Newco uguale fallimento, i sindacati di Riviera Trasporti: «Scelta irrazionale»
«Qualsiasi ulteriore intervento finalizzato a ridurre le retribuzioni dei dipendenti sarebbe macelleria sociale»
Imperia. Le organizzazioni sindacali di Rt chiedono al prefetto di Imperia un incontro per espletare la seconda fase della procedura di raffreddamento e conciliazione avviata ai sensi dell’art. 2 della delibera della Commissione di Garanzia n. 02/13, in quanto la riunione tenutasi con la società il 18 febbraio non ha prodotto nessun risultato relativamente alle problematiche evidenziate nella precedente comunicazione di apertura della procedura di raffreddamento del 16 febbraio 2022.
Con lettera del 16 febbraio, infatti, le organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Uil trasporti, Ugl Trasporti e Faisa-Cisal hanno avviato la procedura di raffreddamento prevista dalla L. 146/1990 e s.m.i, nel rispetto di quanto previsto alla lettera c) art. 2 dell’accordo sottoscritto tra le associazioni datoriali e le organizzazioni sindacali, così come modificato e integrato e richiamato nella delibera n. 18/138 della Commissione di Garanzia. Le organizzazioni sindacali, sul preoccupante scenario che si sta prospettando per il futuro della Riviera Trasporti, chiedono garanzie sul mantenimento in vita dell’azienda tramite il concordato e la certezza dell’affidamento del servizio con la modalità in house alla stessa società.
A seguito della procedura la società ha convocato le organizzazioni sindacali per la prima fase della procedura di raffreddamento, con lettera del 17 febbraio 2022 prot. n. 1126. Per Riviera Trasporti era presente il presidente Giovanni Barbagallo mentre per le organizzazioni sindacali erano presenti Fabrizio loanna per la Filt Cgil, Angelo Casella per la Fit Cisl, Enrico Parodi per la Uil Trasporti, Bruno Zumbo per la Faisa Cisal e Guido Esposito per la Ugl Trasporti. Le organizzazioni sindacali ritengono «irrazionali ed impraticabili operazioni alternative all’affidamento in house del servizio di Tpl a Riviera Trasporti, quali quelle che prevedono la costituzione di una “newco” o l’effettuazione di uno spin off o scorporo societario, che porterebbero inevitabilmente la società al fallimento. Sottolineano che l’ipotesi della “newco”, sebbene evocata anche dalla Corte dei Conti, appare irrazionale, innanzitutto per la finalità indicata, consistente nella riduzione del costo del personale, da attuare mediante l’azzeramento e la revisione della contrattazione di secondo livello. Si tratta di una finalità incongrua, in quanto, come emerge dall’analisi dei bilanci delle aziende di Tpl liguri, il costo medio pro-capite del personale di Riviera Trasporti è tra i più bassi del settore a livello regionale. Pertanto, qualsiasi ulteriore intervento finalizzato a ridurre le retribuzioni dei dipendenti sarebbe incomprensibilmente punitivo, oltre che palesemente ingiustificato, nei confronti di maestranze che, a fronte di un organico sottodimensionato, hanno sempre dimostrato, nonostante le notevoli criticità e il pesante clima di incertezza in atto, un elevato senso di responsabilità nel garantire la funzionalità di un servizio pubblico essenziale come il Tpl. Si darebbe luogo ad un’iniqua macelleria sociale per rimediare agli errori di scelte politiche oltretutto risalenti nel tempo. E si tratta, comunque, di una finalità non legittimamente percorribile, e che quindi darebbe luogo ad un inevitabile ed oneroso contenzioso, in quanto contravverrebbe all’art. 2112 del codice civile ed alle tutele ivi previste per il personale coinvolto in operazioni di trasferimento d’azienda e che darebbe corso soltanto ad altri pesantissimi contenziosi con conseguenze nefaste. In ogni caso, l’operazione pare impraticabile da parte dell’Amministrazione Provinciale, in quanto l’ipotetica “newco”, per potere assumere il servizio, dovrebbe acquisire da Riviera Trasporti o reperire comunque sul mercato sedi, reti, impianti e mezzi, necessitando di essere finanziariamente capitalizzata per non meno di 10 milioni di euro o nell’immediato o nel giro di breve tempo, qualora si procedesse transitoriamente ad un affitto d’azienda. Tale condizione, a differenza dell’eventuale ricapitalizzazione di Riviera Trasporti, che potrebbe anche avvenire mediante il conferimento di immobili, non pare, tuttavia, alla portata della Provincia, che, come rileva la stessa Corte dei Conti, presenta una situazione finanziaria “assai precaria e sottoposta all’attuazione di un Piano di riequilibrio finanziario pluriennale”».
«Sarebbe del resto diabolico perseverare l’errore commesso in passato dagli enti locali, anche in altre aziende pubbliche, quando si è dato vita ad altre società senza dotarle delle risorse finanziarie necessarie ad esercitare efficacemente il proprio ruolo e, oltretutto, fortemente avversate dall’attuale presidente della Provincia. Ma anche l’ipotesi spin off o scorporo, spesso evocata nelle voci di corridoio, appare irrazionale ed impraticabile. Anche in questo caso, infatti, la finalità della riduzione del costo del personale non sarebbe né compatibile, né percorribile e l’unica finalità idealmente perseguibile potrebbe essere la scissione tra una “good company” da salvaguardare e una “bad company” da liquidare. Tuttavia, le ipoteche bancarie gravanti sui principali beni immobili della società non consentono di scindere la parte “buona” del patrimonio aziendale da quella “cattiva”; del resto, far convergere in quest’ultima i debiti verso fornitori rischia di privare la “good company” della possibilità di approvvigionarsi sul mercato dei fattori produttivi necessari (autobus, gasolio, ricambi, ecc.) per proseguire regolarmente il servizio di Tpl. Oltretutto, non va sottovalutata l’incoerenza tra la complessità dell’operazione e i tempi oltremodo ravvicinati sia di presentazione del piano concordatario che di prossimo affidamento del servizio di Tpl, in entrambi i casi previsti entro fine marzo. Di conseguenza, l’unica soluzione che pare ragionevole e percorribile consiste nel garantire la continuità aziendale di Riviera Trasporti, ricapitalizzandola anche mediante un conferimento immobiliare ed affidandole in house il servizio di Tpl. Solo così pare possibile tutelare l’utenza di questo servizio pubblico essenziale ed il personale in esso coinvolto. Del resto, si tratta della soluzione prospettata dalla delibera di indirizzo del Consiglio Provinciale n. 34/2021, votata all’unanimità e, quindi, condivisa anche dall’attuale presidente della Provincia, allorché la situazione aziendale era già ampiamente chiara e nota ed oltretutto espressa dall’Amministrazione Provinciale che, merita ricordano, esercita sulla società l’attività di direzione e coordinamento, con le responsabilità, non solo politiche, che ne conseguono. Oltretutto, qualsiasi altra soluzione vanificherebbe la procedura concordataria, avviata dalla società su sollecitazione della stessa Provincia ed, in specie, dell’onorevole Scajola, come emerge, in particolare, dalla delibera del Consiglio Provinciale n. 28/2021, sperperando il relativo costo, nell’ordine di mezzo milione di Euro. Il Presidente della Società conferma che ad oggi la società è quotidianamente impegnata a portare avanti il piano concordatario, in attesa della conclusione dell’iter da parte della Provincia, per l’affidamento in house del servizio» – sottolineano le organizzazioni sindacali, che pur apprezzando quanto dichiarato dal Presidente, ritengono che le stesse dichiarazioni non siano affatto sufficienti a garantire la continuità della società e ribadiscono che non saranno disponibili ad accettare scenari diversi dall’affidamento in house del servizio e della garanzia dei posti di lavoro, dei livelli occupazionali necessari all’espletamento del servizio e dei livelli retributivi.
Sottolineano inoltre che «l’indebitamento della società arriva da molto distante ed è figlio di scelte della politica che si sono rivelate fallimentari; su tale punto e su molti altri, le organizzazioni sindacali si dichiarano disponibili ad andare fino in fondo, a scavare nelle pieghe del debito e della situazione della società e di scelte risalenti addirittura agli ultimi anni ’90, ed ai primissimi anni 2000 e non permetteranno in alcun modo che tale situazione, ancora una volta, possa ricadere sui lavoratori che, con la sottoscrizione dei contratti aziendali del febbraio 2015 e del 14 settembre 2018, hanno dimostrato grandissimo senso di responsabilità ed accettato condizioni contrattuali che hanno determinato la riduzione di molti turni di lavoro. L’accettazione di contratti di armonizzazione e salari di ingresso che prevedono, addirittura, ben otto anni di lavoro, per il personale neo assunto, senza poter accedere alla contrattazione di secondo livello, già peraltro rivista al ribasso, pur di mantenere in vita la società nella quale i lavoratori hanno sempre creduto. Le parti danno atto che, non essendo stato possibile definire la situazione e non potendo avere risposte certe dalla società, avvieranno la seconda fase della procedura per il tentativo di conciliazione in sede amministrativa, così come previsto all’art. 2 lettera DJ della delibera n. 18/138 , non avendo raggiunto alcuna intesa durante la prima fase di raffreddamento in sede negoziale». Le parti danno pertanto atto di aver esperito la prima fase della procedura di raffreddamento con esito negativo.