In fuga dal terrore, Sanremo accoglie Negina: «I talebani non cambieranno mai»

9 marzo 2022 | 18:36
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In fuga dal terrore, Sanremo accoglie Negina: «I talebani non cambieranno mai»
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In fuga dal terrore, Sanremo accoglie Negina: «I talebani non cambieranno mai»
In fuga dal terrore, Sanremo accoglie Negina: «I talebani non cambieranno mai»

Ha ottenuto una borsa di studio dell’Accademia delle Belle Arti grazie al progetto “Amal”

Sanremo. «Un giorno l’Afghanistan si libererà. Potrà accadere tra dieci anni o fra cento. Sono i talebani che non cambieranno mai». Ha il sorriso della giovinezza più fiera e sulle spalle la storia di un’esule, Negina Salehi, 22 anni, oggi accolta nella Città dei Fiori grazie ad una borsa di studio dell’Accademia delle Belle Arti, dopo che la Caritas locale è riuscita a farle avere un visto studio per l’Italia.

Incontriamo Negina (in italiano Neghina), per la prima volta questo pomeriggio, nel giardino di quella splendida istituzione culturale che è l’Accademia d’arte di Sanremo. La studentessa ha lasciato Ghazni, sua città Natale dell’est Afghanistan, circa tre settimane fa, quando la Russia preparava in sordina l’invasione dell’Ucraina. Il suo viaggio inizia all’alba di una tragedia terribile. Una compagna di pallavolo viene brutalmente uccisa. Un’altra aggredita. Dopo il ritorno dei talebani al potere, per gli afgani comuni, che non sono riusciti a scappare nel corso dell’evacuazione di massa sostenuta dall’occidente, la vita è completamente stravolta. Lo è in particolare per le donne che non possono più né lavorare e né studiare all’università. Vista l’escalation di violenza, la famiglia di Negina decide che non si può attendere un minuto di più. Vende casa per raccogliere quanto basta e permettere alla figlia maggiore di lasciare il Paese.

Da Ghazni a Teheran. Il primo scoglio è la frontiera con l’Iran, un viaggio lungo 30 ore. Al confine, in assenza di un accompagnatore, Negina non può lasciare l’Afghanistan. Due giorni dopo è ancora lì. Sola. La speranza si incarna in un taxista che finge di essere suo fratello e la scorta fino all’ambasciata italiana. Qui ad attenderla c’è un visto per studenti ottenuto dalla Caritas di Sanremo che coglie al volo la possibilità offerta dall’Accademia delle Belle Arti e le assegna la borsa di studio per rifugiati messa in palio. Il primo volo la porterà ad Istanbul, il secondo a Milano e quindi l’arrivo a Sanremo.

Capelli castani raccolti in un foulard a pois, zigomi e fronte alta, occhi penetranti, Negina ha conosciuto pomeriggio le compagne che frequenteranno i corsi con lei. Prima dell’oscurantismo talebano, la sua formazione era improntata alla comunicazione pubblica e aziendale. Adesso potrà scegliere una delle tante discipline del vasto mondo delle arti applicate. «Ho lasciato in Afghanistan mio padre, mia madre, una sorella e un fratello piccolo. A volere la mia partenza è stata la mia famiglia. I talebani obbligano le donne a sposarli. Chi si rifiuta viene uccisa o è costretta a scappare. Non avevo scelta», – racconta in inglese seduta sotto il sole d’inverno. «Prima della guerra studiavo all’università. Ero al terzo anno, che per noi equivale al penultimo prima della laurea. Giocavo a pallavolo insieme alla mia migliore amica. Lei non è riuscita a salvarsi. Mio padre e mia sorella, una fotografa, avevano un negozio di design che è stato chiuso dal regime. La mia famiglia appartiene alla minoranza etnica degli Hazara, perseguitata. Anche a mio padre non viene più permesso di lavorare».

Continua: «Spero di poter realizzare qui i miei sogni e raggiungere gli obiettivi che mi ero posta nella vita. Il mio pensiero ricorre costantemente ai miei cari e alle amiche che frequentavano l’università insieme a me. Non so dire se in Afghanistan tornerà la libertà. Forse accadrà domani, forse tra dieci anni o cento. Di certo so che i talebani non cambieranno mai. Non sanno cosa siano i diritti umani. Conoscono solo la guerra».

Se questa ragazza si trova ora al sicuro è grazie all’impegno di molte persone. A partire dai responsabili del Centro ascolto Caritas Maurizio Marmo e Marco Moraglia, l’ambasciata afgana a Roma, il direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Sanremo Giampiero Mele, Livio Emanueli della Fondazione Villa Ormond che aveva ospitato, a settembre, l’evento della bambina rifugiata raffigurata nella marionetta gigante di “Amal”, da cui tutto è partito. Un evento reso possibile grazie all’impegno della consigliera comunale di Palazzo Bellevue Sara Tonegutti. Nel mondo imperversano le guerre, Sanremo coltiva la pace. Un fiore chiamato Negina.