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Rivieracqua avanti con il visto della Procura, Mangiante: «Il fallimento è follia»

Il presidente del consiglio di amministrazione: «Il progetto di gestore unico va avanti. Ieri la stima dell'indennizzo spettante a Secom»

Imperia. Nuovo capitolo per la revoca del concordato di Rivieracqua, il presidente del consiglio di amministrazione Gian Alberto Mangiante rassicura: «Il progetto va avanti, l’ipotesi fallimento è follia». Si è tenuta questa mattina l’attesa udienza di fronte al giudice delegato Silvano Oronzo, firmataria del decreto con cui lo scorso 3 agosto si erano aperte le porte alla possibilità di revoca del piano concordatario in continuità che il gestore unico provinciale sta portando avanti da alcuni mesi.

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Udienza che per la prima volta ha visto partecipare attivamente la Procura di Imperia con il procuratore aggiunto Lorenzo Fornace e il sostituto Enrico Cinnella Della Porta, che si sono riservati di esaminare la memoria depositata dal Cda (presente oggi anche il sindaco di Diano Giacomo Chiappori), con cui sono state fornite al tribunale le giustificazioni alle osservazioni contenute nel decreto del 3 agosto scorso. In quel provvedimento, il giudice aveva non soltanto aperto le porte alla possibile revoca del concordato, ma si era espresso in maniera molto critica su più aspetti, tra i quali la mancata attivazione di azioni di responsabilità nei confronti dei precedenti amministratori di Rivieracqua.

Il prossimo round si terrà ai primi di ottobre, quando – come spiega il presidente Mangiante – «sarà esaminata la possibilità di ricorrere a procedure alternative al concordato, più rispondenti a quelle che sono le esigenze della società. In ogni caso, il progetto Rivieracqua va avanti, perché questo progetto è quello del gestore unico. E’ di ieri il decreto del commissario ad acta Gaia Checcucci per la determinazione dell’indennizzo spettante a Secom: l’ultimo degli indennizzi ancora da determinare, calcolato in 1,4 milioni di euro. Altro importo ridimensionato rispetto alle prime stime.

Ci tengo a ricordare – continua il numero uno del Cda – che la proposta di piano concordatario messa in piedi prevede il pagamento nell’ordine del 90% dei creditori. Un’eventuale ipotesi fallimento, scongiurata da tutti gli uffici del tribunale e dallo stesso giudice delegato che l’ha definita una follia, sarebbe drammatica per tutti e comporterebbe l’unico risultato di consegnare gli impianti della provincia di Imperia direttamente in mano ai privati».