Il caso

Ventimiglia, barista aggredito per il green pass: tre uomini denunciati dalla polizia

Dario Trucchi, presidente Confcommercio, chiede più tutele per la categoria

aggressione barista ventimiglia

Ventimiglia. Sono stati identificati e denunciati per lesioni aggravate a poche ore dal fatto, i tre italiani che nel tardo pomeriggio di ieri hanno massacrato di botte il barista del bar “Di cotte e di crude”, in via Tenda a Ventimiglia. Movente della brutale aggressione, è stata la richiesta di esibire il green pass che l’uomo ha fatto agli avventori per poterli far accomodare all’interno del locale, come previsto dalla norma governativa.

Gli agenti del commissariato di polizia di Ventimiglia si sono subito messi sulle tracce degli aggressori, che erano fuggiti, rintracciandoli poco dopo. Si tratta di tre ventimigliesi, tutti già noti alle forze dell’ordine, di 30, 35 e 69 anni, tra cui un commerciante di frutta e verdura e un altro pensionato. Non solo si sono rifiutati di esibire il certificato verde richiesto, ma dalle parole sono presto passati alle mani, picchiando l’uomo con calci e pugni e prendendolo a sediate: l’uomo, portato in ospedale, è stato medicato e dimesso con una prognosi di 15 giorni.

Sull’episodio è intervenuto il sindaco Gaetano Scullino: «Siamo davanti ad un fatto molto grave. È disumano aggredire un barista mentre fa il proprio lavoro solo perché, giustamente, chiede di mostrare il green pass». Il primo cittadino ha espresso «Massima solidarietà al barista aggredito: il suo coraggio e la sua professionalità sono un esempio per tutti noi». Mentre il presidente della Confcommercio di Ventimiglia, Dario Trucchi, condannando l’aggressione ha chiesto anche maggiori tutele per chi lavora nella ristorazione: «Un gesto da condannare senza alcun dubbio, esprimendo tutta la nostra solidarietà al collega ferito – ha detto –. Questo episodio ripropone anche il problema dei controlli cui siamo delegati. Facciamo rispettare le regole anche per non chiudere nuovamente le nostre attività e ci mettiamo tutta la nostra buona volontà, ma non siamo pubblici ufficiali. È importante che anche gli imprenditori vengano tutelati e che, a fronte delle responsabilità che ci vengono assegnate, venga garantita la nostra sicurezza».

 

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