“Tipica” accoglienza ligure al Palafiori, lì la mascherina la devono indossare tutti: «ANCHE I FRANCESI»

C’è scritto su di un avviso all’ingresso pedonale del parcheggio del Palafiori di corso Garibaldi, affisso sulla cassa automatica
Sanremo. Al Palafiori spunta un avviso che trasuda “tipica” accoglienza ligure da tutti i pori. Non quella a sana vocazione turistica foriera di commercio, al contrario (da cui le virgolette) il celeberrimo modello del “torta di riso finita” reso famoso dal gruppo comico “I Pirati dei Caruggi”. I loro sketch, passati anche in televisione su Colorado Cafè e ambientati tra Genova e Savona, narrano di turisti stranieri puntualmente maltrattati, con un unico piatto sul menù al ristorante che, come si è detto, finisce puntualmente. I siparietti ironizzano sui tanti liguri che di “furesti” non ne vogliono proprio sentir parlare, anche quando (spesso) portano “palanche”. Tutti luoghi comuni e dicerie sui liguri? Nel caso matuziano sicuramente no e ci sarebbe anche poco da ridere.
All’ingresso pedonale del parcheggio del Palafiori di corso Garibaldi, affisso sulla cassa automatica, è apparso nei giorni scorsi un cartello scritto in tre lingue. Nella parte italiana dice che è obbligatorio l’uso della mascherina. Poi in caratteri grandi, sia in inglese che in lingua d’oltralpe, c’è semplicemente scritto «anche i francesi». Che neanche a dirlo sono, nell’estremo ponente, una manna per il comparto turistico/ricettivo. E quindi perché non maltrattarli all’ingresso del principale parcheggio coperto del centro città. Forse non tutti i cugini confinanti sanno che bisogna indossare la mascherina? E perché farlo sapere anche a chi sa l’inglese?
Chi mastica la lingua di Shackespeare è poi, probabilmente nell’immaginario dell’ignoto affissore, il resto dei già citati “furesti”. Partendo dai piemontesi per arrivare ai tedeschi, passando per russi, cinesi, giapponesi, americani e arabi (anche quelli ricchi) ritornando in patria a, per esempio, i bergamaschi. Giusto per citare chi, a Sanremo, ha spesso portato, porta e porterà delle già dette “palanche” da turista. E poi ci sono gli inglesi, che l’idioma è loro. Che nell’omonima via, quando a fine ‘800 i matuziani inventavano il turismo, costruirono delle ville allo stato dell’arte.
Tornando più prosaicamente all’avviso, questo è in degli spazi di proprietà municipale, non è chiaro con quale intento, né da chi sia stato prodotto, scritto ed esposto. Ad oggi potrebbe essere stato anche rimosso (le foto sono di ieri) ma fatto sta che in una pertinenza pubblica di quell’importanza e valenza cittadina, con sopra il parcheggio l’edificio del Palafiori e i suoi molteplici visitatori, una scritta del genere sta proprio male e dà un messaggio che svilisce l’immagine della Città dei Fiori.