Prosegue il visionario progetto internazionale, in viaggio nel Mediterraneo, dedicato ai rifugiati, ideato dalla poetessa Laura Fusco
Sanremo. Il 28 e 29 ottobre lungo la costa di fronte a Sanremo la poesia è protagonista di #Words 4 a World. Prosegue il visionario progetto internazionale, in viaggio nel Mediterraneo, dedicato ai rifugiati, ideato dalla poetessa Laura Fusco.
La dinamica è la stessa in ogni tappa: una o più barche veleggiano, con a bordo l’installazione che dà il titolo al progetto: registrazioni sonorizzate di testi in italiano, francese, inglese, arabo, spagnolo. Ma ogni tappa ha anche aspetti di unicità e coinvolge enti e collaboratori locali. L’evento sanremese è reso possibile grazie al Centro Impastato di Sanremo, in particolare all’impegno del suo presidente Claudio Porchia e di Roberto Pisani, che veleggerà con la sua imbarcazione in risposta alla call lanciata dalla Fusco il 30/6 a Savona, per fare viaggiare Words 4 a World in città e porti del Mediterraneo «perché da tomba (ri)diventi culla di nuovo impegno».
«I rifugiati sono ad alto rischio di cadere nella rete della criminalità e delle mafie». E così diventa simbolica e importante la collaborazione con il Centro Impastato di Sanremo, che nel 2008 aveva organizzato la prima veleggiata nazionale antimafia da Sanremo a Cinisi, e con Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato di Cinisi (Pa), nella persona di Giovanni Impastato. I testi dell’installazione sonora trattano il tema dei rifugiati o sono di rifugiati: i poemi della poetessa Laura Fusco, tratti da Nadir e Liminal, vincitore di un English Pen Award, pubblicati in Francia e in Uk, accanto a testi del poeta iracheno Chawki Abdelamir, per 35 anni esule tra Algeria, Yemen e Parigi e oggi residente in Libano, consulente Unesco a Beirut e Bagdad, e del poeta siriano Amir Darwish, nato ad Aleppo e rifugiato durante la seconda Guerra del Golfo in Uk.
Il potere della parola è da sempre rivendicato da Fusco «come strumento per inserirsi nelle maglie del presente e della Storia per cambiarli». E’ in questo segno che, dopo le collaborazioni con Amnesty e Libera, le iniziative internazionali in difesa dei diritti di donne e vittime di conflitti e per l’ambiente e «il suo viaggio di donna tradonne migranti per dare loro voce», stavolta affida i suoi versi e il suo progetto al Mediterraneo, dove quest’anno sono già in centinaia i migranti morti.
L’impasto di suoni e parole dell’installazione, sonorizzate e mixate dal musicista Marazzi, emerge da quello di fondo delle onde, a restituire l’esperienza delle voci dei migranti raccolte durante i salvataggi o quando approdano. «Ho voluto fare uscire la poesia dai luoghi protetti in cui normalmente si legge o si ascolta e farla risuonare in mare aperto, nei luoghi e nelle condizioni di chi su quel mare è morto o ha perso i propri cari perché sia la bellezza a cambiare lo sguardo e la Storia» – dice Fusco.
«Un progetto – continua Fusco – tutto giocato sul rovesciamento, dove diventa positiva la versione della Babele linguistica: nell’installazione ogni lingua non solo coesiste, ma anzi, passa il testimone all’altra, valorizzandola, mentre i “barconi della morte” diventano imbarcazioni che portano al largo i racconti e la determinazione a resistere dei sopravvissuti, diventando simboli di vita e di questo nuovo lavoro».