Abbattuti i pini di via Aldo Moro, Lorenzi (Civicamente Bordighera): «Ecco cosa ci hanno lasciato»

14 settembre 2021 | 13:43
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Abbattuti i pini di via Aldo Moro, Lorenzi (Civicamente Bordighera): «Ecco cosa ci hanno lasciato»

«Abbiamo dedicato molto tempo a combattere perché fossero risparmiati e ne sono scaturite molteplici nuove realtà che avranno un impatto sul futuro delle nostre città»

Bordighera. Le parole di Mara Lorenzi di Civicamente Bordighera sull’abbattimento dei sette pini in via Aldo Moro:

«Che cosa ci hanno lasciato i pini di via Aldo Moro. Ieri, 13 settembre 2021, sono stati abbattuti i sette grandi pini rimasti in via Aldo Moro a Bordighera; quasi 300 anni cumulativi di vita spazzati via nel giro di poche ore. Durante ognuno di questi anni, i sette pini hanno prodotto per la comunità ombra, protezione dalle acque, dai venti, dalle polveri sottili, e la bellezza di 525 Kg di ossigeno usando CO2 e proteggendoci dal riscaldamento globale; cose che avrebbero continuato a fare per almeno altrettanti anni perché erano allo stadio di pienezza maturativa.

Perché sono stati abbattuti? Sembra assurdo, ma non si trova un motivo cogente. Tanto è vero che la Giunta nella Deliberazione che ne ha decretato l’abbattimento ha dovuto travisare la valutazione dell’agronomo per far risultare che gli alberi erano pericolosi allo stato attuale. Cosa mai detta dall’agronomo perché la tavola a pagina 16 mostra alberi in buona salute e non pericolosi, che sarebbero diventati pericolosi quando gli si fossero tagliate le radici per i lavori del marciapiede. Se in quella zona senza traffico c’era proprio bisogno di un marciapiede più largo si poteva allargare quello controlaterale che non ha alberi.

I ”necessari sottoservizi” non sono neppure menzionati nel progetto esecutivo e si riducono ad un cavo per l’illuminazione e un tubo per l’irrigazione delle nuove pianticelle. E la famosa pista ciclopedonale è un’opera così impegnativa da non comparire neppure essa nel progetto esecutivo, e da non essere identificabile nel lotto A già completato. Si ridurrà ad una striscia dipinta sull’asfalto.

Ma i pini di via Aldo Moro non sono caduti invano. Abbiamo dedicato molto tempo a combattere perché fossero risparmiati e ne sono scaturite molteplici nuove realtà che avranno un impatto sul futuro delle nostre città. Si è costituito un Comitato Spontaneo del Verde Bordighera che ha fatto rete con altre associazioni ambientaliste locali, e dal sodalizio è nato l’interesse a costituire una sezione locale di Italia Nostra. Che attende da Roma l’approvazione di un’ambiziosa proposta di programma per la tutela e la valorizzazione del verde e delle ricchezze culturali del Ponente Ligure. Attraverso tutto questo i pini di via Aldo Moro hanno unito le persone interessate alla tutela del Verde e hanno dato loro voce sui social e sui giornali, e le hanno connesse con simili realtà regionali e nazionali.

La storia dei pini di via Aldo Moro addita ora a questa comunità di persone i nodi su cui continuare ad insistere ed agire. Città come Bordighera dove il verde è storicamente anche attrazione turistica, continuano a non avere un Regolamento del Verde che prevenga scempi, abusi, e anche solo la cattiva manutenzione. Gli agronomi fanno perizie al servizio del committente, e appare timido l’impegno alla conservazione degli alberi. Gli architetti tracciano linee che incontrano alberi ma li ignorano, vorremmo arrivare a far si che pesino il valore degli alberi prima di tracciare le linee. Gli amministratori si pavoneggiano del numero di alberi piantati, ma dimenticano di far sapere che spesso i nuovi arrivi sono arbusti e che le nuove essenze neppure in molti decenni forniranno i benefici ambientali offerti oggi dai grandi alberi sani.

Siamo in ritardo su tutti i fronti per allontanare i disastri climatici. Dovremmo ingegnarci a sfruttare ogni minimo meccanismo per ridurre il riscaldamento dell’atmosfera. Come non sentirsi sgomenti e defraudati quando i benefici di 7 grandi pini in buona salute vengono sacrificati per il rifacimento di un marciapiede».

(Foto di Patrizia Montano)