La morte di Boscetto, Luigi Sappa: «Ciao Gabriele, lasci un grande vuoto»
«Quella notte memorabile con Francesco Guccini, tra canzoni, filosofia e buon vino», ricorda l’ex sindaco di Imperia
Imperia. Uno dei primi a ricordare la figura del senatore Gabriele Boscetto scomparso la notte scorsa è Luigi Sappa, l’ex sindaco del capoluogo ed ex presidente della Provincia che a fianco dell’avvocato e politico sanremese ha percorso, in pratica tutta la sua vita: dalle partite a pallapugno da ragazzi a Rezzo dove entrambi sono nati, fino alle esperienze politiche in età matura.
«Gabriele, una figura che non solo per me ma per tutti ha lasciato un segno profondo di etica, di umanità e di comportamento. Si è spento in questi ultimi mesi, quasi chiudendosi in un silenzio voluto. Alla politica lascia il rispetto dell’avversario e il concetto di etica applicato politica. Abbiamo vissuto le estati nello stesso paese. Sanremo deve molto a Gabriele, a Sanremo ha frequento il liceo e a quel tempo iniziavano i fermenti che poi porteranno al Sessantotto. Mentre il papà Rinaldo era impegnato nel Festival di sanremo, lui pensava già, insieme ad Amilcare Rambaldi al Club Tenco. Lo ricordo in una serata con Francesco Guccini nei primi anni Settanta a filosofeggiare e forse questo legame che aveva coi cantautori e con Guccini in particolare hanno ispirato molte delle canzoni dell’epoca. A ogni bicchiere rimbalzavano le filosofie», ricorda Sappa.
«Gabriele– prosegue Luigi Sappa – è stato poi un brillantissimo avvocato, uno dei principi del foro in materia penale. E’ stato maestro di molti avvocati. Nutriva un profondo rispetto per gli avversari e la magistratura. Lui ha sempre distinto il ruolo di difensore da quello di complice, come mi diceva. Tutti i grandi processi penali hanno avuto Boscetto come difensore degli imputati, con risultati brillanti».
«Entra in politica tardi, nel 1995, viene eletto presidente della Provincia. L’avversario era Ugo Genesio, un giudice. Memorabile per lui, ancora di recente ricordava la sua prima giunta che ha richiamato nei suoi ultimi pensieri. Vicepresidente era Franco Amadeo, poi c’erano Valter Vacchino, Chicco Iacobucci, Vittorio Adolfo, l’avvocato Delfino ed io. Poi fai il grande salto al Parlamento. Al Senato prima, poi alla Camera. Ricordo che al Senato aveva un ufficio vicino a quello di Renato Schifani, pieno zeppo di carte perché tutte le cuciture delle leggi erano affidate a lui. Aveva questa grande capacità di non chiedere i voti, ma era la gente che cercava Gabriele. Un suo grande amico ed estimatore che era il commendator Alberti, quando c’erano l’elezioni gli diceva, “non chiedermi niente, son io che sono onorato di poterti votare”. E’ stato un grande maestro per gran parte dei politici di Sanremo e Imperia. Lascia un grande vuoto», conclude Luigi Sappa.