Futura riqualificazione del Porto Vecchio a Sanremo, da sotto via Bixio spunta un pavimento di fine ‘600

2 luglio 2021 | 11:14
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Futura riqualificazione del Porto Vecchio a Sanremo, da sotto via Bixio spunta un pavimento di fine ‘600
Futura riqualificazione del Porto Vecchio a Sanremo, da sotto via Bixio spunta un pavimento di fine ‘600
Futura riqualificazione del Porto Vecchio a Sanremo, da sotto via Bixio spunta un pavimento di fine ‘600
Futura riqualificazione del Porto Vecchio a Sanremo, da sotto via Bixio spunta un pavimento di fine ‘600

Apparterrebbe ad un palazzo demolito nel 1753 su ordine della Repubblica di Genova

Sanremo. Una parte della pavimentazione di un palazzo di fine ‘600 è venuta alla luce durante le verifiche archeologiche in atto in via Nino Bixio. Gli scavi, posizionati di fronte all’edificio della scuola Mater Misericordiae, servono a determinare quali reperti si trovano dove verrà realizzato il tunnel stradale che, nei progetti, dovrebbe collegare corso Mombello con il sottopasso della Croce Rossa.

riviera24 - verifiche archeologiche via nino bixio

Si tratta dell’opera di pubblica utilità dalla quale dipendono i futuri lavori di restyling dell’area del Porto Vecchio, secondo il progetto proposto della Società Porto di Sanremo Srl, i cui soci sono l’imprenditore Walter Lagorio e il patron del gruppo Azimut Paolo Vitelli.

Il pavimento scoperto farebbe parte di quel che resta di una serie di edifici (13 in totale) demoliti nel 1753. Erano gli anni nei quali Sanremo si ribellò all’autorità della Repubblica di Genova. La Superba fece allora costruire il forte di Santa Tecla, posto a controllo dell’ingresso della diga foranea del Porto Vecchio, con i cannoni rivolti verso l’abitato matuziano. Proprio questi fabbricati, ubicati dove ora passa via Bixio nel tratto tra corso Mombello e via Gioberti, vennero rasi al suolo dai genovesi per impedire sia che fungessero da bastione difensivo, sia da posizione sopraelevata per bersagliare l’interno della fortezza con i tiri di moschetto. Si trovavano a circa 250 metri (300 passi) dalla struttura militare ed erano palazzi patrizio-borghesi, abitati da armatori, prelati e nobili.

Ora, dopo la scoperta che sembra comunque non aver colto di sorpresa l’archeologo Claudio Mastrantuono, toccherà alla sovrintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio stabilire se i reperti emersi possano o meno determinare una variazione se non addirittura un impedimento per i futuri lavori del tunnel.