra, sì al buon senso della pace e della libertà dei popoli“: un presidio che ha visto tanti cittadini comuni e molti amministratori locali riunirsi all’angolo tra via Aprosio e via Repubblica contro la guerra russa in Ucraina. Con la bandiera della pace unita a quella dell’Ucraina è stato formato un cerchio, come un abbraccio al popolo martoriato dai bombardamenti russi.

«Non è un’operazione militare come la chiamano in Russia, ma una guerra – ha detto la pianista ucraina Yevheniya Lysohor, che ha preso la parola per spiegare quello che stanno vivendo i suoi connazionali -. Le notizie ci riferiscono di bombardamenti, arrivano i carri armati. Noi stiamo morendo, stanno ammazzando le nostre città, la nostra cultura e la nostra storia. Ieri hanno bombardato la piazza di indipendenza di Kharkiv, dove abitano anche tantissimi russi oltre che ucraini, che è la più grande d’Europa». «E’ un crimine contro l’umanità – ha aggiunto – Dobbiamo pensare come proteggere i bambini in questo pianeta, tutti devono essere protetti indipendentemente dal fatto che siano russi, ucraini o italiani. Dobbiamo spingere le autorità a fermare questo orrore. Abbiamo bisogno di cibo e medicine, una mia amica ha partorito nel parcheggio sotterraneo. Hanno bombardato l’ospedale dove nascono i bambini. Non soltanto la Russia ci sta attaccando. Purtroppo anche la Bielorussia manda soldati nella nostra terra. Noi, almeno geograficamente, siamo in Europa: quando siamo diventati indipendenti abbiamo deciso di non stare più con l’Unione Sovietica, ma abbiamo preso la strada per l’Europa e la democrazia». La pianista, da diversi anni Italia, si è poi rivolta agli amici russi, che ha invitato a scendere in strada e protestare.

«La mia famiglia, mia mamma, mio papà e mio fratello, vivono vicino alla capitale Kiev, dove stanno bombardando – ha detto Nadia, soprano ucraina che abita a Camporosso -. Tre volte al giorno scendono nelle cantine a nascondersi. Siamo qui col nostro dolore e lanciamo un grido a tutto il pianeta. Gli italiani sono molto vicini al nostro popolo, come tutta Europa e questo è un grande appoggio, grazie».

Drammatico anche il racconto di padre Giovanni, appartenente al gruppo di francescani di Terrasanta. Anch’egli ucraino, ha parlato del coraggio del suo popolo: «Fermano i carri armati senza armi, hanno la pace dentro», ha detto.

«E’ un appello alla pace, che ognuno di noi fa a sé stesso – ha spiegato Luciano Codarri, presidente di Scuola di Pace -. La pace uno se la deve costruire dentro. Occorre capire che la pace non è un regalo, che viene dal cielo e va costruita tutti i giorni anche al costo di sacrifici. Siamo in un mondo attraversato da enormi guerre, non rendercene conto e non capire, che siamo sull’orlo di un baratro, è pericoloso”.

Tante le bandiere della pace e i cartelli con scritto “Stop war”. Tra questi è spuntato anche un “Vaffanculo Putin”, rivolto allo “zar” russo che ha dato inizio alla guerra in Ucraina.