Sanremo, la banda dello spaccio fa scena muta davanti al gip

Decine le cessioni di marijuana, hashish e soprattutto cocaina, che in almeno un caso è stata trovata di una purezza pari al 99 percento: un business da migliaia di euro
Sanremo. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i sei giovani sanremesi arrestati nei giorni scorsi dalla polizia con l’accusa di spaccio di concorso in detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Fabio Pampinella, 23 anni, Luca Celotto, 24 anni, Johnny Loda, 25 anni, Andrea Gagliano, 27 anni, Gbali Ayiob, 23 anni e M’Hamed Soubhi, appena 21 anni, non hanno risposto alle domande del gip Paolo Luppi.
Le indagini, avviate dal commissariato di Sanremo e coordinate dalla Procura, sono andate avanti per mesi durante i quali gli agenti al comando del vice questore Adriana Di Biase hanno ricostruito gli spostamenti e le azioni dei giovani pusher, che oltre ad agire in prima persona, in alcune occasione avrebbero coinvolto persino amici minorenni, chiamati per spacciare droga a coetanei senza dare troppo nell’occhio. Decine le cessioni di marijuana, hashish e soprattutto cocaina, che in almeno un caso è stata trovata di una purezza pari al 99 percento: un business da migliaia di euro.
La droga veniva custodita sia in casa che in box affittati ad hoc, poi lo smercio nei quartieri sanremesi.
Alcuni dei giovani ora in carcere (misura cautelare disposta dal gip su richiesta del pm Antonella Politi) erano già stati fermati nel 2020. Pampinella, infatti, era stato trovato in possesso di marijuana, hashish e di una pistola di grosso calibro, marca Smith e Wesson, illegalmente detenuta. Insieme all’arma gli agenti del commissariato gli avevano sequestrato un considerevole numero di munizioni. A lui viene contestata l’aggravante di aver consegnato droga ad un amico minorenne a cui era solito elargire per il servizio di deposito una modica “paghetta” di 50 euro a settimana.
Loda e i due ragazzi di origini marocchine erano tra i più attivi del gruppo e potevano contare su un elenco di clienti abituali, ribattezzati nelle rubriche con soprannomi di fantasia, che sono stati identificati dalle forze dell’ordine e quindi segnalati come assuntori.
I giovani sono difesi da un pool di avvocati: Daniele e Mario Ventimiglia, Luigi Patrone, Eugenio Aluffi, Alessandro Rossi, Andrea Artioli, Alessandro Sindoni e Alessandro Rossi.