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Sanremo, arrivati all’alba i profughi afgani: tanti i bambini, anche neonati

23 agosto 2021 | 06:53
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Sanremo, arrivati all’alba i profughi afgani: tanti i bambini, anche neonati
Sanremo, arrivati all’alba i profughi afgani: tanti i bambini, anche neonati
Sanremo, arrivati all’alba i profughi afgani: tanti i bambini, anche neonati
Sanremo, arrivati all’alba i profughi afgani: tanti i bambini, anche neonati
Sanremo, arrivati all’alba i profughi afgani: tanti i bambini, anche neonati

Stanchi, stremati, hanno la forza di sorridere

Sanremo. Non sono ancora le sei quando il primo dei cinque autobus dell’esercito italiano, scortato da due pattuglie dei carabinieri e dalla polizia, raggiunge il soggiorno militare di via Lamarmora, a Sanremo. Dalle tende dell’autobus, anche se è ancora notte, si vedono i volti, stanchi, dei primi profughi afgani che trascorreranno la quarantena nella città dei fiori.

Sono 206, tra loro 85 minori di cui moltissimi bimbi. Sul primo dei pullman militari, una neonata di 3 mesi.
Partiti alle 19,30 di ieri da Roma, i profughi arrivano alla spicciolata. Il tempo di scendere dall’autobus con le poche cose che sono riusciti a portare via dall’Afghanistan di nuovo in mano ai talebani e raggiungere le loro camere. Poi il cancello del soggiorno militare si riapre e accoglie un altro autobus quando il sole inizia a fare capolino e l’aria diventa più chiara.

I bimbi si affacciano, salutano i giornalisti e sorridono, nonostante tutto. Nei loro occhi lo stupore di un giorno nuovo e la speranza di poterlo vivere. Nel loro paese, l’Afghanistan, hanno lasciato gli amici, i giochi, la casa. Qui troveranno altri giocattoli: quelli portati per loro dalla Croce Rossa Italiana, i cui militi hanno allestito ieri un campo all’interno del soggiorno militare. Altri doni li hanno offerti i familiari degli appartenenti alle forze armate che, saputo dell’imminente arrivo dei profughi, hanno pensato a loro, ai più piccoli, strappati dalla loro terra per essere salvati.

Sono figli di medici, infermieri, ingegneri e altri professionisti che in vent’anni hanno collaborato con gli italiani in missione in Afghanistan. Famiglie numerose, composte anche da undici persone, che ora l’Italia ha il dovere di proteggere.