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Giornata mondiale dell’Alimentazione, Asl 1 in prima linea. «Causa pandemia, + 60% di disturbi alimentari»

16 ottobre 2021 | 14:59
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Giornata mondiale dell’Alimentazione, Asl 1 in prima linea. «Causa pandemia, + 60% di disturbi alimentari»

Anoressia, vigoressia, ma anche bulimia. Evitare mode e diete “facili” e ridare alla nutrizione la sua centralità

Imperia. Sessanta percento in più di disturbi alimentari e incremento del peso nella maggioranza della popolazione. Sono i dati che emergono a livello provinciale e italiano, dopo oltre un anno di pandemia. Dati allarmanti, che bisogna sottolineare per ritornare ad uno stile di vita sano che garantisca benessere nell’immediato, ma anche prevenzione da possibili malattie.

A ricordarlo oggi, in occasione della “Giornata mondiale dell’alimentazione“, è la dottoressa Stefania Demontis, direttore della struttura di Nutrizione e trattamento dei disturbi alimentari dell’Asl1 Imperiese.

Dottoressa, il lockdown legato al Covid-19 ha cambiato molto le nostre abitudini. Cosa avete riscontrato dal punto di vista dell’alimentazione?
«Sicuramente con il periodo del Covid abbiamo avuto una modifica nel modo di alimentarci. Il lockdown ha ridotto l’attività fisica di tutti quanti noi e abbiamo verificato nei nostri pazienti un incremento del peso, ma soprattutto uno sviluppo dei disturbi del comportamento alimentare. Sia a livello nazionale, ma anche locale, abbiamo riscontrato un incremento del 60 percento dei disturbi del comportamento alimentare, soprattutto negli adolescenti e dei giovani. Nel post Covid, abbiamo dunque avuto maggior affluenza di pazienti con disturbo alimentare di tipo anoressico, quindi restrittivo, oppure bulimico, che comporta la completa perdita di controllo sul cibo».

Che tipo di disturbi? 
«Soprattutto i ragazzi hanno iniziato ad accentrarsi sul corpo, a trovarsi inadeguati e quindi a modificare quello che in passato era il loro corretto approccio con il cibo. Hanno attivato dei processi di restrizione e poi di abbuffata. C’è stato proprio quello che noi chiamiamo un discontrollo della gestione alimentare. In tanti hanno iniziato anche a svolgere attività fisica e sportiva, che noi riteniamo assolutamente corretta, ma che in questi casi viene svolta con modalità ossessiva. I ragazzi utilizzano Facebook, Instagram e i vari social per praticare un’attività compulsiva tutti i giorni e più ore al giorno cercando di raggiungere una forma fisica, un’identità, ritenendo la loro non idonea e non adeguata.

Questi disturbi colpiscono prevalentemente maschi o femmine?
«La prevalenza dei nostri pazienti è femminile, ma ora abbiamo anche una buona quota maschile perché ormai i nostri maschi sono diventati vigoressici. Nel maschio, infatti, non possiamo parlare di anoressia, ma di vigoressia, con un desiderio di avere masse muscolari sviluppate, di apparire “potenti”. Anche i ragazzi hanno una grossa ossessione con il cibo, sono tutti molto restrittivi, consumano alimenti molto selezionati. Si stanno sviluppando diete iperproteiche che escludono i carboidrati e questo non fa assolutamente bene all’organismo».

Mangiare poco non è mai sinonimo di buona alimentazione, giusto?
«Esatto, ma neanche avere un’alimentazione selettiva, escludere alcuni cibi dalla nostra dieta, non è corretto, perché un cibo solo o un solo tipo di cibo non è assolutamente necessario ad apportare al nostro organismo tutto ciò di cui ha necessità e quindi andiamo incontro a carenze, difficoltà, alla predisposizione di malattie metaboliche, come obesità e diabete, e anche alla possibilità di sviluppare neoplasie nel futuro»

Quali sono le età in cui si sviluppano questi disturbi?
«Per quanto riguarda i disturbi di tipo anoressico, l’età in cui si sviluppano maggiormente è dai 12 ai 18 anni. Per gli altri disturbi, come perdita del controllo sul cibo, abbiamo avuto pazienti di tutte le età, tra cui molti quaranta-cinquantenni: uomini che ci hanno detto che nel periodo del lockdown si sono trovati a mangiare di continuo. E in questo, ovvero nell’eccesso di cibo, la percentuale di maschi e femmine si equivale».

Come lavora l’Asl in questo caso?
«Lavoriamo in una equipe multidisciplinare perché questo tipo di patologia necessita di un apporto non solo dal punto di vista nutrizionale ma anche di sostegno psicologico dei pazienti».

Qual è l’obiettivo di questa giornata dedicata all’alimentazione?
«L’obiettivo è quello di sottolineare un corretto stile di vita che naturalmente è inteso come prevenzione della salute, quindi un’educazione alimentare che noi, come Asl, stiamo già attuando da tempo. Ci sono diversi progetti in atto a partire dalle scuole primarie fino a quelle superiori proprio per educare ad un sano stile di vita. Da tempo, inoltre, promuoviamo la dieta mediterranea, che non significa solo cibo ma anche attività fisica, buone relazioni con gli altri e corretto modo di alimentarsi inteso come nutrizione. E’ scientificamente dimostrato che la dieta mediterranea è un modello di dieta sana e sostenibile, che mostra vantaggi sia in ambito alimentare che economico, ma soprattutto a livello dello stato di salute».

Come per gli abiti e per le auto, sembrano esserci mode anche per l’alimentazione. Sono salutari?
«Bisogna stare attenti e affidarsi sempre a un medico. Sui social leggo molte pubblicità di sostanze dimagranti, di integratori. Ma bisogna stare attenti e usare soltanto prodotti riconosciuti dalla Fao. Gli integratori devono essere riconosciuti e dobbiamo assolutamente sapere da cosa vengono prodotti. Proprio da poco, ad esempio, è stato ritirato dal commercio un prodotto a base di zenzero. L’acquisizione di integratori, ma anche semplici vitamine e fermenti lattici, presi a caso e senza una prescrizione medica, può sbilanciare il nostro stato di salute».

Se dovesse mandare un messaggio alle persone, quale sarebbe?
«Invito tutti a utilizzare materie prime di prima qualità, perché è la cosa fondamentale. Il junk food (cibo spazzatura) deve essere praticamente abolito. Utilizzare dunque cibi di prima qualità, prodotti di stagione per sfruttare gli effetti benefici di vitamine, sali minerali e oligoelementi, quindi evitare l’utilizzo di sostanze chimiche. E poi rispettare la ciclicità dei pasti: ormai, nella nostra vita così frenetica, noi tendiamo a fare soltanto un pasto nell’arco della giornata, tanti non fanno neppure la colazione e arrivano direttamente alla cena che poi comporta una eccessiva assunzione di cibo. Tutto questo non fa bene: bisogna rispettare i ritmi circadiani della nostra giornata, rispettare la stagionalità del cibo che assumiamo e quindi dare la giusta dignità al nostro nutrirci. E non va dimenticata l’importanza della condivisione, il piacere dello scegliere, cucinare e gustare cibo insieme: anche preparare il cibo per i nostri cari è un atto di cura e amore, nei loro confronti e nei confronti di noi stessi».