Sandro Pertini a Sanremo: il racconto dello storico Andrea Gandolfo

12 febbraio 2022 | 06:45
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Sandro Pertini a Sanremo: il racconto dello storico Andrea Gandolfo

Nell’autunno del 1974 l’allora presidente della Camera dei deputati prese la parola in piazza Colombo

Sanremo. Il tradizionale appuntamento con la storia matuziana a cura dello storico Andrea Gandolfo questa settimana è dedicato ad un episodio poco noto risalente all’autunno del 1974, che vide come protagonista l’allora presidente della Camera dei deputati Sandro Pertini.

Ecco dunque il racconto dello storico Andrea Gandolfo sullo storico avvenimento: «Al termine del primo convegno unitario dei partigiani dell’Anpi e della Fivl, svoltosi nella nostra città il 1° e 2 dicembre 1974, i rappresentanti delle forze partigiane convenuti a Sanremo, si radunarono in piazza Colombo per assistere al discorso conclusivo della manifestazione, che sarebbe stato tenuto nella tarda mattinata del 2 dal presidente Pertini. Alle 9,30 vari labari, gagliardetti e rappresentanze delle città decorate di medaglia al valor militare, seguite dai rappresentanti della Resistenza, giunti da ogni parte d’Italia, iniziarono il lungo corteo per le vie di Sanremo. Il corteo sfilò in silenzio, mentre la banda del Comune di Sanremo intonava inni partigiani. Giunto il corteo in prossimità del monumento al partigiano, il sindaco Piero Parise, a nome della cittadinanza, depose una corona d’alloro ai piedi dello stesso, mentre un cappellano partigiano recitava delle preghiere e ricordava a tutti che: “Non è un uomo libero chi non rispetta la libertà degli altri uomini”. Dopo l’omaggio al monumento ai Caduti della prima guerra mondiale, il corteo tornò in piazza Colombo, dove prese la parola il presidente Pertini. All’apparire sul palco del vecchio partigiano e “storico” esponente socialista, tra le più di mille persone presenti sulla piazza si fece un silenzio assoluto. Pertini ricordò innanzitutto gli amici che combatterono durante la Resistenza; si soffermò poi sui problemi della scuola e si chiese come mai ai ragazzi venissero ricordate solo le grandi figure del primo risorgimento e lasciate invece in ombra le altrettanto grandi figure del secondo; si sorprese che venissero ricordate le “Mie prigioni” di Silvio Pellico, mentre si sorvolava sulle ultime lettere dei patrioti condannati dai nazifascisti e sulle lettere di Gramsci; si passassero sotto silenzio gli eroismi delle divisioni “Ariete” e “Piave”, della divisone “Acqui” a Cefalonia e a Corfù, dove i loro membri, pur sapendo a cosa andavano incontro, si erano rifiutati di arrendersi ai tedeschi; non si ricordasse l’eroismo del brigadiere Salvo D’Acquisto, che, per salvare la vita a un gruppo di ostaggi civili, non aveva esitato a sacrificare la propria. Pertini fece poi notare come, per dirigere una nazione, per fare politica, fosse estremamente importante avere le “mani pulite”, e bisognasse avere il coraggio di mettere al bando e di punire quelli che le mani pulite non avevano. Soltanto in questo modo la gente del popolo avrebbe avuto fiducia nella classe politica. Ci voleva inoltre giustizia, perché, senza giustizia, si sarebbe ricaduti in quello che era stato il fascismo».

«Secondo Pertini, chi aveva molto, doveva pagare molto, e chi aveva poco, doveva pagare in base a quello che poteva. Non era giusto – proseguì – che vi fossero alti funzionari che andavano in pensione con più di un milione di lire al mese, che percepissero delle liquidazioni di 50-60 milioni al mese, mentre vi erano operai, vedove e impiegati che, arrivati a tarda età, percepivano una pensione che non bastava a sfamarli. Tutto ciò era profondamente ingiusto e alimentava il malcontento, che finiva per diventare concime di cui si nutriva il neofascismo per rialzare la testa. Verso la conclusione del suo intervento, si rivolse ai molti giovani presenti per ricordare che la cosiddetta “contestazione” non l’avevano inventata loro, perché anche Cristo fu un contestatore, come Socrate, e gli stessi uomini della Resistenza erano stati considerati dei contestatori del regime fascista. Ricordò quindi come gli antifascisti fossero stati a suo tempo costretti a far ricorso a metodi violenti, ma li avevano usati contro chi, con le armi, avrebbe voluto sopprimere la libertà in Italia. Ma la Resistenza, concluse Pertini, rimaneva sempre vigile come una sentinella, per il bene del popolo italiano. Un lungo applauso sottolineò la fine del discorso, che suscitò la sincera approvazione da parte della folla presente alla manifestazione» – racconta lo storico Andrea Gandolfo.