il commento |
Politica
/
Zone
/

Sciopero contro la guerra, Pastorino (Linea Condivisa): «Ricostruiamo un movimento pacifista unitario»

25 febbraio 2022 | 12:33
Share0
Sciopero contro la guerra, Pastorino (Linea Condivisa): «Ricostruiamo un movimento pacifista unitario»

«Chi scappa va accolto a prescindere dalla vicinanza culturale, dalla nazionalità, dal colore della pelle, dalla religione»

Genova. «Questa mattina ho partecipato allo sciopero indetto dalla Fiom contro la guerra, perché è più che mai importante oggi ricordarci che le guerre le fanno i potenti (restando ben lontani dal conflitto armato) mentre le bombe, i colpi di artiglieria li subiscono sempre le persone civili, in tutti i conflitti del mondo – commenta Gianni Pastorino, capogruppo di Linea Condivisa in Consiglio Regionale – Per questo dobbiamo ricostruire in questo Paese un forte movimento pacifista unitario che sia in grado di dire sempre no alla guerra come strumento di risoluzione dei conflitti internazionali. Sempre no alla guerra per volontà di espansioni economiche e politiche da parte delle grandi potenze».

«Sempre sì a corridoi umanitari per chi scappa dalla guerra, dalla fame, dalla povertà. Non posso dimenticare che Polonia, Ungheria e Slovacchia – che ora si mobilitano a ospitare almeno temporaneamente i civili ucraini – sono gli stessi paesi che respingono e lasciano morire i richiedenti asilo non-europei. Chi scappa va accolto a prescindere dalla vicinanza culturale, dalla nazionalità, dal colore della pelle, dalla religione. Impariamolo una volta per tutte».

«Ieri a Genova sono state organizzate due diverse manifestazioni contro la guerra in Ucraina. Il messaggio pacifista deve però superare ogni barriera politica. Questo mi lascia un forte senso di impotenza e di rammarico – continua Pastorino – Abbiamo bisogno di un movimento unito che sappia dialogare, che sappia tenere insieme le nostre differenze su obiettivi comuni, che sappia manifestare una forte solidarietà a tutte le popolazioni in guerra e infine che sappia mobilitare coscienze e convincere governi a mettere in campo tutte le risposte diplomatiche possibili per il raggiungimento della pace. A partire da una radicale inversione di rotta rispetto alla produzione e alla vendita di armamenti. Perché non si può costruire la pace mentre si costruiscono bombe».

«Non è il momento per divisioni incomprensibili che ci fanno perdere di vista l’obiettivo: riprendere la tradizione di un grande pensiero pacifista che ha attraversato il nostro Paese prima degli anni 2000, attraverso azioni immediate e concrete» – conclude.