Sanremo, il monumentale della Foce sprofonda nel degrado. Qui il riposo non è eterno

25 marzo 2022 | 17:34
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Negli ultimi anni lavori per 300mila euro, ma non bastano

Sanremo. Tombe che sprofondano, soffitti delle cappelle che cedono, frammenti di tegole che coprono le lapidi: il cimitero monumentale della Foce, a Sanremo, versa in condizioni che definire pietose è un eufemismo.
Iniziato a costruire nel 1838 su volere dell’allora sindaco di Sanremo Siro Andrea Carli, il cimitero è stato dichiarato monumentale nel 1980. Ma lo “Staglieno” di Sanremo di monumentale, oggi, ha solo l’incuria.

Eppure all’articolo 95 del regolamento di polizia mortuaria, adottato nel 1993, in merito al camposanto si legge: «Il cimitero della Foce è eretto Cimitero Monumentale per conservare la memoria di istituzioni, famiglie, uomini che bene abbiano meritato della Città di Sanremo e per custodirvi opere artistiche o di particolare valore culturale e storico». Più che conservata, qui, la memoria sembra calpestata. Basti vedere come le sepolture dei cittadini che più si sono distinti per il loro particolare valore in vita, siano le più abbandonate. Tra queste c’è la tomba dei coniugi Calvino, i genitori del grande scrittore Italo. Stride, vedere che su quelle tombe, tra le macerie dei soffitti crollati e le erbacce, ci siano le targhe poste dall’amministrazione comunale che quei defunti scrive di “ricordare con gratitudine”.

Nell’aprile del 2017, con un’ordinanza volta a tutelare la pubblica incolumità, il sindaco di Sanremo Alberto Biancheri chiuse il cimitero per pericolo crolli e presenza di amianto. Sono passati cinque anni, il cimitero è di nuovo aperto, anche se in gran parte inagibile, con decine di cappelle inavvicinabili perché potrebbe crollare quel poco che ancora sta in piedi. Di interventi ne sono stati fatti, negli ultimi anni, per 300mila euro per il rifacimento completo di parte delle arcate perimetrali. Evidentemente, però, non bastano.

A rendere ancora più desolante vedere cappelle distrutte e lapidi che si incrinano e si accavallano le une sulle altre, c’è il piccolo edificio che ospita l’ossario. Per chiuderlo, non essendoci più la porta, ci hanno appoggiato sopra una lastra di metallo dalla quale si riescono a vedere le cassette che contengono resti umani in bella vista, contrassegnate da un numero scritto con il pennarello.