“Furbetti del cartellino”, sotto la lente dei giudici genovesi la procedura adottata dai dirigenti del Comune di Sanremo

Il 26 novembre è attesa la requisitoria del pm
Sanremo. Torna in aula, a Genova, il processo ai cosiddetti “furbetti del cartellino“: gli otto dipendenti del Comune di Sanremo accusati di truffa ai danni dello Stato e violazione della Legge Brunetta sul pubblico impiego, per l’infedele timbratura del cartellino, che erano stati assolti in primo grado dal gup Paolo Luppi e per le cui posizioni la Procura di Imperia ha fatto ricorso.
In particolare, il secondo grado di giudizio verte sulla procedura adottata dai dirigenti del Comune di Sanremo con la quale i dipendenti venivano autorizzati ad assentarsi dal posto di lavoro. Teste chiave dell’udienza di oggi è stata Concetta Orlando, ex segretario generale del Comune di Sanremo, dirigente del personale e responsabile dei procedimenti disciplinari a carico degli impiegati finiti sotto inchiesta, una trentina dei quali licenziati e altri sospesi, dopo che la Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura imperiese, aveva chiuso le indagini dell’operazione “Stachanov“.
Stando a quanto emerso in udienza, mentre per l’allora segretario Orlando era sempre necessaria la timbratura del cartellino per assentarsi dall’ufficio, sia per motivi di lavoro che per altre ragioni, il collegio difensivo parla di una realtà ben diversa, con procedure diversificate a seconda del dirigente dell’ufficio in questione. In pratica, c’era chi voleva segnare su un registro cartaceo ogni assenza, anche quella breve per una pausa caffè, e chi invece si accontentava di una autorizzazione a voce.
Secondo la difesa, inoltre, visto che il segretario generale era entrato in servizio a Sanremo dopo i fatti contestati, i dipendenti non facevano altro che continuare a comportarsi secondo la consuetudine dell’epoca. Dunque, se da un lato viene messa sotto accusa la scarsa chiarezza delle regole, da parte degli allora dirigenti, dall’altro Orlando ha puntualizzato come le norme fossero già vigenti e applicabili e le figure apicali del Comune avrebbero dovuto conoscerle.
Gli imputati a processo sono Alberto Muraglia, passato alla storia come il “vigile in mutande”, perché sorpreso a timbrare il cartellino in slip per poi rincasare; Patrizia Lanzoni, ex coordinatrice degli asili nido; Luigi Angeloni, ex funzionario del servizio economato; Rosella Fazio, dipendente dei servizi sociali; Sergio Morabito, ex impiegato dell’Anagrafe; Paolo Righetto, ex operaio; Roberta Peluffo, ex funzionario del servizio di appalti; Maurizio Di Fazio, ex impiegato dell’archivio.
Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Mager, Moroni, Bertoldo, Aluffi, Pugliese e Ruffoni. Il 26 novembre è attesa la requisitoria del pm.