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Pagano cento euro per un green pass falso, ma è una truffa: venti gli imperiesi raggirati

27 novembre 2021 | 10:10
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Banda del certificato verde sgominata dalla Guardia di Finanza

Imperia. Non solo avevano pagato 100 euro, tramite criptovaluta e bitcoin, ma avevano fornito i propri documenti di identità nella speranza di ottenere un Green Pass senza sottoporsi né alla vaccinazione anti Covid-19 né al tampone: sono una ventina i cittadini no vax residenti in provincia di Imperia raggirati da un’organizzazione criminale attiva sul canale Telegram, che prometteva l’emissione di certificati verdi falsi in cambio di soldi.

A sgominare la banda di truffatori sono stati i finanzieri del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche coordinati dal colonnello Gian Luca Berruti e dalla Procura della Repubblica di Milano, nell’ambito di una complessa e innovativa indagine del IV Dipartento Frodi e Tutela del Consumatore – Cybercrime. Un’importante operazione, quella delle Fiamme Gialle, volta a contrastare il fenomeno delle truffe del “green pass”, che ha portato ad identificare gli ideatori e materiali esecutori dell’illecita attività. Al momento, in tutta Italia, gli indagati sarebbero quattro, alcuni di questi risiedono in provincia di Genova.

Nessuno dei truffati ha sporto denuncia: i militari della Guardia di Finanza hanno trovato i documenti di identità nel corso delle perquisizioni, risalendo così all’identità delle vittime. Un’indagine complessa, resa possibile anche grazie agli strumenti di investigazione Bot e Avatar, di ultimissima generazione, messi in campo e all’ausilio fornito dal team di investigazioni informatiche di Group-IB, partner tecnologico di Interpol ed Europol, combinati a un innovativo e dinamico monitoraggio “real time” della rete e all’applicazione di tecniche di indagine all’avanguardia da parte dei militari della Guardia di Finanza: strumenti che hanno consentito di individuare e perquisire diversi cittadini italiani in Veneto, in Liguria, in Puglia e in Sicilia, amministratori degli account Telegram, che promettevano a numerosissimi “clienti” di fornire green pass autentici, muniti di codici QR perfettamente idonei a superare i controlli imposti dalle norme vigenti. I truffatori, che assicuravano l’autenticità del green pass grazie a una presunta complicità di personale sanitario e che garantivano agli utenti la formula “soddisfatti o rimborsati”, richiedevano il pagamento del titolo rigorosamente in criptovalute.

Le indagini hanno consentito di smascherare i membri dell’organizzazione criminale – i quali hanno immediatamente ammesso le proprie responsabilità – ricostruirne completamente la rete della clientela e sottoporre a sequestro i profitti illeciti in criptomoneta. Bitcoin ed Ethereum erano quelle preferite.

Determinante, infatti, è stato il rinvenimento sui numerosi device degli indagati – sequestrati prima e analizzati poi – di fotografie di documenti di identità e tessere sanitarie di numerosi soggetti, referti attestanti la negatività ai tamponi naso-faringei, attestazioni false di compiacimento di clienti per i green pass contraffatti e, soprattutto, chat da cui emerge, in maniera eloquente, il subdolo modus operandi adottato dall’organizzazione criminale.

Numerosissimi gli utenti della rete che – allo scopo di eludere le norme a tutela della collettività emanate dal legislatore per contrastare l’evolversi della pandemia in atto – attratti dall’idea di poter acquistare un green pass senza averne titolo per un costo di 100 euro, oltre ad aver perso la somma pattuita, hanno anche superficialmente condiviso i propri documenti di identità, esponendosi a elevati rischi circa un utilizzo illecito degli stessi.