Bordighera, interviene lo psicoterapeuta Fulvio Rombo
«Penso che i giovani siano stati pensati poco durante la gestione del Covid-19, per loro rientrare nella realtà risulta essere molto complicato»
Bordighera. Si è tenuto ieri presso il cinema Olimpia l’incontro “Ritrovarsi giovani ai tempi del Covid: comprendere le criticità e valorizzare le risorse” seguito da un dibattito aperto condotto grazie alla presenza dello psicoterapeuta Fulvio Rombo.
«Il diffondersi del virus ha prodotto una psicopandemia e un aumento della vulnerabilità di ogni soggetto; infatti, oltre al rapido diffondersi dei disturbi depressivi e post traumatici da stress è aumentato il nostro carico personale: siamo stati obbligati a confrontarci ogni giorno con tematiche come la malattia e la morte, aumentando le angosce e le preoccupazioni», dichiara lo psicoterapeuta.
La pandemia ha indubbiamente aggiunto esperienze traumatiche come le perdite di tipo economico, i lutti di persone care, la rinuncia allo status di libertà; ci ha costretti a vedere nel prossimo una minaccia, portandoci a mutare la distanza interpersonale tra i soggetti che si è trasformata rapidamente in distanza sociale fino ad approdare in distanza emotiva. I ragazzi che soffrivano di ansia durante il lockdown erano molto più rilassati, perché sapevano di poter controllare i confini delle loro camerette, mentre ora il rientro nella realtà è motivo di turbamento.
«Penso che i giovani siano stati pensati poco durante la gestione del Covid-19, o meglio, sono stati considerati come vettori di trasmissione del virus. Veniva detto loro che non comprendevano la drammaticità dell’evento e venivano rappresentati come un’interferenza rispetto al rientro dei genitori nel mondo del lavoro. Si può affermare che ci sia stato un fallimento nel mondo adulto: abbiamo mostrato un’incapacità nell’offrire ai ragazzi supporto e prospettiva, in cambio siamo stati altamente richiestivi nei loro confronti», afferma Fulvio Rombo.
Ad oggi, si è diffusa una vera e propria inibizione della progettualità riferita ai giovani. È cambiata la percezione del futuro: mentre prima aveva una connotazione di speranza e di qualcosa a cui puntare per ottenere determinate risorse, ora il futuro rappresenta qualcosa di negativo, motivo per il quale molti giovani sono bloccati in un eterno presente.
Lo psicoterapeuta conclude affermando: «La didattica a distanza ha avuto un grande ruolo nella creazione delle difficoltà di relazionarsi con gli altri, perché non ha permesso agli studenti di vivere la scuola come un’esperienza complessa come giusto che sia. Questa difficoltà di socializzazione sicuramente era presente prima della situazione Covid-19, ma con essa si è amplificata. Bisogna pensare che i ragazzi creano relazioni in due diversi ambienti, vivono anche all’interno della realtà virtuale: sono in continua esposizione e sono sempre soggetti allo sguardo dell’altro, questo provoca uno stress eccessivo».