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Rivieracqua, Cimap: «Deve restare società pubblica»

8 maggio 2021 | 09:20
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Rivieracqua, Cimap: «Deve restare società pubblica»
Rivieracqua, Cimap: «Deve restare società pubblica»
Rivieracqua, Cimap: «Deve restare società pubblica»

Il commento del coordinamento imperiese acqua pubblica

Imperia. «E’ notizia di questi giorni, appresa dagli organi di stampa, che alcuni sindaci della Provincia avrebbero valutato con interesse il mantenimento della gestione pubblica nell’ambito idrico imperiese, anche se al momento tutto è condizionato da logiche e calcoli non del tutto prevedibili». A dichiararlo è il coordinamento imperiese acqua pubblica (Cimap).

«Rivieracqua non sarebbe più considerata il gigante coi piedi d’argilla, un bidone mal funzionante da cambiare, ma una società da 50 milioni di fatturato annuo. Non per niente, secondo alcune voci, anche la multinazionale francese Veolia sarebbe interessata alla gara per diventare socio privato – aggiunge il Cimap -. Il servizio idrico è infatti un business che fa gola a molti, e la sua gestione da parte di privati, che hanno l’obiettivo di massimizzare i profitti, genera gravi problemi sul territorio, come stigmatizzato anche nel seguente passaggio del rapporto dell’ONU sulle privatizzazioni dell’acqua, pubblicato a luglio 2020 e trasmesso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dal Segretario Generale in occasione della 75° sessione svolta a Ottobre 2020: “i ricavi in eccesso derivanti dalla fornitura di servizi sono quasi interamente distribuiti tra proprietari o azionisti di società private come utili e dividendi. Questa pratica ha un impatto negativo sugli investimenti nella manutenzione e sull’estensione di servizi per le popolazioni non servite o sottoservite, il che può portare a una continua necessità di investimenti pubblici”. Considerata la posta in gioco, auspichiamo che i sindaci della Provincia siano davvero intenzionati a mantenere la gestione in mano pubblica, impedendo che un settore assolutamente strategico per il territorio venga lasciato agli interessi privatistici, tanto più se parliamo di soggetti che non hanno nessun legame con il nostro territorio».

E ancora: «La decisione di affidare il servizio idrico ad una società consortile dei comuni della Provincia di Imperia a totale capitale pubblico, sostenuta dalla straordinaria vittoria referendaria del 2011, della quale si avvicina la decima ricorrenza, non si basava unicamente sull’onda emotiva della visione utopica di 27 milioni di cittadini o sulla necessità di revocare gli affidamenti ai gestori preesistenti, in quanto gli affidamenti erano stati effettuati in maniera illegittima, ma anche e soprattutto sull’effettiva e realistica sostenibilità economica di una gestione interamente pubblica. Una nuova gestione pubblica del servizio idrico deve avvenire attraverso una società di diritto pubblico, prevedere la partecipazione attiva della cittadinanza e dei lavoratori, garantire il reinvestimento dei ricavi nella manutenzione e nella tutela della risorsa acqua dalla captazione alla depurazione; ed ancora, una congrua tariffazione unica per tutto il comprensorio provinciale. La crisi climatica, economica, sociale e sanitaria impongono una radicale inversione di rotta che metta al centro la tutela dei beni comuni, dell’acqua e dell’ambiente e che garantisca a tutte e tutti i diritti fondamentali».