Dopo 30anni va in pensione Francesco Frontirrè, il bilancio dello storico direttore delle carceri di Sanremo e Imperia
«La mia gratitudine va a tutto il personale che ha con me collaborato e se vi sono stati risultati positivi ciò è anche merito loro».
Sanremo-Imperia. Lo storico direttore del carcere di Sanremo e Imperia, Francesco Frontirrè sarà in “quiescenza”, ovvero in pensione, a partire dal 1° gennaio 2022 dopo un periodo ultratrentennale trascorso da uomo libero, ma con la responsabilità di gestire, comprendere e vivere con chi è stato escluso e isolato dal contesto sociale.
Una scelta maturata in ambito universitario, che dopo una tesi sul’ “Ordinamento penitenziario”, discussa con il giurista e “docente scomodo” Vittorio Grevi, lo ha portato al primo incarico da vicedirettore penitenziario a Padova e a Firenze e quindi direttore di Pianosa Isola, con l’incarico di riorganizzarla, per approdare nel 1992 in Liguria alla casa circondariale di Savona. Per il continuo evolversi di incarichi, Frontirrè ha dovuto ricoprire più sedi in contemporanea come racconta con velata malinconia: «La mia sede fissa a partire dal 1996 è sempre stata Sanremo a cui si sono aggiunti diversi altri incarichi di reggenza, determinati da esigenze dell’amministrazione penitenziaria e per le quali ho sempre dato piena disponibilità. In Lombardia: Lecco e Milano San Vittore. In Toscana: Pisa, Sardegna: Tempio Pausania. In Piemonte: Cuneo. Dal 2012 ad Imperia dove ne ho assunto la titolarità nel 2020, sede condivisa nel corso del 2021 con la reggenza dell’Istituto di Cuneo».
Nel 1996 il direttore seguì il passaggio dalle carceri, ormai invivibili, di Santa Tecla, al nuovo Complesso Penitenziario di valle Armea: il “carcere di lusso”, come era stato definito all’epoca, dove ai detenuti era permesso avere “addirittura” un frigo in cella, cosa all’epoca inaudita. Un lungo matrimonio quello sanremese definito da alcuni la “creatura” del direttore. Frontirrè ricorda: «Abbiamo aperto l’istituto di Sanremo insieme al Comandante dell’epoca, Ispettore Giovanni Carta, con un organico di 150 uomini e una elevata percentuale di personale giovanissimo che ho visto crescere e verso i quali nutro profondo affetto e gratitudine, per quanto hanno dato e che certamente daranno. La mia gratitudine va a tutto il personale che ha con me collaborato e se vi sono stati risultati positivi ciò è anche merito loro».
Un carcere difficile quello sanremese, che Frontirrè ha evitato di mettere sotto i riflettori: «per 16 anni Sanremo ha visto la presenza di detenuti collaboratori di giustizia, i pentiti, e dei cosiddetti “protetti” per reati di riprovazione sociale, alcuni dei quali particolarmente efferati e che hanno avuto particolare risonanza mediatica. Ho sempre cercato di mantenere riserbo e discrezione sia per una sorta di privacy dei detenuti sia per il doveroso rispetto delle famiglie delle vittime».
In questi lunghi anni non sono mancate le polemiche, che a partire dal prossimo gennaio si troveranno spiazzate senza il “bersaglio” storico: «ho sempre accettato la critica, distinguendo però quella costruttiva da quella tossica, mirata più alla persona che all’Istituzione».
Cosa farà il direttore dopo oltre tre decenni trascorsi tra vite e cancelli che scorrono, fra storie e le classiche richieste ironiche dei conoscenti , di poter riservare “in caso succedesse qualcosa” una cella singola e vista mare? «Sto andando a scuola perché devo imparare cosa devo fare da grande. Prenderò una pausa breve, non posso stare inerte, e continuerò, se ve ne saranno le condizioni, ad interessarmi di sociale. Lo escludo nell’ambito penitenziario. Ho trascorso anche io metà della mia vita fra quattro mura. Ora mi dedicherò a chi e fuori».