Rivieracqua stretta tra crisi idrica e tribunale, il Cda fa chiarezza. Chiesto lo stato d’emergenza

20 agosto 2021 | 16:50
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Rivieracqua stretta tra crisi idrica e tribunale, il Cda fa chiarezza. Chiesto lo stato d’emergenza

Videoconferenza dei vertici del gestore unico provinciale. Lunedì i sindaci decidono sulle ordinanze per razionare l’acqua

Sanremo. Rivieracqua stretta tra crisi idrica e tribunale, il Cda fa chiarezza e annuncia di aver chiesto alla Prefettura di Imperia e alla protezione civile lo stato di emergenza per tutto l’Imperiese.

Lunga conferenza stampa questo pomeriggio da parte dei vertici del gestore unico provinciale del servizio idrico integrato, alla presenza del presidente di Rivieracqua Gian Alberto Mangiante, dei consiglieri di amministrazione Sara Rodi e Giacomo Chiappori, del direttore generale Angela Ferrari e del direttore tecnico, l’ingegnere Valerio Chiarelli.

Sotto il profilo dell’emergenza idrica, la situazione appare particolarmente seria. Stando agli ultimi dati e complice il picco di afflusso turistico che sta interessando tutta la Riviera, sarebbe necessario razionare l’acqua in tutta la provincia per evitare che gli impianti e il Roja possano finire per lasciare a secco intere zone del Ponente. A specificarlo è l’ingegner Chiarelli: «Stiamo vivendo alcune situazioni molto delicate su tutto il territorio. Gli impianti negli anni non sono stati rinnovati o potenziati, mentre dall’altra parte l’urbanizzazione è continuata. L’affluenza turistica prolungata anche alla seconda metà di agosto sta compromettendo l’approvingionamento idrico. La situazione del Roja vede un costante abbassamento della falda, dopo i danni provocati dalla tempesta Alex, che sta rendendo critica la situazione del campo pozzi. E’ un problema condiviso con la parte francese che sta attuando una serie di interventi, per favorire la permeazione dell’acqua negli stati più profondi, coordinandosi con Regione Liguria. Tuttavia, gli interventi di questo tipo sembrano essere sempre meno efficaci. Se l’acqua del Roja è appena sufficiente per soddisfare i fabbisogni degli abitanti del Ponente, mano a mano che ci si allontana verso il Dianese le problematiche aumentano. Attualmente il problema si è diffuso anche sull’abitato di Imperia, su cui insiste un equilibrio molto fragile. Speriamo che l’affluenza turistica si riduca un po’ per traguardare il weekend.

Continua l’ingegnere di Rivieracqua. «A contribuire alla crisi idrica c’è anche la carenza di piogge. Stiamo sfruttando al massimo la diga di Tenarda – prosegue Chiarelli -, che permetterà di garantire l’approvigionamento della zona collinare di Sanremo almeno fino a fino autunno. Giornalmente oltre 100 mila metri cubi d’acqua vengono prelevati solo dal Roja. Da tecnico, sostengo che siano sempre più necessari gli interventi programmati, non ultimo la realizzazione di serbatoi di accumulano e la ricerca di fonti alternative di acqua in altri bacini rispetto al Roja. Tra cui l’Argentina, l’Arroscia e il Tanaro. Progetti in questo senso dovranno essere valutati e reperite le risorse per attuarli. Al momento non ci sono utenze o zone particolarmente senz’acqua, abbiamo tamponato un po’ ovunque con le autobotti. Abbiamo chiesto alle amministrazioni di razionare l’uso dell’acqua attraverso un’ordinanza sindacale volta ad evitare sprechi e abusi, un provvedimento di civiltà».

Concordato preventivo e decreto del 3 agosto. La parola al presidente Mangiante: «Il tribunale di Imperia emette il 3 di agosto un decreto ai sensi dell’articolo 173, ovvero inizia una procedura per la revoca del concordato preventivo, richiesto da Rivieracqua in data 5 luglio 2018. Dico chiaramente anch’io che una durata così estesa di un concordato non si è mai vista. Quali sono le motivazioni che hanno portato il tribunale a una tale scelta: prima parla del Covid, poi parla della situazione finanziaria ereditata, poi ci è stato chiaramente detto che andavano omogeneizzate con quella di Rivieracqua le procedure di concordato di Aiga e Amat.

Detto questo, oggi ci si accorge che il concordato si è protratto troppo a lungo. Il giudice ritiene quindi che sarebbe meglio ritirare quello in corso e ricominciarne un altro da capo. Da considerarsi, poi, è che allo stato dell’arte mancano tre elementi fondamentali: la stesura di un piano d’ambito, la determinazione dei valori di indennizzo e la individuazione della gara europea del socio privato. Tutti aspetti che sono ad esclusivo appannaggio del commissario ad acta Gaia Checcucci, che pubblicamente, come Cda, ringraziamo per il lavoro fatto sulle aggregazioni societarie.

Personalmente, insieme ai nostri esperti advisor, ho ipotizzato più volte la possibilità di revocare il concordato in autotutela, in maniera tale da risparmiare costi. Il tribunale cosa ci ha detto, in sintesi, con il decreto del 3 agosto scorso: azzeriamo il contatore, torniamo al punto zero».

Azioni di responsabilità. Sempre Mangiante: «Questo consiglio di amministrazione si è posto il problema se ci fossero gli estremi per agire contro chi l’aveva preceduto. Il Cda non ha titolo per poter esperire direttamente un’azione di responsabilità nei confronti di amministratori, direttori o membri del collegio sindacale, per cui serve un’autorizzazione dell’assemblea dei soci. Con la dottoressa Rodi abbiamo chiesto un parere allo studio Arato in ordine alla verifica degli aspetti più rilevanti delle scelte gestionali passate e precedenti al nostro ingresso nel Cda. La conferenza dei sindaci ha ritenuto di non procedere all’azione di responsabilità. Per quanto riguarda la transazione Rivieracqua-Amaie-Amat, abbiamo chiesto, nella massima trasparenza, un altro parere, sempre allo studio Arato, che sarà portato nuovamente all’attenzione dell’assemblea dei sindaci. In entrambi i casi, i legali interpellati hanno sollevato aspetti dubitativi sulla reale possibilità che le azioni di responsabilità potessero trovare riscontro favorevole alla società in sede giudiziale».

Le colpe della politica. Non usa mezzi termini il sindaco di Diano Marina e membro del Cda di Rivieracqua Giacomo Chiappori, quando parla di responsabilità della politica.  «Le azioni di responsabilità vere sarebbero dovute essere fatte nei confronti dei grandi Comuni, Amat, Aiga, Secom, Aiga, che hanno rallentato l’ingresso delle rispettive società dentro Rivieracqua. Che se fosse stato fatto in tempo, non avremmo avuto bisogno neanche del socio privato. Abbiamo agito oltre i confini della realtà. Se tutti i sindaci avessero fatto il loro dovere non ci troveremmo in questa situazione. Oggi siamo in un momento molto particolare, il recovery (29 milioni dallo Stato), i soldi anticipati dalla Regione (5,9 milioni), e quindi ci crediamo nella salvezza di Rivieracqua. Ma poi c’è ancora chi sta fermo e aspetta: Bordighera la deve smettere di rimanere fuori.

Dico un’altra cosa in maniera molto chiara: o il tribunale ci tutela, oppure se succede altro, sarebbe difficile rimanere dentro il Cda. Sono convinto che se tutto dovesse andare come deve andare, non avremo neanche più bisogno del socio privato». E infine: «Entro ottobre partiranno i lavori sul Roja-bis».