Bussana Vecchia, tramonta il sogno degli artisti “Lo Stato ci ha sconfitti, ma lasciateci vivere qui”

22 gennaio 2022 | 07:00
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Bussana Vecchia, tramonta il sogno degli artisti “Lo Stato ci ha sconfitti, ma lasciateci vivere qui”

I resilient pronti a rinunciare ad ogni pretesa sul borgo in cambio di una concessione abitativa

Bussana Vecchia. «E’ una sconfitta? Certo che è una sconfitta, ma continuare a buttare soldi in avvocati, senza nessuna garanzia di successo, non ha più senso». A dirlo sono gli artisti di Bussana Vecchia, frazione del Comune di Sanremo, villaggio d’arte e mestieri.

E’ amaro l’epilogo, dietro l’angolo, della battaglia ultradecennale imbastita dei “resilient” contro lo Stato che li vuole mandare via. Resilient, ovvero quel che rimane di una comunità di artisti provenienti da mezza Europa e non solo che con passione ha riportando la vita nella frazione devastata dal terremoto del 1887. Dopo decenni di carte bollate e vane speranze di ottenere il diritto di proprietà sugli immobili occupati e ristrutturati a proprie spese, due resilienti su tre hanno dato mandato ai rispettivi legali di intavolare un’ultima trattativa con il Demanio, con l’obiettivo di porre un freno ai contenziosi aperti e limitare l’impatto degli indennizzi chiesti a titolo di canone di occupazione.

A partire dalla scorsa estate, i resilienti – salvo pochi stoici, disposti ad andare fino in fondo – hanno riunito in un unico elenco circa 40 nominativi di coloro che si sono convinti, a malincuore, che è meglio alzare bandiera bianca piuttosto che continuare a sfidare oltre la strapotenza dello Stato. Quello stesso Stato che per anni ha ignorato quanto stava accadendo sotto i propri occhi, svegliatosi di soprassalto appena si è presentato il momento giusto per battere cassa. Indennizzi da capogiro, fino a 140 mila euroa testa, piombati come un fulmine a ciel sereno sulla comunità locale.

La sofferta scelta di rinunciare al contenziosi, e ai presunti diritti di proprietà, è maturata tenendo conto delle probabilità a favore che una vertenza legale di tale portata – per l’affermazione del diritto di usocapione praticamente su un intero borgo – potesse giungere ad un lieto fine. I precedenti sono più che sconfortanti. C’è chi è da 40 anni in causa con il Demanio e ha speso decine di migliaia di euro per niente. Fino al settembre 2020, quando il tribunale di Genova, nella seconda sentenza emessa sul caso indennizzi, ha condannato al rilascio immediato degli immobili una coppia di artisti.

Secondo i giudici del capoluogo, la coppia (di cui alla causa è sopravvissuta solo la moglie), non può vantare nessun diritto sulla propria casa e anzi deve riconoscere al Demanio un indennizzo per averla occupata negli ultimi 10 anni. La richiesta formulata dagli avvocati difensori, a che venisse dichiarato l’usocapione decennale o ventennale e, in alternativa, riconosciuto l’atto di vendita con il quale gli artisti avevano acquistato l’immobile, si è scontrata con la tesi molto più semplice secondo cui il patrimonio dello Stato è indisponibile. Ergo, anche se terremotati e abbandonati, i beni di Bussana Vecchia non possono essere usocapiti o ceduti tra privati. In virtù del fatto che il Demanio, nel 1983, si era dichiarato proprietario dell’intera frazione. Una pronuncia diametralmente opposta a quella che solo l’anno prima, nel 2019, avevano emesso i magistrati del tribunale di Imperia, accogliendo, in primo grado, il ricorso di una residente contro gli indennizzi.

Queste ed altre esperienze hanno convinto molti a cercare un’ultima, ma non disperata, conciliazione con il Demanio. I legali sono stati incaricati di trattare mettendo sul piatto la rinuncia ad ogni pretesa, in cambio di poche semplici cose: la sospensione dell’iscrizione a ruolo degli indennizzi, la rimodulazione al ribasso delle somme chieste dallo Stato ed il fondamentale riconoscimento di una concessione abitativa agli occupanti che possa offrire loro una foglio scritto utile anche solo per poter chiedere un mutuo. Il senso di tutto ciò è crudo come la realtà: gli artisti rimasti a Bussana Vecchia non sono più i giovani di un tempo che avevano contribuito, da soli, alla rinascita del borgo. Chiedono solo di continuare a vivere, qui, in pace, pagando quanto dovuto nel limite del possibile, compreso un canone per il futuro da stabilire di comune accordo.

Il piano di valorizzazione. La rinuncia ad ogni pretesa, da parte dei resilienti, si è resa indispensabile per accreditare un concreto intervento pubblico su Bussana Vecchia. Da quando il Demanio aveva ripreso a fare pressione sul Comune affinché questo acquisisse il borgo terremotato (in larga parte formalmente inagibile), il grande scoglio, per una soluzione della vicenda, era rappresentato dal dedalo di contenziosi aperti e mai risolti. Parallela c’era la questione fondi. Ecco perché i “resilient” hanno fatto appello al principio del male minore, comunicando al Comune che c’è una disponibilità diffusa a trovare un nuovo accordo. Comunicazione rimasta senza riscontro.

Il penultimo tentativo di mettere insieme i resilienti l’aveva fatto l’ex segretario comunale Tommaso La Mendola, proponendo agli interessati la costituzione di un’associazione del terzo settore per prendere in concessione diretta il borgo. Un’operazione troppo ambiziosa, tramontata sul nascere. L’opportunità di ottenere cospicui finanziamenti è sfumata per poco, sempre a causa dell’ingarbugliato status legale degli artisti che risiedono a Bussana Vecchia: i 15 milioni di euro che di recente Regione Liguria e Comune si sono “conquistati”, vincendo un bando del ministero destinato alla riqualificazione urbana, in un primo momento sarebbero dovuti essere destinati in tutto o in parte a Bussana Vecchia e invece sono andati sulla Pigna.

L’ultima spiaggia è l’istanza di accesso ai fondi “Attrattività dei borghi M1C3 Turismo e Cultura” del Piano Nazionale di Ripresa e resilienzafirmata ieri dal sindaco Alberto Biancheri. Solo un progetto per Regione sarà premiato. Il piano di valorizzazione dall’architetto Maria Carmen Lanteri del Fai, su cui il Comune basa le sue speranze di recupero, prevede un investimento complessivo di 27 milioni di euro, di cui 20 totalmente a carico del PNRR, spalmato su 4 anni, dal luglio 2022 al dicembre 2026.

Si partirebbe con l’avvio delle indagini archeologiche, geologiche e statico strutturali sulle unità edilizie. Quindi l’individuazione delle criticità e prime opere di messa in sicurezza del territorio. Poi interventi sulle pavimentazioni e realizzazione dei sottoservizi. Illuminazione pubblica.
Formazione di una via di comunicazione per mezzi di emergenza su percorso pedonale esistente da Via delle Fonti a piazza Bauda. Ancora, il restauro del castello con realizzazione di giardino pubblico e il ripristino del percorso storico a monte, degli spazi dell’ex acquedotto sottostanti piazza Bauda, dell’antico ospedale, la messa in sicurezza e recupero degli edifici e delle unità edilizie compresi tra Via Vallao, Via Geva, piazza della Chiesa, Porta Bauda e piazza Bauda,

Contributi a favore delle micro, piccole, medie imprese localizzate o che intendono insediarsi nel borgo, una strategia per la promozione e comunicazione turistico/culturale, la messa in sicurezza della Chiesa di Nostra Signora Maria delle Grazie, di Sant’Egidio e dell’oratorio di San Giovanni, un nuovo parcheggio interrato da realizzarsi in partenariato pubblico privato.

Nel progetto è previsto anche il coinvolgimento delle comunità locali. “La condivisione degli obbiettivi dei progetti per la valorizzazione e il recupero di Bussana Vecchia con gli abitanti, la comunità di artisti, i gestori delle attività economiche e gli eventuali investitori è indispensabile per lo sviluppo del progetto in modo partecipato e trasparente”, si legge nel piano. “Il ruolo di una cittadinanza attiva sia nella condivisione dei singoli progetti da attuarsi sul bene, sia nella futura gestione delle attività, degli eventi, e degli spazi comuni a carattere pubblico è da intendersi come elemento indispensabile per la gestione da parte di una comunità capace di identificarsi nel contesto e avviare un modello di sviluppo sostenibile”.