Una giornata al museo. Come cambiano le regole della cultura con il green pass
Daniela Gandolfi: «Molti musei civici e statali in Liguria stanno lavorando per creare una rete: permetterebbe di avere un’azione di coordinamento più ampia».
Anche i musei cambiano veste dopo il lockdown e le norme imposte dal Covid hanno aperto le porte della cultura ai social e ad una nuova concezione di comunicazione.
La dottoressa Daniela Gandolfi, responsabile dell’Istituto degli studi liguri, che comprende i musei di Diano Marina, Ventimiglia, Savona, Finale Ligure e Acqui Terme spiega come sono cambiate le regole, le visite e i musei stessi.
«I musei hanno sempre lavorato anche quando erano chiusi. Nel periodo di non apertura al pubblico abbiamo imparato a comunicare sempre maggiormente attraverso i canali social. Questo ha coinvolto soprattutto le scuole, con cui sono stati avviati progetti a distanza, visite e percorsi virtuali. Abbiamo arricchito i nostri siti per mantenere un rapporto con il territorio ma anche con la comunità scientifica ed abbiamo ampliato le traduzioni per i visitatori internazionali, aggiungendo anche la lingua russa».
I musei hanno diverse funzioni e nel corso del lockdown sono state implementate «si va dall’offerta didattica a quella turistica e a quella di conservazione del territorio. Il museo di Diano Marina, ad esempio, ha restituito al golfo una storia importante che ha radici nel periodo paleolitico. Le scoperte avvenute negli anni ’60 e ’70 non hanno saputo conciliare sviluppo edilizio e conservazione. E’ un peccato per la storia della comunità ma anche per l’offerta turistica».
Prima il lockdown, ora il green pass. Cosa cambia nel modo di vivere i musei? «Non abbiamo avuto alcun problema sotto questo punto di vista, tutti i visitatori dei musei esibiscono il green pass ancor prima che gli venga chiesto. Abbiamo però imparato a riscoprire ed apprezzare anche gli spazi esterni, che diventano sempre più un valore. I visitatori iniziano a tornare e la nostra offerta sarà sempre più variegata: dai laboratori didattici con le scuole, alla collaborazione con i biologi marini, alle conferenze. Un’ampia sezione del nostro museo è dedicata alle anfore vinarie, un ottimo connubio con l’associazione italiana sommelier di Imperia per raccontare la storia del vino e la cultura del territorio».
Cosa si può fare concretamente per sostenere i musei? «Molti musei civici e statali in Liguria stanno lavorando per creare una rete: se ne è parlato a lungo e spesso ma non è ancora una realtà. La rete permetterebbe di avere un’azione di coordinamento più ampia. Ad esempio, comprando il biglietto a Diano Marina, il visitatore potrebbe avere un’entrata ridotta a Sanremo o Ventimiglia. Le distanze in Liguria sono piccole, dobbiamo essere noi a facilitare la mobilità. Sarebbe infine un’ottima idea che i musei venissero sponsorizzati tramite le strutture ricettive: il mare e la spiaggia sono fondamentali per il turismo ma chi viene in vacanza potrebbe apprezzare maggiormente l’offerta culturale dei musei».