San Romolo rastrellata dai nazifascisti, Calvino in prigione a Santa Tecla

16 novembre 2021 | 18:46
Share0
San Romolo rastrellata dai nazifascisti, Calvino in prigione a Santa Tecla
San Romolo rastrellata dai nazifascisti, Calvino in prigione a Santa Tecla
San Romolo rastrellata dai nazifascisti, Calvino in prigione a Santa Tecla

Ricordato l’anniversario del tragico episodio accaduto il 15 novembre del 1944

Sanremo. Ricorreva l’anno 1944, mese di novembre e i tedeschi preparavano la ritirata alzando il livello di recrudescenza contro la residenza partigiana tra i monti del Ponente. A ricordare i tragici giorni del “rastrellamento di San Romolo” è stata l’oratrice Daniela Cassini, intervenuta, su invito dell’Anpi sezione Pesavento, in occasione della cerimonia che si è tenuta questa domenica nella chiesa di San Romolo, di fronte alla lapide in memoria delle vittime.

Presenti l’assessore alla Cultura Silvana Ormea per il Comune, gli Alpini del gruppo di Verezzo e alcuni soci dell’associazione partigiani. Quel 15 novembre passò alla storia della resistenza sanremese come uno dei più bui. «Furono uccisi 5 partigiani dei Gap, valorosa brigata comandata da Aldo Baggioli (Cichito), 18 anni, eroe bello e spietato, come raccontato da Italo Calvino nel suo Ricordo dei Partigiani vivi e morti pubblicato su La Voce della Democrazia del 1 maggio 1945», ha esordito Cassini nel suo discorso. «Con lui furono massacrati i partigiani Giovanni Battista Buschiasso (23 anni), Giovanni Battista Giordano (33 anni), Aldo Petenatti (33 anni) e Giobatta Piombo (35 anni). Poi altre 6 vittime innocenti, operai della vicina Funivia, torturati e infine gettati a mare tra il 16 e il 17 novembre: Mario Bombardieri, Pietro Bonfante (ostaggio politico), Carlo Luison, Luigi Maitonio, Antonio Negro, Giobatta Semeria».

«Il 15 novembre a San Romolo risultano presenti anche il partigiano Miscia Nicolic, rimasto illeso e fuggito, e Rovella Dario (Lori), testimone oculare, catturato e deportato nelle carceri di Genova. Proprio dalle parole di Rovella conosciamo il racconto di quella infausta giornata. Il 15 novembre – continua l’oratrice – il comando della brigata si era rifugiato nel dopolavoro di San Romolo. Alle 6.30 del mattino si scatena l’inferno: voci e rumori, urla e spari, i tedeschi armati che corrono da tutte le parti grugnendo come maiali inferociti. Vengono straziati lì, in momenti, diversi Giordano Baggioli, Giovanni Piombo e gli altri. Nella frazione si scatena una vasta distruzione di case, una razzia di animali, un centinaio di prigionieri catturati. Il dopolavoro viene incendiato. Il mattatoio prosegue a Santa Tecla con torture, fucilazioni, annegamenti il 16 e il 17 novembre. Dario Rovella resta in prigione 5 mesi, riesce poi a fuggire e partecipa alla Liberazione«.

In quell’episodio risultano coinvolti anche i Calvino. «Italo Calvino il 15 novembre si trovava a San Giovanni (sotto San Romolo) nella proprietà della famiglia, viene catturato come renitente alla leva, portato a Santa Tecla – dove era presente in carcere il padre Mario Calvino – vi trascorse 3 giorni, poi fu arruolato e trasferito al Deposito Provinciale di Imperia come scritturale. Riesce quindi a fuggire, si ricongiunge ai partigiani con il fratello Floriano e partecipa alla fase drammatica e finale della lotta, alla battaglia di Bajardo, fino a scendere a Sanremo il 25 aprile», – conclude Cassini.

lapide partigiani san romolo