Imperia, dipendente del Bennet: «Io discriminata per il colore dei capelli»

13 luglio 2021 | 17:54
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Imperia, dipendente del Bennet: «Io discriminata per il colore dei capelli»
Imperia, dipendente del Bennet: «Io discriminata per il colore dei capelli»
Imperia, dipendente del Bennet: «Io discriminata per il colore dei capelli»
Imperia, dipendente del Bennet: «Io discriminata per il colore dei capelli»
Imperia, dipendente del Bennet: «Io discriminata per il colore dei capelli»

«Un’ingiustizia non accettabile, non posso che raccontarla e renderla nota», sottolinea la giovane Greta

Imperia. «Ho iniziato il mio periodo di prova come apprendista nell’azienda. All’inizio sembrava andasse tutto bene, svolgevo il mio lavoro al meglio con i complimenti dei colleghi e direttori. Dopo poco più di una settimana vengo convocata per una “piccola” problematica riguardante il mio colore di capelli», comincia così il racconto di Greta Viola, la giovane che vive a Ranzo in valle Arroscia che, dopo il periodo prova al Bennet di Pontedassio, si è vista respingere l’assunzione.

Nessuno ha avuto il coraggio di dirglielo in faccia ma sembra proprio che il motivo sia stato  il colore col quale si era tinta i capelli, rosso ciliegia, salvo poi scurirseli, il motivo della prova non superata.

greta viola

«Quando ho fatto il colloquio avevo i capelli scuri. Poi li ho tinti di rosso, ma mi viene chiesto di scurirli “per evitare di avere problemi con i piani alti” e così ho fatto. Mi viene anche fatto sapere che io non seguivo il canone estetico dell’azienda. Premetto che nel loro regolamento viene menzionato solo il divieto di tenere piercing durante l’orario di lavoro e la problematica dei capelli colorati è semplicemente una regola non scritta. Al colloquio non mi era stato specificato nulla riguardo una probabile colorazione dei capelli. Nonostante non ci fosse nessun tipo di problema per quanto riguardava la mia professionalità ho deciso, comunque, di scurire i miei capelli di alcune tonalità per continuare a lavorare e guadagnarmi il mio stipendio», prosegue Greta.

greta viola

«Passano tre settimane -continua la giovane –  e la mia posizione insieme ad altre ragazze era diventata quella di capo reparto Drive in quanto c’era bisogno di alcune figure rappresentative, ma, nonostante la mia professionalità, sabato 3 luglio, vengo convocata nuovamente. Mi devono comunicare che non mi avrebbero tenuta oltre il periodo di prova. Il motivo? Perché un giorno ho prelevato un prosciutto non scaduto per una spesa on line che poi è diventato nero col passare delle ore. Ovviamente questo è stato solo un pretesto per mandarmi via e non tenermi. Il problema erano i miei capelli che più volte sono stati oggetto di discussione».

«Purtroppo ho vissuto questa spiacevole esperienza e altro non posso fare che raccontarla e renderla nota. L’ingiustizia che mi è stata rivolta  non è accettabile, per me come per qualsiasi altra persona. È una  discriminazione in particolare in questo momento che tutti hanno bisogno di lavorare, specialmente i giovani della mia età. Si pensa di più al canone estetico dell’azienda piuttosto che ad assumere una persona in grado di svolgere al meglio il suo lavoro. Ci tengo a dire che per fortuna all’interno della struttura ho trovato persone a modo e rispettose che hanno cercato di aiutarmi. Ma ad oggi io ho perso il lavoro che mi avrebbe permesso di mantenermi ed essere indipendente questo a causa di  un canone estetico», conclude mareggiata Greta Viola.

La direzione del personale del Bennet, sia pure contattata, non ha fornito una sua versione dei fatti.