Sanremo, la sinistra nettamente contraria alla privatizzazione di Casa Serena

7 settembre 2021 | 18:40
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Sanremo, la sinistra nettamente contraria alla privatizzazione di Casa Serena

La nota stampa congiunta di Amelia Narciso (Anpi), Carlo Olivari (Prc), Lino Serafini (Sanremo Insieme) e Pino Pannuti (Sinistra Italaiana)

Sanremo. Scrivono Amelia Narciso (Anpi), Carlo Olivari (Prc), Lino Serafini (Sanremo Insieme) e Pino Pannuti (Sinistra Italaiana): «Casa Serena dagli anni ‘60 ha svolto una straordinaria funzione di appoggio per migliaia di anziani sanremesi e per le rispettive famiglie, acquisendo nel tempo la certificazione ufficiale ISO di qualità. Un vanto dell’assistenza sociale cittadina, un punto fermo nella storia della città, frutto dell’impegno di tanti operatori e Amministrazioni».

Continua la nota stampa «L’attuale Amministrazione Comunale con Biancheri Sindaco e l’Assessore PD Pireri è riuscita invece nell’impresa di connotare la nostra Casa di riposo con caratteristiche negative. Prima il dramma nella gestione fallimentare del periodo Covid con decine di contagiati e decessi tra gli ospiti ed ora la vergogna di una svendita a privati che ha portato, purtroppo come ampiamente previsto, ai conflitti emersi in questi giorni, con la mancanza delle dovute garanzie per lavoratori ed ospiti: la riduzione/dimezzamento del personale in tutti i comparti: pulizia, infermieristica, specialistica, socialità (numeri e orario) nella logica del massimo profitto e contrazione delle spese, di conseguenza la riduzione dei servizi e delle prestazioni agli ospiti (molti servizi sociali e sanitari soppressi). La riduzione dei posti a disposizione del territorio (di tutta la capienza solo 15 posti opzionabili dal Comune di Sanremo). Da questa operazione la città ed i suoi anziani escono più poveri».

E ancora «Il periodo del Covid e la pervicace volontà di privatizzazione hanno segnato il punto di non ritorno nella parabola discendente ed il definitivo abbandono della Casa di risposo, senza che nessun Amministratore sentisse il dovere e l’urgenza etica e morale di dare risposte serie e assumersi la responsabilità di quanto accaduto. sulla situazione interna della struttura. Quale è stato l’interesse pubblico di questa operazione? Su quali reali basi di coscienza e trasparenza, il Consiglio Comunale ha fondato a maggio scorso la dichiarazione di pubblico interesse della proposta pervenuta da Moma srl, pratica curata direttamente dall’allora Segretario Generale, su incarico specifico del Sindaco? La struttura comunale ha portato in dote al privato un convenzionamento con ASL 1 Imperiese per n.80 posti (40 non autosufficienti e 40 parzialmente autosufficienti), sotto il controllo della stessa Autorità Sanitaria. La capacità di accoglienza negli anni è stata mediamente intorno ai 180 ospiti, scesi ad un centinaio nel periodo Covid, che ha visto un cluster nella Casa di riposo. Di questa capienza totale, il contratto con il privato ora prevede 15 posti letto opzionabili (non è chiaro come) dal Comune di Sanremo “a tutela della collettività di riferimento”. Si è voluto far credere che l’operazione di privatizzazione sia stata decisa per difficoltà di bilancio, invece a nostro avviso corrisponde ad una volontà dell’Amministrazione di non investire più in una struttura sociale pubblica di eccellenza. Le stesse condizioni contrattuali prescelte (una concessione del godimento con diritto di acquisto del complesso immobiliare e relativa azienda con il pagamento dilazionato in 10 anni) lo confermano. Questa è un’Amministrazione dal cui operato occorre prendere chiaramente le distanze, dalle priorità e dalle scelte che persegue nei fatti, al di là di parole e promesse. Una Amministrazione, supportata da un PD silente, che non ha dimostrato sensibilità e attenzione ai bisogni dei cittadini più deboli, alle periferie, all’organizzazione sociale della città. Un’Amministrazione che invece pare unicamente proiettata verso i grandi interessi privati, i progetti “faraonici” che dovrebbero trasformare Sanremo, ma che invece depredano il territorio ed i beni comuni».