Molini di Triora, il restauro della pala d’altare seicentesca scelto come immagine della campagna nazionale 2 per mille
L’opera raffigura Santa’Anna Meterza, la sacra Famiglia e San Giovanni Battista Bambino
Molini di Triora. Il restauro della pala d’altare seicentesca presente nella chiesa di Nostra Signora della Montà di Molini di Triora, finanziato lo scorso anno con i proventi del 2 x mille grazie ad un progetto dell’Ancos (Associazione Nazionale Comunità Sociali e Sportive), è stato scelto come immagine simbolo della campagna nazionale.
L’opera raffigura Santa’Anna Meterza, la sacra Famiglia e San Giovanni Battista Bambino. Il restauro è stato realizzato dal Laboratorio Bonifacio con sede a Bussana di Sanremo, specializzato in restauro e conservazione di opere d’arte, sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Liguria.
L’opera, che si credeva perduta da tempo, era stata ritrovata smembrata ed accatastata con del legname nell’oratorio della Maddalena di Molini di Triora. Il lavoro è durato più di un anno e non ha avuto alcun costo per la collettività, grazie al finanziamento ottenuto tramite i proventi del 2 x mille. «Il manufatto si trovava in un generale e preoccupante stato di cedimento – aveva spiegato Riccardo Bonifacio – La situazione conservativa era drammatica: la superficie cromatica era quasi illeggibile a causa dello spesso strato di vernice ossidata e di depositi di sporco consolidati nel tempo, inoltre presentava diffusi sollevamenti e numerose cadute di colore, mentre gli strati pittorici erano offuscati e quasi illeggibili. La soasa era interessata da un’improbabile ridipintura sommaria in stile naif. L’intervento di restauro oltre a portare alla scoperta di un opera dall’alto valore artistico e dell’autore, ha portato alla luce anche l’iscrizione che era solo parzialmente visibile alla base della pala recante i nomi della committenza e della data di realizzazione dell’opera (Petrus Alaria. Q.Luce de Molini et de proprio
dotavit, te fieri, VTI Massarius curavit. 1613)».