Trattato di Stupinigi tra il Regno di Sardegna e il Principato di Monaco: il racconto dello storico sanremese Andrea Gandolfo

Con il quale iniziò il protettorato sardo su Monaco, che si sarebbe concluso nel 1861 con il ritorno del Principato sotto il protettorato francese
Sanremo. Lo storico sanremese Andrea Gandolfo ripercorre il celebre trattato di Stupinigi tra il Regno di Sardegna e il Principato di Monaco dell’8 novembre 1817, con il quale iniziò, de facto, il protettorato sardo su Monaco, che si sarebbe concluso nel 1861 con il ritorno del Principato sotto il protettorato francese.
Ecco dunque il racconto dello storico Andrea Gandolfo sulle trattative e sul contenuto dell’accordo di Stupinigi: «Dopo la firma del trattato di Parigi del 1815, il principe Onorato Gabriele, rientrato a Monaco dalla capitale francese, affidò al governatore generale Luigi Millo Terrazzani l’incarico di stipulare la convenzione esecutiva del trattato di Péronne, insieme a un funzionario delegato a tale scopo dal governo sardo. Tale convenzione avrebbe dovuto essere sottoposta all’approvazione del principe ereditario, prima della sua firma definitiva. Onorato Gabriele fece anche pervenire a Millo alcune istruzioni: si sarebbe dovuto recare a Torino accompagnato dai signori Rey e Massa e, al suo arrivo nella capitale sabauda, avrebbe dovuto trattare esclusivamente con il conte di Vallaise e il conte di Gabriac, capo della delegazione transalpina, che il ministro degli Esteri francese Richelieu aveva incaricato di farsi portavoce delle sue richieste al re di Sardegna. Dopo una serie di laboriose trattative tra la delegazione monegasca e quella piemontese si pervenne a un accordo preliminare, che sarebbe sfociato nell’omaggio prestato, il 30 novembre 1816, da Millo Terrazzani, in nome di Onorato IV, al re di Sardegna Vittorio Emanuele I per i feudi sabaudi di Mentone e Roquebrune. L’investitura prevedeva anche una rendita di duecento fiorini d’oro all’anno da prelevarsi sulle gabelle di Nizza. L’accordo sulla prestazione dell’omaggio feudale fu la premessa per intavolare i negoziati tra le due delegazioni in vista della firma di un nuovo trattato tra il Principato di Monaco e il Regno di Sardegna. Il 14 novembre 1816 ebbe luogo il primo colloquio sul trattato di Péronne tra Millo Terrazzani e il cavaliere di Montiglio. Questo primo contatto ufficiale terminò con la presentazione delle rispettive credenziali e la fissazione dei primi tre incontri tra le rispettive delegazioni. Il rappresentante sardo prese atto delle note a margine del trattato di Péronne redatte dal principe ereditario. I negoziati sarebbero stati condotti in lingua francese per ragioni di comodità, ma la dichiarazione finale sarebbe stata scritta in lingua italiana, in quanto l’italiano era la lingua ufficiale della corte di Torino, ma era parlata anche a Monaco. All’inizio di febbraio del 1817 il conte di Vallaise esternò a Millo il malcontento del re di Sardegna per la scarsa sollecitudine del principe di Monaco ad autorizzare il suo delegato a stabilire i rapporti tra i due Stati. Nei mesi di febbraio e marzo le trattative subirono una battuta d’arresto, soprattutto per motivi di natura fiscale e doganale. Il 15 aprile 1817 il principe comunicò al conte di Vallaise che il cavalier Millo, per via dell’età avanzata e per ragioni di salute, sarebbe dovuto rientrare presso la sua famiglia. Di conseguenza, il duca di Valentinois decise di continuare le trattative per via epistolare sulle stesse basi già indicate al suo delegato presso la corte sabauda, in modo che si potesse giungere al più presto a una sollecita firma della nuova convenzione, con eventuali divergenze limitate soltanto alla forma del testo. Il principe attribuì a tre problemi fondamentali lo stallo delle trattative in vista dell’elaborazione del progetto di convenzione messo a punto dal cavaliere di Montiglio e da Millo. Tali divergenze concernevano i rapporti nei quali il principe chiedeva di essere posto, nel primo articolo del trattato, verso il re di Sardegna, la questione delle indennità, e le disposizioni esplicative del trattato di Péronne, che Onorato Gabriele avrebbe voluto fossero oggetto di una convenzione separata. Intanto il principe, volendo concludere al più presto i negoziati, si recò personalmente a Torino, dove giunse il 19 ottobre. Egli desiderava che le discussioni relative alla stipulazione del trattato potessero arrivare quanto prima al dunque. Il 21 ottobre il conte di Laval lo informò che il re di Sardegna l’aveva incaricato del negoziato e che, conformemente al desiderio da lui espresso, il cavaliere di Montiglio era stato autorizzato a intervenire nella discussione. Prima dell’apertura della conferenza Onorato Gabriele propose al conte di Laval di sottoporre alla sua attenzione la convenzione particolare, nel testo concordato tra le due delegazioni nel modo più vantaggioso per entrambi gli Stati. Le trattative furono molto rapide, anche se l’elaborazione del primo articolo sarebbe stata particolarmente difficoltosa. Il 5 novembre il principe chiese un giorno di sospensione. L’8 novembre 1817 i plenipotenziari del re di Sardegna Vittorio Emanuele I e del principe Onorato Gabriele firmarono il nuovo trattato nel castello di Stupinigi. Il testo era molto simile a quello del trattato di Péronne. L’11 novembre ebbe luogo la firma della convenzione particolare» – racconta lo storico sanremese Andrea Gandolfo.
«Il trattato di Stupinigi si suddivide in quattro parti principali: il primo articolo era relativo alla carica di governatore della piazzaforte di Monaco. Su tale articolo le trattative sarebbero state piuttosto complesse, così come anche quelle per gli articoli riguardanti la guarnigione, la sovranità e i privilegi del principe. Il primo articolo del trattato di Péronne prevedeva che avrebbero difeso la piazzaforte di Monaco cinquecento soldati, tutti francesi, di cui il re di Francia avrebbe anche nominato gli ufficiali. Il principe e i suoi successori avrebbero detenuto la carica di governatore della piazzaforte con lo stesso appannaggio e gli stessi poteri del sovrano francese. Tenuto conto di tale clausola, il duca di Valentinois aveva incaricato Millo Terrazzani di insistere in modo particolare per ottenere la conferma di questo articolo, in quanto un governatore diverso dal principe non sarebbe stato in grado di assicurare l’indipendenza del Principato come il suo legittimo sovrano. Montiglio accettò la proposta del principe di inviare a Monaco una guarnigione di cinquecento soldati piemontesi. Del resto, i doveri del principe come governatore della piazzaforte, non si sarebbero limitati a una semplice formalità. Il principe avrebbe ottenuto le lettere patenti di capitano e governatore dal re di Sardegna, la piazzaforte sarebbe stata controllata da un presidio militare sardo, oltre al fatto che il principe rimaneva naturalmente sottoposto agli obblighi di fedeltà e devozione al re di Sardegna, in qualità di compenso per la protezione accordatagli. Onorato Gabriele avrebbe però replicato con fermezza che la sua carica di governatore non avrebbe potuto modificare le sue funzioni di “principe sovrano indipendente”. Egli avrebbe comandato la piazzaforte di Monaco sotto la protezione del re di Sardegna. Ritornato a Torino, il duca di Valentinois chiese subito al governo sardo la liquidazione e il pagamento delle somme dovute in base al trattato del 20 novembre 1815. La sua tesi era la seguente: essendosi il Regno di Sardegna sostituito alla Francia nei rapporti privilegiati con il Principato, le somme mensili dovute dal governo di Parigi al principe, da quel momento in poi avrebbero dovuto essere pagate dal re di Sardegna. Il conte di Laval accettò le richieste del principe ereditario, ma limitatamente alla paga di dodici uomini, come previsto dall’articolo 11 del trattato di Péronne. Al suo arrivo a Torino, il principe richiese inoltre per la piazzaforte di Monaco una guarnigione con una consistenza compresa fra i trecento e i seicento uomini. L’accordo sarebbe stato raggiunto solo su un mezzo battaglione di fanteria piemontese. In compenso, Onorato Gabriele avrebbe ottenuto che, in caso di impedimento del principe regnante, lui stesso lo avrebbe sostituito nella carica di governatore della piazzaforte» – fa sapere lo storico sanremese Andrea Gandolfo.
«In sintonia con il desiderio espresso dal duca di Valentinois, il cavaliere de Lunel assunse il comando della guarnigione. Onorato Gabriele chiese inoltre al governo sardo un’indennità di occupazione delle caserme. Egli ottenne soddisfazione, ma dovette, come contropartita, accettare l’esenzione delle tasse di importazione per le derrate e le altre vettovaglie necessarie per il mantenimento delle truppe, anche nell’ottica della lotta per arginare il fenomeno del contrabbando. L’articolo 6 del trattato di Péronne aveva previsto che il principe avrebbe goduto della piena libertà e sovranità nei suoi domini di Monaco, Mentone e Roquebrune, senza che il comandante della guarnigione francese potesse intromettersi. Montiglio avrebbe accordato al principe di continuare a beneficiare di tale facoltà, riservandosi però il godimento dei diritti derivanti dall’investitura su Mentone e Roquebrune. Montiglio avrebbe inoltre dichiarato che le monete del re di Sardegna aventi corso legale nel Principato, le monete d’oro e d’argento coniate a Monaco con l’immagine del principe, avrebbero avuto corso legale anche negli Stati sardi, a condizione che queste fossero state del valore e della lega stabilite con ordinanza del re di Sardegna. L’articolo 10 sarebbe stato conforme all’articolo 8 del trattato di Péronne: il re di Sardegna accoglieva sotto la sua protezione e salvaguardia perpetua il principe di Monaco e i suoi successori. Premesso che le condizioni della sua famiglia impedivano provvisoriamente al principe di porsi nelle stesse relazioni con il re di Sardegna rispetto a quelle che i suoi predecessori avevano intrattenuto con i re di Francia, gli articoli 11, 12 e 13 del trattato di Stupinigi avrebbero ripreso le stesse disposizioni già contenute nel trattato di Péronne. In particolare, l’articolo 13 del trattato di Péronne prevedeva la presenza di galee reali nel porto di Monaco per assicurare la protezione della piazzaforte. I negoziatori piemontesi dichiararono che il re di Sardegna avrebbe ordinato alla Marina piemontese di presidiare il porto e la piazzaforte di Monaco come gli altri porti del litorale appartenenti al territorio del Regno di Sardegna. Il 4 dicembre 1817 il principe ereditario informò suo padre Onorato IV “del risultato molto felice per i miei e vostri interessi”, ottenuto a Torino. Onorato Gabriele aveva in effetti conseguito l’obiettivo di stipulare un accordo, il cui testo – nella maggior parte dei suoi articoli – ricalcava sostanzialmente quello del trattato di Pèronne del 1641. Il protettorato sardo non si presentava infatti molto diverso, sotto il profilo giuridico, da quello francese. Inoltre, sul piano pratico, la convenzione particolare firmata l’11 novembre 1817 avrebbe sancito l’entrata dell’economia monegasca nell’orbita del Piemonte. Il governo sabaudo avrebbe disposto la chiusura della manifattura dei tabacchi, mentre il principe avrebbe consentito che la vendita del sale venisse sottoposta al regime fiscale piemontese. La tutela economica esercitata dal Regno di Sardegna sul Principato e la presenza stabile di una guarnigione sarda nella piazzaforte di Monaco avrebbero finito col favorire le mire espansionistiche dei Savoia, che sarebbero sfociate, trent’anni dopo, nella richiesta di annessione al Piemonte da parte degli abitanti di Mentone e Roquebrune» – narra lo storico sanremese Andrea Gandolfo.