Imperia, Sciandra: «Io bambino con papà Romano ai Giuseppini ad ammirare Gerd Müller»

17 agosto 2021 | 09:37
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Imperia, Sciandra: «Io bambino con papà Romano ai Giuseppini ad ammirare Gerd Müller»

Il collega e alpinista ricorda quella notte del 1970 ad applaudire il campione tedesco appena scomparso

Imperia. «Appena appresa la notizia della scomparsa del grande Gerd Müller, ho immediatamente ricordato la sua partecipazione allo storico Torneo dei Bar, nell’anno dei Mondiali messicani. Si giocava sul campo dei padri Giuseppini a Borgo Fondura ed erano gli anni in cui i calciatori professionistici, nel periodo delle vacanze venivano ingaggiati da squadre amatoriali, non tanto vista la presenza di calciatori di ottimo livello, per tornei di alto profilo». A raccontalo è il giornalista e, oggi, anche affermato alpinista, Stefano Sciandra, collega che per anni ha scritto di calcio giovanile e pallapugno sulle colonne del Secolo XIX.

«All’epoca -prosegue Sciandra –  avevo sette anni e mezzo ma ero già a contatto con il mondo del calcio. Il campo dei padri Giuseppini aveva ancora il fondo in terra battuta ricoperto dal caratteristico fine ghiaino, prima di essere trasformato in sintetico con dimensioni identiche, solo successivamente fu ridotto, negli anni ’80, quando a mia volta, ormai ventenne, giocavo come portiere gli stessi tornei estivi».

«Vidi Muller in quel Torneo ’70, come ha ben ricordato l’amico Giacomo Raineri, quando il Bar Piemontese, che presentava spesso due squadre, A e B, era una delle formazioni più forti. In porta giocava il mitico Renzo Graglia, in campo anche il fratello, il compianto Angelo, anche lui portiere, famiglia di calciatori, i Graglia, che comprendeva anche l’attaccante Danilo».

Per la cronaca quella partita finì 11-0 per il Bar Piemontese contro la Salumeria Elena e Müller che in un primo tempo non era molto convinto di scendere in campo andò a segno 6 volte nella goleada.

«Racconto un particolare –sottolinea Stefano Sciandra, che colpì il ragazzino che ero allora. Müller, classico centravanti brevilineo, era alto 176 cm), aveva la circonferenza delle cosce che ricordavano il tronco di un albero visto lo spessore. Ricordi di un tempo lontano, di un calcio romantico, di grandi campioni che erano avvicinabili».

«Un grazie a mio papà Romano, che in quegli anni mi portava ogni sera al campo dei Padri Giuseppini a vedere quelle sfide vere di un’epoca che resta scolpita nei miei ricordi», conclude Stefano Sciandra.