Il caso

Pestaggio migrante a Ventimiglia, Bonello: «Si riapra il Centro di accoglienza»

Il presidente provinciale di Confesercenti fa appello al governo e critica il silenzio della politica locale

Ventimiglia. «Confermiamo – interviene Ino Bonello, presidente provinciale di Confesercenti, riferendosi all’episodio di violenza verificatosi ieri nei confronti di un migrante – la massima stima e fiducia nelle forze dell’ordine, ma rimaniamo scossi sulla violenza del pestaggio avvenuto in centro città a Ventimiglia. Il pronto intervento della Polizia di Stato ha permesso di individuare i tre cittadini protagonisti di un raid violento, ma purtroppo rimane il fatto avvenuto in pieno centro, in un tranquillo pomeriggio. Preoccupa il clima diffuso nei social, con commenti poco consoni. Resta il silenzio delle forze politiche e dell’amministrazione comunale su un fatto grave che va condannato senza timori».

«Resta una problematica di gestione umanitaria dei flussi migratori che passano dalla città di frontiera , con mancanza di una accoglienza di centinaia di persone ogni giorno, tra cui molti minorenni. I migranti vivono incontrollati e abbandonati per strada, con più zone dedicate a improvvisate mense organizzate da volontari, con mancanza di rispetto di condizioni igienico -sanitarie, in un periodo di piena epidemia. Un fenomeno umanitario che non può essere gestito in queste condizioni, inaccettabile ed inumano.

La città non può avere zone di degrado, con persone che dormono, mangiano e fanno i propri bisogni per strada. Oggi rimane tanta amarezza e dolore per un raid violento, diventato cronaca per i tg nazionali. Ora attendiamo un intervento del Governo nazionale affinché venga prevista la riapertura del centro di accoglienza, riportando un’atto di umanità da parte dello Stato con norme più severe per i rimpatri dei cittadini irregolari» – afferma.

«L’efficienza – conclude Bonello – delle forze dell’ordine, il grande lavoro che fanno ogni giorno numerosi agenti presenti in città, non può sostituire la solidarietà e l’umanità che una città di frontiera deve offrire a chiunque transita nel nostro territorio. Non si può lasciare soli il Comune, i cittadini e la rete economica ad affrontare un’emergenza mondiale».

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