L’esule Lino Vivoda racconta a 90anni il suo arrivo a Imperia «che ci accolse come fratelli, tanto che uno di noi divenne sindaco»
Le parole toccanti dell’esule Vivoda, vogliono essere un ringraziamento per Imperia e un ricordo per l’ex sindaco Carlo Gonan
Imperia. La città di Imperia non solo ricorda la tragedia delle foibe, ma porta, nel “giorno del ricordo” una particolare testimonianza da parte di un profugo istriano di 91 anni, Lino Vivoda, che ha raccontato oggi come sia ancora vivo il ricordo della sua fuga e dell’arrivo a in città.
«Voglio ringraziare la gente di Imperia che ci ha accolto come fratelli. Ho vissuto la guerra e le foibe; ricordo il nostro viaggio in treno, e le soste ad Ancona e Bologna, dove l’esercito e la Croce Rossa ci hanno sfamati prima di intraprendere il percorso verso questa città. Voglio ringraziare Imperia perché qui ci hanno accolti come fratelli, tanto che un nostro conterraneo è stato due volte sindaco. Grazie a tuti di cuore».
Le parole toccanti dell’esule Vivoda, vogliono essere un ringraziamento per Imperia e un ricordo per l’ex sindaco Carlo Gonan. Nato a Pola, venne catturato dalle milizie slave e condannato a morte per i suoi sentimenti “fil- italiani” ma graziato all’ultimo secondo. Arrivato a Imperia nel 1949, Gonan partecipò alla vita politica della città nella Democrazia Cristiana, diventando primo cittadino della città.