Controllo Green pass sui treni, Di Muro (Lega): «Quale azione per i migranti che risalgono tutta Italia?»
«Non vorrei ci ritrovassimo in un paradosso dove ai ligi italiani siamo costretti a irrogare sanzioni, mentre i migranti possono attraversare tutto il Paese per arrecare situazioni di degrado e insicurezza che si vivono nei comuni di confine con i paesi europei»
Ventimiglia. «Come facciamo a rispettare la norma del controllo del Green pass sui treni a lunga percorrenza con i migranti che dalle regioni di sbarco attraversano tutta Italia verso i confini settentrionali con l’Austria e con la Francia?».
A porre questa domanda è stato l’onorevole ventimigliese della Lega Flavio Di Muro nel corso di un intervento fatto nella giornata di ieri alla Camera dei Deputati, a seguito di un’interrogazione depositata al Ministro degli Interni e al Ministro dei Trasporti.
«Con questo provvedimento si obbliga dal 1° settembre a esibire il Green pass sui treni a lunga percorrenza, dunque chiunque utilizzi un treno deve mostrare al controllare di avere Green pass, quindi di essere stato vaccinato, di essere guarito o esente – afferma Di Muro – . Non voglio entrare nel merito di questa disposizione di legge, che in quanto legge rispetteremo tutti, ma io non vorrei ci ritrovassimo in un paradosso dove ai ligi italiani siamo costretti a irrogare sanzioni, farli scendere dal treno e isolarli, mentre i migranti che arrivano irregolarmente sulle coste del Mediterraneo possono attraversare tutto il Paese per arrecare poi quelle situazioni di degrado, di inciviltà, di emergenza umanitaria e di insicurezza che si vivono nei comuni di confine con i paesi europei», ha dichiarato l’onorevole ventimigliese, facendo proprio riferimento alla situazione in cui si trova attualmente la sua città natale, dove proprio ieri si è tenuta una manifestazione dei cittadini, scesi in piazza per chiedere più sicurezza dopo gli ultimi episodi di furti e aggressioni.
«Non facciamo discriminazioni, ma non facciamo discriminazioni neanche verso gli italiani», le parole con cui Di Muro ha concluso il suo intervento.