Migranti a Ventimiglia, a decine sotto i ponti. Ora a rischio il trasporto merci su rotaia

14 agosto 2021 | 07:50
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1340 i migranti registrati alla Caritas nel mese di luglio

Ventimiglia. Sono decine i migranti che hanno raggiunto Ventimiglia e attendono di varcare il confine con la Francia. Come facilmente prevedibile, i numeri sono aumentati a inizio estate, trasformando la città di frontiera in un campo di accoglienza a cielo aperto.

In mancanza di strutture idonee a un’accoglienza temporanea, infatti, gli stranieri hanno ricominciato ad accamparsi sotto il cavalcavia di via Tenda. Coperte, materassi, cartoni e panni stesi sulle recinzioni metalliche che costeggiano il fiume fanno intuire la loro presenza.

Oltre ai cittadini, che ora lamentano più che mai le difficoltà di una convivenza forzata, ora la chiusura francese della frontiera si ripercuote anche sul traffico merci tra Francia e Italia, con la società FuoriMuro che ha annunciato una possibile interruzione dei servizi ferroviari gestiti al confine proprio a causa dei troppi migranti che la notte salgono di nascosto sui treni.

«Mi appello alle istituzioni affinché non ci lascino soli a fronteggiare le criticità che sono ormai del tutto insostenibili per la nostra impresa», ha scritto l’ingegner Guido Porta, presidente e amministratore delegato della FuoriMuro S.r.l., a sindaco di Ventimiglia, questore e prefetto di Imperia. «La condizione in cui ci troviamo a operare è sempre più ardua dal punto di vista umano – ha aggiunto – E genera pesanti disservizi al nostro indotto». Ritardi o mancate consegne delle merci, impegno di carri e contenitori e conseguente annullamento dei servizi, danni ingenti al materiale rotabile. «I teloni dei contenitori che utilizziamo per trasportare la merce vengono squarciati dai migranti con l’obiettivo di potervisi introdurre. Le effrazioni – spiega l’ingegnere – Si verificano ogni giorno a Ventimiglia Fascio Esterno tra le 00,30 e le 5,50 del mattino, in quanto il treno è costretto a una sosta tecnica per l’interruzione notturna della linea lato Francia».

La situazione è diventata insostenibile a partire da giugno. E da due mesi, ormai, la società lancia appelli a Polfer e Rfi, arrivando ad invocare l’intervento dell’esercito. Fino ad ora, però, ogni appello sembra essere caduto nel vuoto. Se le cose non dovessero migliorare, FuoriMuro, avverte il suo presidente, rischia di essere costretta a interrompere la propria attività.

In città cresce l’insofferenza. Da una parte ci sono i disperati, che sfondano i portoni degli immobili per trovare un posto in cui trascorrere la notte. Dall’altra i cittadini, che hanno paura della presenza di sconosciuti dei quali non conoscono le intenzioni. La presenza dei migranti, inoltre, attira a Ventimiglia anche chi non ha intenzione di cercare una vita migliore altrove, ma vuole solo delinquere: è il caso del cittadino italiano originario della Somalia, denunciato dai carabinieri per aver sfondato, a colpi di cesoie, il distributore di cannabis legale del negozio Mary Label di via Cavour.

Mal sopportata dai residenti, anche la presenza di un accampamento di no borders a Grimaldi, sulla vecchia Aurelia. Qui ogni giorno decine di migranti respinti dalla Francia vengono accolti e ristorati. Parlando degli attivisti e dell’accampamento, l’associazione Terre di Grimaldi che riunisce gli abitanti della zona, ha dichiarato: «
Se ne fregano dell’incolumità altrui e se qualcuno gli dice qualcosa lo insultano oppure hanno il coraggio di fare gli offesi e di uscirsene con la filastrocca del “razzista/sessista/fascista/omofobo/capitalista ecc…”, anche se gli contestiamo di non rispettare il codice della strada e anche se i componenti del “collettivo” sono quasi tutti europei, bianchi e pure biondi..
Trattano il nostro borgo come una latrina a cielo aperto, invadono le proprietà private e privatizzano abusivamente quelle pubbliche riducendole a discariche, fanno a casa nostra quello che a casa loro non gli sarebbe mai permesso di fare».

I numeri. Intanto alla Caritas, nel solo mese di luglio, si sono registrati 1340 migranti, dei quali il 96 per cento uomini. La maggioranza proviene dal Sudan (35%), seguito da eritrei (17%), afgani (8%) e marocchini (3%). 3041 i pasti distribuiti, per una media di 98 al giorno; 225 le prestazioni ambulatoriali.
Numeri, questi, sicuramente al ribasso: non tutti i migranti, infatti, si rivolgono alla Caritas per trovare un pasto caldo o vestiti puliti da indossare.