A Pigna a reliquia di Santa Rita da Cascia

30 giugno 2021 | 19:20
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A Pigna a reliquia di Santa Rita da Cascia

Dalla domenica 4 luglio alle 11 alla domenica

Pigna. Dalla domenica 4 luglio alle 11 alla domenica 11 luglio presso al chiesa parrocchiale sosterà alla devozione dei fedeli la reliquia di Santa Rita da Cascia che giunge dal suo santuario in Umbria.

Note biografiche
Nata a Roccaporena, nel 1381 da Antonio Lotti e Amata Ferri, genitori già anziani, molto religiosi, nominati dal Comune come “pacieri di Cristo” nelle lotte politiche e familiari tra guelfi e ghibellini. I genitori, la indirizzarono molto presto verso il matrimonio; Rita sposò Paolo di Ferdinando di Mancino, forse un ufficiale della guarnigione di Collegiacone, descritto tradizionalmente come un uomo orgoglioso ed irruente, appartenente alla fazione ghibellina. Il carattere mite di Rita acquietò, col tempo, lo spirito impulsivo e violento del marito, tanto che questi abbandonò le armi per convertirsi al lavoro presso un mulino da poco accomodato come loro casa. Nacquero due figli (forse gemelli), Giangiacomo Antonio e Paolo Maria. Dopo alcuni anni di matrimonio, Paolo Mancini venne ucciso mentre rincasava in piena notte. Tuttavia, Rita non serbò odio, anzi perdonò gli assassini e pregò anche per i suoi due figli che, come era costume del tempo, probabilmente stavano pensando alla vendetta. I due figli, da lì a breve, morirono di malattia, quasi contemporaneamente.

Monaca agostiniana
Abbandonata anche dai parenti del marito, Rita decise di prendere i voti ed entrare nel monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena, a Cascia. Chiese per tre volte inutilmente il noviziato, che le venne rifiutato per la presenza di una parente del marito tra le monache, rancorosa. Tuttavia, con tenacia, fede e preghiera, Rita convinse la famiglia Mancini ad abbandonare ogni proposito di vendetta. Dopo aver riconciliato i Mancini con le fazioni degli assassini, Rita riuscì ad entrare in monastero intorno al 1407. La badessa del monastero mise a dura prova la vocazione e l’obbedienza di Rita, facendole annaffiare un arbusto di vite secco, presente nel chiostro del monastero. Il legno, dopo un po’ di tempo, riprese vita e dette frutto. Nello stesso chiostro, oggi, è presente una vite. Durante i quarant’anni di vita monacale, Rita non solo si dedicò alla preghiera, a penitenze e a digiuni nel monastero, ma uscì spesso per andare in servizio a poveri e ammalati di Cascia.

La spina sulla fronte
Secondo la tradizione, la sera del Venerdì Santo 18 aprile 1432, ritiratasi in preghiera sulla  Passione di Gesù, avrebbe ricevuto una spina dalla corona del Crocifisso conficcata in fronte. L’evento è uno dei pochi della vita della monaca esplicitamente ricordato nell’iconografia quattrocentesca pervenutaci e nel breve testo dipinto sulla “cassa solenne” (1457), nel quale si legge “quindici anni la spina patisti”. Gli ultimi giorni Rita rimase malata a letto per molto tempo. Nonostante la fredda stagione, nell’inverno prima di morire Rita mandò sua cugina a prendere una rosa e due fichi nel suo orto a Roccaporena. La cugina, incredula, pensava che delirasse, ma effettivamente trovò tra la neve la rosa rossa e i fichi richiesti, segni interpretati come la salvezza e il candore dell’anima di suo marito e dei suoi figli. Sulla base di questi racconti, le api, le rose e la spina sono diventati gli attributi iconografici più frequenti della Santa. La monaca agostiniana si spense la notte del 22 maggio 1447

Il culto
La Chiesa cattolica, ai fini della canonizzazione, richiede il riconoscimento di due miracoli. Nel caso di santa Rita, si tratta della guarigione, ritenuta miracolosa, di Elisabetta Bergamini, una bambina che stava per perdere la vista a causa del vaiolo. La seconda guarigione, ritenuta miracolosa, riguardò Cosmo Pellegrini, un anziano sarto di Conversano affetto da una gravissima forma di gastroenterite cronica: quest’ultimo, prima di recuperare improvvisamente la salute nel 1887, dopo aver ricevuto l’estrema unzione, avrebbe avuto una visione della santa. A questi episodi si aggiunse il gradevole e inspiegabile profumo che emanava dai resti del corpo della santa. I credenti suoi devoti la chiamano “santa degli impossibili”, perché dal giorno della sua morte sarebbe “scesa” al fianco dei più bisognosi, realizzando per loro miracoli prodigiosi, eventi altrimenti ritenuti irrealizzabili

Il corpo di santa Rita a Cascia nell’urna.
I resti della santa sono conservati a Cascia, all’interno della basilica di Santa Rita, facente parte dell’omonimo santuario e fatta erigere tra il 1937 e il 1947. Il corpo è rivestito dall’abito agostiniano cucito dalle monache del monastero, come voluto dalla badessa Maria Teresa Fasce, e posto in una teca all’interno della cappella in stile neobizantino. Ricognizioni mediche effettuate nel 1972 e nel 1997 hanno confermato la presenza, sulla zona frontale sinistra, di tracce di una lesione ossea aperta, mentre il piede destro mostra segni di una malattia di cui avrebbe sofferto negli ultimi anni di vita. Era alta 1 metro e 57 cm.

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