Dolceacqua, “Memoria eterodossa”: mostra personale di Giuseppe Fabris al Castello dei Doria

6 agosto 2021 | 10:29
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Dolceacqua, “Memoria eterodossa”: mostra personale di Giuseppe Fabris al Castello dei Doria

Espone una serie di grandi ritratti di elefanti, più due installazioni site specific

Dolceacqua. Il Comune e il Centro Culturale e Ricreativo di Dolceacqua, sono lieti di annunciare la nuova mostra personale di Giuseppe Fabris che si terrà al Castello dei Doria dall’8 agostoal 5 settembre, con inaugurazione su invito il 7 agosto. La mostra s’intitola “Memoria eterodossa” ed espone una serie di grandi ritratti di elefanti, più due installazioni site specific.

Spiega l’artista: «Queste opere sono nate da un “errore”, da tessuti trovati le cui “texture” mi hanno suggerito la pelle segnata e vissuta dell’elefante. Da qui l’idea di ritrarre l’elefante e il suo sguardo, quel suo cranio-trofeo che porta con sé le sue preziose e pericolose zanne, pericolose non per gli altri ma per lui stesso. L’elefante ha la stessa longevità dell’uomo ed è uno degli esseri terrestri più antichi, testimone della vita sulla terra. L’elefante è la saggezza, è l’anziano che avanza lento ma sicuro, anche se estremamente fragile. È il vecchio saggio, che porta con lui la storia di generazioni, ed è proprio lui che detiene la ricchezza della memoria. Però la funzionalità del vecchio saggio è la non funzionalità pratica imposta dalla nostra società sempre più avida e malsana. In essa il vecchio saggio è visto come un’inutilità, come un corpo inefficiente che ha anche bisogno di cure. Questi “vecchi” sono degli errori, degli incidenti di percorso, come i miei elefanti, come me stesso che dipingo, suono, progetto, costruisco situazioni (chiamate troppe volte entertainment) io che quindi non ho una “funzionalità” produttiva di consumo,
io sono quell’elefante».

Questi ritratti di elefanti fissano l’osservatore ponendolo in uno stato particolare di “oggetto indagato”. Il critico e filosofo Nicola Davide Angerame, che a partire da questi lavori ha scritto un lungo saggio (in mostra), spiega così questa posizione: «Fabris, in quanto uomo e pittore, ha creato una galleria di autoritratti per interposto animale. L’elefante gli serve come specchio per ritrovare una traccia di umanità perduta, smarrita dentro un Occidente che è innanzitutto una posizione esistenziale, un accadere che è il venire all’essere nella forma di un soggetto assoggettato alla propria volontà di potenza. Il gesto della pittura serve a svestire i panni del soggetto occidentale, mentre il ritratto è il gesto che l’artista compie come atto di riconoscenza verso il muso dell’animale che si fa volto, verso la maschera inespressiva dell’animale che si fa sguardo. In questo modo, Fabris percorre la via battuta da Rembrandt, quando decide di autoritrarsi nel tempo per trovare conferma di una condizione esistenziale e per scorgere sul proprio volto il senso di una vita posta alla prova degli accadimenti. Fabris sembra compiere la stessa avventura, ma lo fa chiamando in causa l’elefante come alter ego e come anti-ego».

La mostra è visitabile secondo gli orari di apertura del castello: tutti i giorni dalle 10 alle 13:30 e dalle 14:30 alle 18. Ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura. Altre informazioni su www.visitdolceacqua.it e www.culturadolceacqua.it e sulle relative pagine social www.culturadolceacqua.it.