Furbetti del cartellino, dalla richiesta di risarcimento danni al reintegro al lavoro: gli scenari dopo l’assoluzione
La ricostruzione di un’indagine che ebbe ampia eco mediatica
Sanremo. Dalle possibili richieste di risarcimento danni in sede civile al reintegro al lavoro: la sentenza di assoluzione pronunciata nel primo pomeriggio di oggi dalla Corte di Appello di Genova, che ha confermato le assoluzioni in primo grado, apre nuovi scenari per gli otto dipendenti del Comune di Sanremo finiti a processo al termine dell’indagine Stachanov della Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura di Imperia, con l’accusa di truffa ai danni dello Stato e indebita timbratura del cartellino per la violazione della Legge Brunetta.
Ad essere assolti, anche in Appello, sono quei dipendenti che in primo grado avevano scelto il rito abbreviato ed erano stati assolti, in dieci, dal gup Paolo Luppi. Per otto assoluzioni la Procura aveva presentato ricorso in Appello, ma anche il tribunale genovese ha confermato l’assoluzione «perché il fatto non sussiste».
Resterebbe la possibilità di un ricorso in Cassazione, ma viene ritenuta molto remota in primis per il principio della “doppia conforme”, per cui la sentenza di primo grado confermata in Appello è considerata “non impugnabile”. A detta del collegio difensivo, inoltre, di fronte a una doppia conferma di assoluzione, i doppi motivi non sarebbero sufficienti per adire il terzo grado di giudizio. L’unica chance per ricorrere alla Suprema Corte, sarebbe quella di provare l’illogicità della sentenza di Appello. E per farlo, sempre che sia possibile, sarà necessario attendere che vengano depositate le motivazioni, per le quali il giudice avrà tempo novanta giorni. Poi scatteranno i quarantacinque giorni per un’eventuale impugnazione, trascorsi i quali, la sentenza passerà in giudicato.
Per chi, degli otto dipendenti comunali, non è stato nel frattempo ricollocato o non è ancora maturato il tempo della pensione c’è dunque la possibilità di reintegro. Dall’ottobre del 2015, quando scattò il blitz delle Fiamme Gialle negli uffici comunali di Sanremo, la vita di quei dipendenti è completamente cambiata. Ne è esempio il caso più emblematico, quello di Alberto Muraglia, l’agente della polizia municipale in servizio al mercato coperto balzato agli onori della cronaca come “il vigile in mutande”. Le immagini dell’uomo che timbrava il cartellino in slip, appena uscito dall’alloggio di servizio al mercato, per poi rientrare in casa, hanno fatto il giro del mondo. Secondo l’accusa, Muraglia tornava a dormire, mentre per il giudice dopo aver timbrato, indossava la divisa e svolgeva regolarmente il proprio lavoro. Oggi, l’ex agente, lavora in una officina di sua proprietà e non è escluso che tramite il suo legale, Alessandro Moroni, in un prossimo futuro non richiederà i danni d’immagine.
Due gli ex dipendenti nel frattempo andati in pensione: l’ex coordinatrice degli asili nido Patrizia Lanzoni, nei cui confronti la Corte di Appello di Genova aveva confermato il licenziamento, e l’ex impiegato dell’archivio Maurizio Di Fazio.
Ha continuato a lavorare in Comune Roberta Peluffo, ex funzionario del servizio Appalti, difesa dall’avvocato Eugenio Aluffi. Sempre in Comune anche Luigi Angeloni, funzionario del servizio Economato.
Discorso a parte per Sergio Morabito, ex impiegato dell’Anagrafe che, come sottolineato dal suo legale, l’avvocato Giuseppe Pugliese, è l’unico dipendente a non aver impugnato il licenziamento. «Stiamo pertanto considerando l’ipotesi di riaprire il suo procedimento disciplinare», spiega il legale. Non si esclude, dunque, un suo futuro reintegro in Comune.
Per l’ex idraulico Paolo Righetto, difeso dall’avvocato Carlo Ruffoni, si attende a febbraio una nuova udienza in sede civile contro il licenziamento. «Produrrò il dispositivo della Corte di Appello che al novantacinque per cento non dovrebbe essere impugnato – considerata la doppia assoluzione», dichiara l’avvocato.
I FATTI. Trentacinque persone arrestate, otto con l’obbligo di firma, settantacinque indagati. Sono questi i numeri dell’operazione “Stachanov” che culminò il 22 ottobre 2015. I reati contestati erano assenze sul lavoro, uso indebito del cartellino, truffa aggravata ai danni dello Stato e falso. Parallelamente all’inchiesta giudiziaria, in Comune partì l’attività della Commissione Disciplinare, che in pochi mesi emise portò a 32 licenziamenti, 98 sospensioni, 21 sanzioni, 19 rimproveri e 28 archiviazioni, comprendendo nel numero anche dipendenti non direttamente coinvolti nell’inchiesta penale ma ‘puniti’ dall’amministrazione per ‘omesso controllo’.
Nell’agosto 2017 il pm chiese il rinvio a giudizio per 35 persone. Nel gennaio 2020 durante l’udienza preliminare furono dieci le assoluzioni in rito abbreviato, 16 patteggiamenti con pene dai 10 ai 19 mesi e16 rinvii a giudizio. Tra le assoluzioni anche quelle dell’ex vigile urbano addetto al Mercato Alberto Muraglia, che venne immortalato dalle videocamere della Gdf mentre timbrava il cartellino in mutande. Il 30 settembre 2021, all’esito del dibattimento, su sedici imputati, quindici sono stati condannati, con pene variabili dagli 8 mesi ai 3 anni e 7 mesi, e uno assolto.