Sanremo, oggi l’anniversario della morte di Edward Lear o come lo chiamavano i sanremaschi “l’inglese in camicia da notte”
Lo scrittore inglese riposa nel cimitero della Foce a Sanremo
Sanremo. Oggi ricade un particolare anniversario, che riguarda la città dei fiori. Il 29 gennaio 1888 morì a Sanremo Edward Lear, poeta pittore di paesaggi. A ricordarlo è la Famija Sanremesca con un dettagliato post su Facebook tramite la fonte di Gino Guglielmi.
«Edward Lear era nato a Haighgate (Londra) il 12 maggio 1812. Riposa nel cimitero della Foce, sepolto nella terra accanto ad una tomba simile che reca i nomi dei fedeli servitori e amici Giorgio e Nicola Cocali, padre e figlio, albanesi di origini, sepolto il primo a Mendrisio, il secondo lì, accanto al padrone. Stravagante e bizzarro i sanremaschi lo definivano “l’inglese in camicia da notte” per la sua abitudine di indossare un trench biancastro. Ventunesimo di 21 figli, epilettico, bronchitico,non certo avvenente per una caratteristica del volto (naso a bulbo )e per la precoce pancetta che egli metteva in evidenza nelle auto caricature con humor inglese, arrivò a Sanremo nel 1870, da Cannes ove risiedeva, stanco della vita movimentata che lo aveva portato in giro per il mondo, alla ricerca di un soggiorno tranquillo. Si fece costruire una villa che chiamò “Emily”, dal nome di una affezionata nipote presidente in Nuova Zelanda . Ben presto la sua dimora-studio divenne per lui un’ossessione per la costruzione del grand hotel West End che lo privò della vista sul mare. Se ne fece costruire un’altra, alla quale diede il nome di villa Tennyson del tutto identica alla precedente per tema che il suo gatto Foss vi si trovasse spaesato. Autore di entrambe le Ville fu l’ingegnere Giovenale Gastaldi».
Chi era di preciso Edward Lear? «Senza dubbio artista fuori dal comune cominciò la sua attività, per guadagnarsi da vivere, disegnando uccelli per libri specialistici. Le sue doti di persone e di Artista gli valsero l’affetto di molti :la stessa regina Vittoria conquistata dai suoi diari pubblicitari nel 1846 lo invitò prima nell’isola di Wright e poi a Buckingham Palace desiderosa di prendere lezioni di disegno. Nella Sanremo di allora Lear aveva trovato l’agognata pace e serenità che gli permettevano di lavorare tranquillamente intorno ai suoi quadri e ai suoi disegni dalla cui vendita traeva i mezzi per vivere. Lear occupa un posto di rilievo nella cultura britannica e il suo nome gode di una grande popolarità dovuta anche a un altro aspetto della sua personalità artistica: quella di poeta scrittore. Il suo “Book of Nonsense” ovvero una raccolta di 213 strofette umoristiche corredate da altrettanto intonate vignette ebbe un’insperata fortuna. Il ” libro dei nonsensi” ebbe molte successive edizioni e viene tuttora proposto sia in Inghilterra che all’estero; in Italia esiste un’edizione di Einaudi 1970. La fama derivatagli da questa sua fatica oscurò quell’altra di pittore, contrariamente al suo desiderio. Il mito di Lear poggia infatti in gran parte su questo lato della sua opera, per lui secondaria, di fronte a quella più alta e più sua di disegnatore pittore e descrittore di paesaggi».
Eppure alla sua morte in pochissimi si recarano al finerale «Alla sua morte pochissime persone accompagnarono il feretro al cimitero della Foce: vi era sicuramente la moglie del dottor Hassal, suo medico curante col quale intratteneva rapporti di sincera amicizia. L’esecutore testamentario Franklin Lashington, da lui conosciuto a Corfù, venuto a Sanremo raccolse e spedì in Inghilterra il meglio di villa Tennyson, vendendo il vendibile. Ancor oggi Edward Lear viene considerato come uno degli ultimi grandi romantici dell’800».