Insulti sul web a Greta la ragazza di Imperia discriminata sul lavoro per il colore dei capelli
La risposta della giovane ex dipendente del Bennet agli attacchi.
Imperia. «Con quei capelli color mestruo se l’azienda fosse mia non ti metterei neanche a pulire i bagni». E’ parte dell’attacco subito sui social (i messaggi di solidarietà sono migliaia) da parte di una donna nei confronti di Greta Viola, la giovane di Ranzo in valle Arroscia ex dipendente del Bennet di Pontedassio.
Non si è fatta attendere la risposta della giovane e battagliera Greta: «Mi fa sorridere come lei donna stia utilizzando la parola “mestruo” in maniera dispregiativa contro un’altra donna e con questo ho già detto tutto. Seconda cosa si evince dal suo modo arretrato di parlare e dalla sua poca educazione che si è riservata quest’oggi scrivendo questo stato, che lei non possa per forza avere un’azienda da comandare, in quanto non ha nemmeno avuto la faccia di scriverlo sotto un post o tanto meno menzionarmi come io ora sto facendo con lei. Con questi capelli color mestruo io oggi ho avuto la faccia di parlare anche con lei, cosa non da poco considerando l’enorme figuraccia che ha fatto lei».
La direzione del supermercato, secondo la Viola, non le avrebbe confermato il contratto dopo il periodo di prova per essersi tinta i capelli di rosso ciliegia, nonostante avesse provveduto, nel frattempo a scurirseli su richiesta dei superiori.
Il Bennet con una nota, sostiene, invece, che la motivazione sarebbe stata quella di aver introdotto in una spesa on line un prodotto “non idoneo”. Si tratterebbe di un prosciutto non scaduto che si è, poi, annerito, ma, comunque mai consegnato al cliente. Solo un pretesto secondo Greta che ha confermato l’episodio.
La vicenda è destinata a proseguire. Altri giovani, che però, preferiscono mantenere l’anonimato per paura di essere etichettati come rompiscatole e di riuscire più a trovare un posto di lavoro, si sono rivolti alla redazione denunciando di non essere stati confermati dopo il periodo di prova dal Bennet, secondo loro, senza una valida motivazione ma solo accampando scuse.