Rivieracqua, sindaci per la società pubblica al 100%. Ma i tecnici frenano
Dalla Francia la multinazionale Veolia valuta di partecipare alla gara
Sanremo. Rivieracqua non più un “bidone”, non più un “gigante dai piedi d’argilla” ma una società da 50 milioni di fatturato annuo: la politica si desta e prova ad ipotizzare il mantenimento della proprietà in capo ai Comuni al 100 per cento. E’ questo uno dei temi caldi discussi nelle ultime settimane tra i sindaci più influenti della provincia, a partire dal primo cittadino di Sanremo Alberto Biancheri e da quello del capoluogo Claudio Scajola. I due principali esponenti della politica Imperiese, in un passato piuttosto recente, hanno avuto posizioni distanti sul futuro del servizio idrico integrato, posizioni che ora sembrano essersi riavvicinate.
Testimonianza di ciò sarebbe anche l’incontro dell’altro ieri tenutosi nella sala delle Provincia, dove è stato presentato – alla presenza del presidente della Regione Giovanni Toti e del commissario dell’Ato idrico Gaia Checcucci -, il masterplan da 30 milioni di euro per il raddoppio del Roja. All’incontro, Biancheri e Scajola erano seduti uno vicino all’altro, dopo mesi di battaglie da avversari sulle sorti di Rivieracqua.
Stando a indiscrezioni, Biancheri e Scajola, che si sarebbero visti in separata sede per discutere di questo argomento nei giorni scorsi, avrebbero chiesto ai tecnici dello studio Bonelli-Erede e a quelli della Kpmg che curano il piano concordatario, di avere una previsione alternativa al subentro in Rivieracqua del socio privato. Costi e ripercussioni della via pubblica sullo stesso concordato in discussione, così da poter analizzare e valutare la situazione, ipotizzando un cambio di rotta e il mantenimento della gestione pubblica al 100 per cento del consorzio idrico. Per i tecnici, però, rinunciare all’apporto di capitali privati avrebbe serie ripercussioni sugli impegni presi con i creditori (ad oggi ripagabili nella misura dell’80% guardando ai chirografari iscritti prima del 4 luglio 2018) e sul piano degli investimenti.
Se si analizzano le cifre economiche di Rivieracqua, emerge una società che veleggia – dopo le acquisizioni delle gestioni cessate di Aiga, Amat, Amaie e, prossimamente, dell’acquedotto di Bordighera – verso un fatturato annuo da 50 milioni di euro, secondo solo a quello del Casinò di Sanremo, rimanendo nel campo delle municipalizzate. Numeri importanti che devono fare i conti con difficoltà legate alla liquidità nell’ordine dei 20 milioni di euro. Tuttavia, Rivieracqua sembra destinata a crescere e a irrobustirsi: le 27 articolazioni tariffarie attualmente in vigore, spalmate su tutta la provincia, si ridurranno ad un’unica tariffa, nella quale dovranno rientrare anche gli investimenti. La società, così composta, si avvia al suo primo equilibrio di bilancio già a partire dal 2022.
Gli interessi francesi. Tra i problemi più importanti che Rivieracqua sta affrontando insieme alle autorità italiane e francesi c’è la crisi della falda acquifera da cui pesca il Roja per servire non solo il Ponente ma anche la prima parte della Costa Azzurra fino a Monaco. Una situazione di emergenza che potrebbe potenzialmente lasciare a secco migliaia di utenze. E’ in questo contesto che, secondo voci di corridoio, la multinazionale francese Veolia, attiva nel settore dell’energia e dell’acqua, che a Imperia gestiva il depuratore cittadino, si starebbe preparando alla gara per l’apertura al socio privato in Rivieracqua. Una gara allettante per la multinazionale battente bandiera francese che potrebbe portarla a subentrare nella governance di un Ente che ha forti interessi con la propria nazione di appartenenza.