Olivetta San Michele, il sindaco scrive a prefettura e Regione: «Siamo prigionieri e ostaggi di un semaforo, ma c’è di peggio»

12 ottobre 2021 | 18:19
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Olivetta San Michele, il sindaco scrive a prefettura e Regione: «Siamo prigionieri e ostaggi di un semaforo, ma c’è di peggio»

Il rischio concreto è che la Val Roja resti completamente isolata

Olivetta San Michele. Non c’è solo il semaforo davanti alla galleria tra Trucco, frazione di Ventimiglia, e Airole, a rendere impossibile la vita agli abitanti della val Roja. A dichiararlo, in una missiva inviata al prefetto vicario, Maurizio Gatto, e al governatore della Liguria, Giovanni Toti, è il sindaco di Olivetta San Michele Adriano Biancheri: «Da oltre quattro anni siamo prigionieri e ostaggi di un semaforo posto sulla SS20 che conduce e ai paesi nel versante italiano dell’Alta Val Roja e alla parte francese, ma questo oggi purtroppo non è più il problema principale. E spiego il perché», si legge nella lettera indirizzata alle autorità.

«A seguito dell’evento catastrofico del 2-3 ottobre 2020 – spiega Biancheri – Ancora oggi siamo obbligati a sopportare la lunga attesa del semaforo e, cosa ancora più grave, a transitare su di un terrapieno costituito da materiale “sciolto”. Questo manufatto è immediatamente a contatto con il fiume Roja, sicché una minima crescita del letto del fiume potrebbe spanarlo via con estrema facilità, isolando l’intera valle italiana e francese – le uniche vie alternative sono ad alta quota non certo percorribili nei mesi invernali – nell’ipotesi si verificasse quanto sopra previsto verrebbe a mancare la garanzia del transito oltre che per i residenti anche per i mezzi di soccorso e per l’approvvigionamento, lascio immaginare quindi il grave pericolo (isolamento di scuole, presidi sanitari, aziende…) e il danno economico».

A questo punto, il sindaco si domanda «Se è possibile che una statale, anche internazionale, di tale importanza, possa essere quasi totalmente dimenticata dalle istituzioni. Ritengo inverosimile che non vi sia ancora, che non sia stata possibile, una qualsiasi forma di serio intervento, a distanza di un anno dal disastro, quanto meno per mettere in sicurezza la viabilità».

«Mi duole dirlo – aggiunge Biancheri, facendo un paragone con la Francia – Ma il lato francese ben più colpito dalla tempesta con ponti divelti e chilometri di strade spazzate via, ad oggi sia quasi tutto ripristinato compresa la linea ferroviaria, mentre il nostro tratto risulta ad oggi ancora inagibile. Speriamo che qualcuno si renda conto di questa situazione e della gravità in cui versa la nostra valle, sede turistica, con tre parchi e zone di pregio incantevoli, con un’economia che nonostante tutto cerca di rialzare piano piano la testa. Fra l’altro se dovessimo ritornare isolati si bloccherebbero i cantieri in corso, la ricostruzione delle centrali idroelettriche e dei ponti. Tutto questo ritengo sia addebitabile ad inefficienza quantomeno organizzatila. e non è corretto aggrapparsi come accade troppo spesso alla burocrazia perché ritengo che in una situazione cosi catastrofica non fosse certo un ostacolo insuperabile».