Cantieri senza fine in autostrada, la disperazione degli imprenditori: «Lasceremo la Liguria che amiamo»

1 marzo 2022 | 11:30
Share0
Cantieri senza fine in autostrada, la disperazione degli imprenditori: «Lasceremo la Liguria che amiamo»

La testimonianza del manager originario di Sanremo Matteo Pagani: «Assoluta mancanza di strategia. Non si vede la luce in fondo al tunnel»

Sanremo. «Sono veramente arrabbiato e deluso dallo scempio che sta accadendo sulle autostrade liguri». Inizia così la testimonianza del manager Matteo Pagani, nato e cresciuto a Sanremo, milanese d’adozione, direttore commerciale e dirigente di un’importante società attiva nel campo finanziario.

Il racconto di Pagani prende spunto dall’ultimo viaggio effettuato domenica con partenza da Sanremo in direzione Milano. Un rientro tra i tanti che ogni fine settimana, da un paio di anni a questa parte, finiscono nelle maglie della rete infinita di cantieri aperti sulle autostrade liguri. Il triste evento che ha portato alla situazione attuale è noto a tutti: il 14 agosto del 2018 crolla improvvisamente a Genova il Ponte Morandi. Una tragedia scandalosa che provoca 43 vittime. Poi la ricostruzione, simbolo di riscatto, completata nell’agosto 2020 a tempo di record. Un esempio dell’Italia che funziona. Ma tutt’intorno rimangono una miriade di cantieri silenziosi, allestiti per mettere in sicurezza l’autostrada più cara d’Italia: quella che attraversa la Liguria da Genova a Ventimiglia.

«Non è possibile impiegare sei ore per arrivare da Sanremo a Milano. Sei ore. Io che giro tutta l’Italia per lavoro – si sfoga Pagani – in sei ore arrivo da Milano a Roma, o fino a Napoli. La cosa che mi ha dato più fastidio è che ho calcolato, nel mio ultimo viaggio di domenica, circa 80 chilometri di cantieri ad una corsia tra Sanremo e Milano. Per ben diciassette volte ho trovato cartelli indicanti restrizione di carreggiata. I punti più imbarazzanti sono da Borghetto Santo Spirito fino a Savona. Qui si perde in media un’ora e mezza. Da Albissola allo svincolo per Genova c’è da farsi un’altra ora e mezza in coda. Da lì fino ad Ovada è un’altra ora. Domenica, gli automobilisti in viaggio come me hanno assistito ad un’imbarazzante scena nei pressi dell’area di sosta di Borghetto, con i mezzi di soccorso, ambulanze e vigili del fuoco, che hanno dovuto attraversare l’autostrada contromano, passando per un autogrill, per andare a soccorrere i feriti di un incidente stradale».

«Ma oltre al danno per i cittadini c’è anche la beffa: tutti i cantieri attraversati erano fermi. Sia percorrendo l’autostrada in un senso che nell’altro. Questo denota una mancanza totale di strategia. Anche mio figlio che ha sette anni riesce ad arrivare alla conclusione che se domenica i cantieri sono inattivi, basterebbe tirare su i birilli al sabato sera e riaprire le due corsie temporaneamente, per ripristinare la viabilità provvisoria il lunedì all’alba. Detto questo, la cosa più triste è che mi sento inerte nei confronti della società concessionarie e della Regione Liguria. Come me, che sono nato a Sanremo e ho la famiglia in Riviera, ci sono tanti altri imprenditori che hanno puntato ad investire nel mondo ligure e stanno pensando di vendere tutto e andarsene a malincuore. Questo perché la cosa che fa più male è che non si vede la luce in fondo al tunnel».

«Ho provato a parlare con autostrade. Autostrada dei Fiori da Ventimiglia a Savona, Autostrade per l’Italia per il tratto fino a Genova. C’è chi ammette che i lavori richiederanno ancora anni. Di date certe neanche l’ombra. Ci sono tanti colleghi che stanno ragionando seriamente di abbandonare la Liguria, sia per le vacanze che come luogo in cui investire. Nonostante l’amore che provo nei confronti della mia terra natale, faccio fatica ad immaginare altri investimenti futuri qui. Sembra di essere ritornati indietro di 50 anni. Ogni giorno si trovano soluzioni ai problemi più complessi grazie all’uso della tecnologia. Siamo tutti d’accordo che occorra mettere in sicurezza le autostrade, ma ci vuole una strategia che ad oggi non si vede, se non un incrocio di responsabilità e scarica barile che penalizza solo gli utenti».

«Ogni volta che scendo al mare, per trovare i miei famigliari – conclude Pagani -, vedo serrande chiuse o attività sostituite con delle altre. Mi metto nei panni dei miei ex concittadini e mi domando come sia possibile che li abbiano lasciati a mani vuote, viste le evidenti ripercussioni sul turismo provocate dai problemi autostradali».

Generico marzo 2022