Il luppolo si coltiva anche a Cervo
Enrico Verzaro porta a Cervo una ventata di gioventù e freschezza
Cervo. E’ un giovanissimo, ma intraprendente neo-laureato, il realizzatore del primo, e per ora unico, terreno coltivato a luppolo in provincia di Imperia.
Enrico Verzaro, 27 anni, laureato a Pavia in Scienze Naturali e laurea magistrale a Genova in Scienze del Mare, si è trasferito dalla natìa Lombardia a Cervo (di cui un ramo della famiglia è originario), dove gli zii gli hanno affidato la gestione di un’area coltivata come tradizione a ulivi, e di un’altra incolta e abbandonata da 30 anni dove in precedenza, circa mezzo secolo fa, insisteva una vigna.
Da quest’ultima è nata la singolare idea di tentare un tipo di coltivazione davvero inconsueta per la nostra regione, quella del luppolo.
Nel giro di poco tempo dalla teoria Enrico è passato alla pratica e, con l’aiuto di poche persone, ha faticosamente, ma tenacemente dissodato, piantato alti pali di castagno (legno robusto e adatto a resistere nel tepo alle intemperie) e messo a dimora la nuova cultura.
Il primo raccolto è stato fatto lo scorso mese di settembre e, dopo l’essicazione, è andato totalmente al birrificio Nadir di Sanremo per la produzione di birra artigianale, ma i progetti futuri sono molti e interessanti; tra questi lo studio per l’impiego del suo luppolo in erboristeria e farmacia (note sono le proprietà antiossidanti e galattologhe) e, per abbinarlo alla più tradizionale delle coltivazioni locali, nell’olio extra vergine di oliva come aromatizzante per la produzione di piccole quantità di prodotto di nicchia per gli appassionati degli olii aromatici.
Di origine antichissima, il luppolo è una pianta cannabinacea, la cui provenienza non è mai stata precisamente attribuita, considerato che si trova praticamente quasi ovunque nel mondo: quattro le varietà di luppolo che sono state piantate a Cervo: Cascade, Chinook, Comet e Nugget.
Non finisce però qui l’impegno e l’interesse dell’eclettico e brillante Enrico; tra ulivi e luppoli, anche un’area destinata alla sperimentazione della idroponica, la coltivazione delle piante in soluzioni acquose di sali nutritizi, particolarmente indicata nelle realtà urbane dove è impossibile coltivare a terra.
Abbiamo chiesto a Enrico che futuro vede per il nostro territorio? Il luppolopotrebbe essere un’alternativa alle coltivazioni tradizionali? <<Penso che dobbiamo guardare al futuro nel rispetto della natura e dell’ecosistema. Io non utilizzo fertilizzanti o antiparassitari chimici, il lavoro è quasi tutto manuale, eccetto per la fertirrigazione. La coltivazione del luppolo potrebbe essere problematica per il tipo di costituzione del territorio ligure, ma laddove si individuino aree adatte, è sicuramente un’alternativa valida che mi sento di consigliare a tanti giovani come me che hanno voglia di provare nuove strade e aprire nuovi orizzonti nell’agricoltura locale>>.